IL DONO DEL SILENZIO PARLATO … Come si arriva al 41 BIS! Di Paolo Calabrese




Buona strategia è quella che ha sempre l'occhio fisso alla meta che si vuole raggiungere e questa meta è la libertà degli uomini.

La tragedia del nostro tempo è che siamo alla soglia di un mondo nuovo e, affacciandoci ad esso, vediamo con angoscia lo stesso volto di Medusa che ci aveva fatto voltare le spalle al vecchio mondo.

La nostra società è in crisi, perché in essa convergono tutti i drammi della vita nazionale e internazionale.

Siamo in crisi perché la giustizia è in crisi, e NOI siamo la GIUSTIZIA.

Siamo in crisi perché la libertà è in crisi, e NOI siamo la LIBERTÀ.

Siamo in crisi, perché la pace è in crisi, e NOI siamo la PACE.

Oggi, nel nostro paese, l'uomo-cittadino è esposto a forti ed insopportabili limitazioni dei suoi diritti, della sua sfera di libertà e socialità; non è garantito da una giustizia giusta; trova risposte del tutto inadeguate alla sua legittima domanda di servizi sociali; vede la qualità della sua vita abbassarsi sempre di livello.

Rischia di essere non il beneficiario ma la vittima dello straordinario sviluppo della scienza e della tecnologia.

Si trova a dover confliggere con quelle stesse istituzioni che dovrebbero essere a presidio e tutela dei suoi diritti.

Sente il dovere di sollecitare e sviluppare politiche che pongano al riparo il cittadino dal burocratismo discriminante e vessatorio che è diventato metodo prevalente della pubblica amministrazione a tutti i livelli, alimentato da un eccesso di certificazioni, di permessi, di autorizzazioni, di concessioni.

Si tratta di vere e proprie forche caudine che impediscono al cittadino l'esercizio dei propri diritti.

Si sono erette barriere che si manovrano senza criteri e senza regole di obiettività e di servizio, e che, in definitiva, producono una frattura di grande rischio per la democrazia, fra il cittadino e lo Stato, allontanandolo sempre più dalla partecipazione alla vita pubblica e alla gestione trasparente delle amministrazioni.

Suona ormai irrisoria la nostra qualifica di " Patria del diritto ".

La via giudiziaria, oggi, è inaccessibile proprio al cittadino economicamente e socialmente debole.

I costi, sia in termini economici che di tempo di risoluzione delle vertenze giudiziarie, sono scoraggianti ed insopportabili per i più.

Se ne giova proprio chi dalla giustizia dovrebbe essere perseguito e condannato.

È la difesa del cittadino, dei suoi diritti, della sua dignità, della sua personalità che ispira la mia riflessione.

Ogni giorno assistiamo al disastro del servizio sanitario, alle sperequazioni pensionistiche, alla insoddisfacente quantità e qualità di tutti i servizi sociali, all'iniquità fiscale ed alla macroscopica evasione, alla disoccupazione giovanile, all'inadeguatezza delle misure assistenzialistiche che deresponsabilizzano il cittadino rendendolo sempre più inattivo, all’insufficienza della formazione scolastica e post-scolastica, al collasso dei trasporti ed, insomma, alla grande e piccola corruzione, effetto in gran parte, di una Pubblica Amministrazione inefficiente e deresponsabilizzata.

Il che significa che i cittadini più deboli, cioè la stragrande maggioranza, non solo non ricevono dallo Stato quanto loro spetta, ma fanno per sovrappiù le spese di privilegi, protezioni, di espropri di reddito, di sperpero di risorse pubbliche, di speculazioni economico-finanziarie, di indebiti arricchimenti, di disinvoltura morale nella gestione del pubblico denaro, di ingenti evasioni fiscali: tutto consentito alla minoranza forte.

Purtroppo la società ha lasciato che prevalessero le leggi della forza, del profitto senza limiti, della spregiudicatezza, dell'egoismo, del corporativismo, credendo che questo fosse il prezzo da pagare alla sua crescita materiale ed alla sua emancipazione, sprofondando sempre più in una crisi di valori etico-morali.

