REPORT 2020 OMCOM SU FIRENZE




REPORT 2020 OMCOM SU FIRENZE


PROLOGO
RETROSPETTIVA STORICA
ESTRATTO RAPPORTO 2013
ESTRATTO RAPPORTO 2018
SITUAZIONE ODIERNA
ELENCO COMUNICATI - NOTIZIE PRINCIPALI OPERAZIONI
RAPPORTI DIA E DCSA
RIFLESSIONI ED ANALISI
CONCLUSIONI

Prologo toscano al report OMCOM FIRENZE 2020

La Toscana non è una terra di mafia ma la mafia c’è è uno slogan creato dalla Fondazione Caponnetto una quindicina di anni fa.
Una quindicina di anni fa appunto... Allora era quasi rivoluzionario parlare di Toscana terra non di mafia in cui la mafia c’è. Oggi invece quando lo rilanciano altre organizzazioni in altre situazioni è diventato quasi uno slogan soporifero e tranquillizzante.
Nel 2018 l'abbiamo quindi cambiato.
La Toscana oggi è una terra con alcuni punti deboli in un momento tra l’altro il cui quadro sociale è cambiato.
Il principale punto debole è quello che in Toscana esiste la automertà, ossia la paura di affrontare la mafia in modo effettivo e non a parole. La paura di vedere che la mafia e la criminalità organizzata sono molto presenti. La paura di dover riconoscere che in Toscana si sversano i rifiuti.
Negli ultimi tempi sono avvenuti alcuni cambiamenti culturali che al termine dell’articolo mi faranno lanciare un nuovo slogan.
Vediamo quali sono questi cambiamenti.
Come già detto la questione rifiuti determina un cambiamento epocale nel disagio che subisce la Toscana. Nel 2013 la camorra sversava. Nel 2017 imprenditori locali sversano con intercettazioni choc di tipo paragonabile ai peggior camorristi “che muoiano i bambini non m’importa”.
Nel 2017 al mercato ortofrutticolo di Firenze un imprenditore locale si rivolgeva alla ‘ndrangheta per riscuotere un debito. Segnale bruttissimo.
Negli ultimi anni vi sono state delle operazioni al porto di Livorno che hanno dimostrato l’interesse criminale della ‘ndrangheta che lo utilizza per i suoi traffici.
Quando una organizzazione criminale usa un porto, in parte lo controlla.
Negli ultimi anni alcune inchieste hanno scoperto cartelli di imprese che usavano determinati programmi per truccare le gare e permettere la rotazione delle ditte.
La situazione è quindi grave e da non sottovalutare. Niente camomilla cari miei e quindi oggi bisogna adeguare i parametri per essere un passo avanti alla mafia.
Oggi la Toscana se da un lato è sicuramente meglio delle realtà del sud ad alta densità mafiosa, dall’altro è peggiorata al punto che si può definire terra di colonizzazione mafiosa. Oltre a ciò si assiste ad un utilizzo da parte di soggetti locali che delinquono di metodi mafiosi da un punto di vista culturale.
Pertanto nel 2018 abbiamo sostituito allo slogan “la Toscana non è terra di mafia, ma la mafia c’è” la seguente frase: “la Toscana è terra di criminalità organizzata, la Toscana è in parte colonizzata dalla mafia”.
I problemi di infiltrazione però continuano e nel biennio 2019-2020 ci sono state numerose operazioni antimafia tra cui il caso delle cosche calabresi interessate alla Stazione Foster, oppure del commissariamento di una importante azienda calabrese che si occupa di manutenzione strade e rifiuti.
Occorre inoltre trattare in modo esauriente il tema della costa livornese e lucchese dove regna l'automertà, ossia il timore di affrontare l'argomento, in particolare i porti e la zona di Piombino e dell'Elba.
A tutto ciò si aggiunge la crisi economica post covid che favorisce ulteriormente la ramificazione delle singole cosche.
Per questo lo slogan adatto per il 2020 è: "la Toscana rischia di esser divorata dalla mafia in quanto le cosche fan quel che vogliono".
So già che qualcuno si lamenterà e considererà ciò eccessivo…. Ma mi dispiace la situazione oggi è questa.
Il resto è fuffa.


RETROSPETTIVA STORICA

Il rapporto sulla criminalità a Firenze del 2020 partirà con una retrospettiva inerente i report precedenti per avere una sorta di continuità che permetterà al lettore di farsi un quadro analitico.

ESTRATTO RAPPORTO 2013

Per la provincia di Firenze si deve necessariamente partire dalla classifica, non affatto lusinghiera, sulla infiltrazione mafiosa al nord stilata dall’ex procuratore nazionale antimafia, Pietro Grasso:1) Milano.2) Roma.3) Bologna.4) Torino.5) Genova e Firenze.