Comincia ad essere chiaro che si è trattato di un abbaglio!

È il momento di promuovere ed imprimere accelerazione al ribaltamento di questa cultura che contraddice l’umanità dell'uomo, la sua reale autodeterminazione, la sua vera libertà. 

L'onestà, la verità, la tolleranza, la solidarietà, il rispetto dell'altrui diritto, l'ossequio alle leggi devono essere ripristinati in tutta la loro valenza, in tutta la loro forza, a garanzia di giudizi, valutazioni, scelte, comprese quelle politiche, che siano in grado di assicurare l’imparzialità, l’equità e la giustizia.

Diversamente è lo stesso patto umano che entra in crisi.

È una partita che si gioca principalmente sul terreno sociale.

Ed è proprio qui che la mafia affonda le sue radici e trova linfa vitale nel controllo sociale e nel consenso sul quale essa si fonda.

In questa panoramica contenutistica incontriamo alcuni tra gli uomini che incarnano le aspirazioni e le lotte della parte migliore della società, dai dirigenti sindacali ai rappresentanti delle istituzioni, che hanno scelto di percorre la faticosa strada della libertà e del riscatto della Sicilia dalla mafia.

Protagonisti di una storia che si è sviluppata dentro una sostanziale continuità, pur con grandi mutamenti intercorsi nelle sette fasi esplicative individuate.....

" LA  FASE  DELL'INESISTENZA "

....in cui si negava l'esistenza della mafia e quei pochi che provavano ad imbastire indagini o inchieste giudiziarie si scontravano con una normativa carente e frammentaria.
A riprova di ciò pare opportuno segnalare le difficoltà che incontrò nel 1924  il Prefetto Mori, inviato in Sicilia da Benito Mussolini, nel contenere il fenomeno mafioso, il quale dovette avvalersi  esclusivamente della repressione quale strumento di contrasto.
Bisogna aspettare il 1982 perché la mafia entri nell'elenco ufficiale dei delitti nella sua forma associativa a delinquere, con l'articolo 416-bis del Codice penale.
Cosa Nostra uccideva, accumulava enormi ricchezze, intrecciava rapporti con pezzi dell'Amministrazione Pubblica e della politica ma di essa si negava l'esistenza.

" LA  FASE  DELLA  VERITA’ "

Tra la fine degli anni ‘70 e la metà degli anni ‘80, la mafia mette in atto una vera strategia di annientamento e di eliminazione sistematica di tutti i suoi avversari che intendono minare la sua sicurezza e i suoi traffici.
Un elenco interminabile di omicidi in cui cadono esponenti politici, giornalisti, rappresentanti delle forze dell'ordine e della magistratura.
Una mafia invulnerabile, finché non comparvero all'orizzonte investigativo-giudiziario i magistrati del pool antimafia, che istruirono il primo grande maxiprocesso a Cosa Nostra, organizzando una capillare e coordinata attività di contrasto ad essa e sfatando il mito della sua invincibilità.

"LA  FASE  DELLA  VERGOGNA"

Nella quale, mentre il pool diretto da Antonino Caponnetto stava vivendo la lotta contro la mafia, rendendo un prezioso servizio al Paese, invece di sostenere quest' importante esperienza, accade l'esatto contrario.
Colpo dopo colpo il pool viene indebolito anche da una serie di polemiche pretestuose e gli viene impedito di lavorare.
Demolendo il pool si era, di fatto, voluto cancellare un metodo di lavoro ormai positivamente collaudato.
La conseguenza vergognosa fu che, per alcuni anni, di mafia si tornò a non saperne praticamente nulla.
Quella straordinaria stagione di contrasto istituzionale alla criminalità organizzata si concluse con la sentenza del maxiprocesso, in cui vennero inflitte decine di migliaia di anni di carcere e, per la prima volta, la parola ergastolo acquistò un significato completo, di sanzione da scontare davvero, dopo l'impunità  di cui la mafia aveva goduto per più di mezzo secolo.