La posizione non è certo rassicurante. Più avanti ne vedremo le ragioni. Nel frattempo anticipiamo qualche altro dato.  Oltre quelli già evidenziati nei paragrafi precedenti (53 mafiosi in soggiorno obbligato in provincia di Firenze nel perio-do 1961-1973, 15 beni confiscati) i numeri sono assai rilevanti. Oltre 100 operazioni di polizia o fatti gravi che si sono verificati dal 1981 ad oggi e, soprattutto, 64 gruppi criminali mafiosi (22 clan della camorra, 24 cosche mafiose siciliane, 15 cosche della ‘ndrangheta, due clan pugliesi e la banda della Magliana) che sono stati coinvolti in fatti accaduti nel capoluogo toscano.

Agli inizi del 1993, l’allora prefetto di Firenze, Mario Iovine, davanti i membri della commissione Antimafia, affermava:La zona che si estende da Firenze Nord abbracciando il Comune di Prato, fino ai confini con la Provincia di Pistoia, è controllata da soggetti collegati alla mafia palermitana, specificamente al gruppo che fa capo alle famiglie di Corso dei Mille e dei Corleonesi, di cui uno degli esponenti di maggior spicco risulta essere Vaccaro Antonino.Proprio in quel periodo, nella notte fra il 26 e il 27 maggio 1993, la mafia decise di colpire Firenze con la strage dei Georgofili che insanguinò le strade del centro storico, lasciando un tragico segno indelebile.Non bisogna dimenticare che nell’ottobre del ’92, il mafioso Santo Mazzei lasciò nel  Giardino di Boboli, un pro-iettile di artiglieria. Si trattava di un primo avvertimento. L’ordigno non esplose e la notizia non ebbe, tanto per cambiare, un risalto adeguato alla gravità del fatto. Dalle rivelazioni  di  Brusca si verrà poi a sapere che il proiettile fu lasciato al Giardino di Boboli per un errore di Mazzei, che aveva confuso il Giardino con gli Uffizi, dove in realtà il pro-iettile era destinato. Le presenze della criminalità organizzata siciliana è segnalata anche nella relazione del 2001 della Commissione parla-mentare d’inchiesta sul fenomeno della mafia: “…Le organizzazioni siciliane radicate a Firenze sono quelle dei gruppi La Barbera-Cavallaro-Cavataio, Nicotra, Madonia e Milazzo…”.Nello stesso documento si fa cenno anche a gruppi camorristici: “…nel Valdarno fiorentino sono presenti insediamenti di pregiudicati originari di Caserta, mentre a Figline Valdarno opera Manzo Ferdinando appartenente alla nuova camorra organizzata coinvolto anche in lotte di camorra nella sua regione di origine...”.   Nel mese di ottobre 2012, il prefetto di Firenze, Luigi Varratta, nel corso della Conferenza regionale sulla sicurezza, ha lanciato l’allarme sulle infiltrazioni camorristiche nell’Empolese. “Nella zona di Empoli registriamo la presenza di sodalizi criminali legati alla camorra e provenienti della Cam-pania. Gli esponenti legati ai sodalizi camorristici si interessano, in particolare, di rifiuti e appalti e cercano di inserirsi nei settori della vita pubblica e sociale, soprattutto nel settore industriale”. Recentemente, altri numeri sono stati forniti dal Questore di Firenze, Francesco Zonno. I furti in abitazione sono aumentati del 30,78% nel territorio della provincia di Firenze: nel 2012 sono stati 5.269, a fronte dei 4.029 del 2011. Il questore, nell’occasione, ha precisato che “sul dato incide la presenza di bande di ladri provenienti dall’Est Europa, che perpetrano questo tipo di reati in modo sistematico”. Gli autori di tali fatti seguono, tendenzialmente, un mede-simo modus operandi individuando l’abitazione e “studiando” le abitudini dei proprietari, così da potervi accedere in loro assenza.Non è affatto consolante la posizione in classifica stilata da Il Sole 24 Ore, nel 2011, in collaborazione con l’Associazione nazionale funzionari di Polizia.  Firenze si trova al 9° posto (con  56.302  reati denunciati  (5.641 ogni 100.000 abitanti),
seconda in Toscana dopo Prato che è al 7° posto.Uno dei problemi che attanaglia Firenze, come tante altre città italiane,  sono anche i parcheggiatori abusivi.  Il fatto più eclatante è avvenuto davanti all’Ikea dell’Osmannoro, nel comune di Sesto Fiorentino (FI), dove due bande di parcheggiatori abusivi si sono fronteggiate per il controllo dell’area di sosta. Non è meno rilevante quello che avviene nel parcheggio dell’ospedale di Careggi, quello accanto al CTO. Qui molti cittadini hanno denunciato la presenza “invasiva” dei parcheggiatori abusivi di origine africana. Di seguito sono elencati alcuni  episodi di maggior rilievo:Ottobre 1981, in una tenuta di Gambassi (FI), esecuzione di due persone in soggiorno obbligato, Salvatore Mancino e Giuseppe Milazzo.   