“LA  FASE  DELLE  STRAGI”

Dove Cosa Nostra reagisce esibendo tutta la sua potenza.
Tra maggio e luglio 1992 vengono assassinati i giudici Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo, Paolo Borsellino e otto agenti della scorta.
Le stragi fanno precipitare il nostro Paese nel buio più nero, la mafia sembra più forte di tutto e di tutti.
Paura e sconforto si diffondono ovunque. Cosa Nostra assiste soddisfatta all'assoluto sbandamento dello Stato, ma non aveva previsto l’effetto che quelle stragi avrebbero impresso sulla società civile: il risveglio delle coscienze, passato alla storia come la Primavera di Palermo.

“ LA  FASE  DEL  RISCATTO ”

…nella quale il nostro Paese riesce ad opporsi, gettando le basi di una grande ribellione di popolo, dalla quale promuoveranno contenuti, metodo, continuità e progettualità politica, con interventi mirati al contrasto alle mafie.
Dopo anni di impegno nasce…

" LA FASE DELLA CONFUSIONE"

E spesso della restaurazione, in cui si parla di procure politicizzate, di processi imbastiti sul nulla, conducendo una campagna di disinformazione e di aggressione contro i pubblici ministeri "colpevoli "di ostinarsi a considerare l'esercizio dell'azione penale obbligatoria anche nei confronti degli imputati " eccellenti " e non soltanto in riferimento ai “poveracci ".
Ciò fa da apripista a chi vorrebbe restaurare nel nostro paese, una giustizia con due pesi e due misure: impunità per i reati dei "colletti bianchi" e tolleranza zero per tutti gli altri.
Di certo la criminalità organizzata movimenta fiumi di risorse sempre maggiori e in modo sempre più articolato ed organizzato.
E in questo giro vorticoso entrano i professionisti avvezzi a muoversi nella " zona grigia " che rappresenta la vera forza della mafia, costituita da personaggi e/o gruppi di interesse che vivono apparentemente nella legalità e forniscono un fondamentale supporto di consulenza per le questioni legali, gli investimenti, l'occultamento dei fondi, il tutto curato con abile perniciosità in quanto capace di manovrare l'immenso potenziale economico dell'organizzazione criminale.

Oggi viviamo "LA  FASE DELLA DISATTENZIONE "

… ed è necessario che la memoria resti attiva per evitare che non si innestino più quei meccanismi che, dall’indifferenza e dall’indignazione fonti dello scollamento e della disaffezione del cittadino alla vita pubblica, scivolino fino ad arrivare alla tragedia.
La scarcerazione dei boss mafiosi sottoposti al regime speciale di detenzione al 41 bis e la concessione della pena alternativa (arresti domiciliari), crea un grave equivoco etico-morale che i cittadini vivono con delusione e disorientamento.

Significa tornare indietro con effetto devastante per la società civile; significa svuotare di senso la storia antimafia; significa sminuire un certo passato-presente, con grave offesa alla memoria delle vittime e non solo.

Commenti

  1. Complimenti per avere riassunto un lunghissimo periodo di di cronaca che ha in ogni modo , direttamente e non. Alla fine penso a tutti quelli che hanno creduto nello stato e che hanno perso la vita. Certamente sì rivolteranno nella tomba . Che Dio, dia loro il posto che meritano.

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  2. Grazie mille per questa sintesi chiara, toccante, che porta alla riflessione e a una una fase del tipo: "cosa dobbiamo aspettarci adesso"?
    "Il dono del silenzio parlato" è un messaggio forte e chiaro che esprime e chiede coraggio a una società che si è arenata è rassegnata.

    Noi cristiani possiamo unirci in preghiera è pregare che Dio elevi una generazione"santa" con il coraggio dei guerrieri come Davide davanti a Goliath, Giosuè ed altri conduttori dell'A.T. guidati da Dio.

    Ma anche sperare che vi siano tanti temerari come Falcone e Borsellino pronti a sacrificare la loro vita per la causa della propria Nazione.

    Grazie a tutti i relatori e in primis al coraggioso Professore Calabrese e tutto il valido gruppo.

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