Luglio 1991, omicidio di Pasquale Franzese, di Ottaviano (NA), detenuto in semilibertà,  ammazzato davanti al suo negozio di Scandicci. L’uomo, affiliato alla nuova camorra organizzata di Cutolo, è stato raggiunto da un colpo di pistola sparato da uno dei quattro aggressori arrivati in auto. Franzese ha cercato di scappare, ma è stato inseguito in un giardinetto vicino e finito con una serie di colpi, due dei quali alla testa. Il commando è quindi fuggito a bordo di un’au-tovettura ritrovata poi in fiamme sulle colline di Scandicci. L’esecuzione è avvenuta davanti a numerosi testimoni.  Febbraio 1993, operazione Gregge, la Criminalpol Toscana ha eseguito ventuno arresti e dieci ordini di custodia cautelare in carcere  per associazione di stampo mafioso. Volevano uccidere il magistrato Vigna e la sua scorta, riorganizzarsi lontano da Catania da dove erano usciti sconfitti e a testa bassa dopo anni di faide e sconfitte e di trasformare Firenze in una provincia di cosa nostra. Lavoravano in Toscana da due anni. Sparando e rapinando. Avevano piani precisi: un sequestro di persona per assicurarsi denaro fresco e un attentato contro il procuratore di Firenze Vigna, capo della Direzione Distrettuale Antimafia toscana, e nemico numero uno delle cosche trapiantate a Firenze e dintorni.  Lontano da tutti intanto crescevano ed educavano il futuro boss del clan. Un bambino di dodici anni, tenuto nascosto in giro per l’Italia, ed addestrato per diventare il capo clan di domani. È la storia della famiglia Nicotra,  organizza-zione efficiente con base a Prato e sotto il controllo della mafia. Una famiglia di Misterbianco, paese della provincia catanese, che fa capo a Gaetano “Tano” Nicotra (arrestato nel 1992 a Montecatini), e fuggita verso la fine degli anni Ottanta dalla Sicilia dopo la morte di Mario, fratello di “Tano”. Dietro gli arresti, mesi e mesi di indagini, intercettazioni telefoniche, blitz e scoperte degli investigatori confermate da un pentito eccellente: Gaspare Mutolo. Il clan Nicotra aveva un progetto: far fuori il procuratore Vigna, facendolo saltare in aria con la sua scorta, probabilmente utilizzando un’autobomba gonfia di plastico in una strada del centro della città, magari proprio davanti al tribunale. Il piano sarebbe stato quasi pronto, e l’azione, secondo gli investigatori, sarebbe dovuta scattare in quei giorni, fra la fine di febbraio e le prime settimane di febbraio. Prima dell’ attentato a Vigna, una serie di altri attentati in tutta la Toscana per distogliere l’ attenzione degli investigatori dagli affari mafiosi, e per dar credito ad una falsa impronta terrorista per depistare le indagini che avrebbero seguito la strage. I poliziotti della Criminalpol ha trovato anche parte dell’esplosivo, che sarebbe dovuto servire per l’ attentato. Era in un deposito vicino Prato e in un cascinale di Vinci, dove è stato arrestato mercoledì 27 gennaio, Antonio “Tony” Nicotra, figlio di Mario, sorpreso sotto il letto con addosso il giubbotto antiproiettile e la paura di essere ucciso dai rivali. Il clan aveva esteso i suoi tentacoli  a Firenze, in provincia, a Prato, Pistoia, Grosseto.
Capo incontrastato: Gaetano Nicotra, 42 anni, del clan mafioso dei Cursoti, legato alla fazione di Salvatore Cappello e Salvatore Pillera, quest’ ultimo considerato, dopo le ultime dichiarazioni dei pentiti, il capo degli stiddari, i mafiosi ora dissidenti di cosa nostra. Attività preferite: il traffico di droga, attraverso una società con sede a Prato, e soprattutto le rapine, commesse a decine in tutta la regione.  Aprile 1995, viene data notizia che a Firenze durante le festività pasquali sono stati intensificati i controlli della polizia per un allarme su un possibile attentato. L’allarme era scattato perché, per una interferenza telefonica, una signora aveva ascoltato una conversazione in cui si parlava di un palazzo da far saltare a Firenze.   Aprile 1995, la DIA di Firenze ha chiesto il rinvio a giudizio, per concorso in riciclaggio, per 5 funzionari di banca che hanno omesso di segnalare alle autorità competenti operazioni sospette.  Settembre 1995, il procuratore di Firenze Pierluigi Vigna dà notizia di una vasta operazione, condotta dal Ros dei Carabinieri infiltrati tra i mafiosi colombiani, che ha portato all’individuazione dei collegamenti tra i cartelli colom-biani e trafficanti internazionali e italiani, al sequestro di 845 chili di cocaina e a 21 arresti in Italia.  Aprile 1996, gli uomini del GOA, della Guardia di Finanza di Firenze hanno arrestato il latitante Francesco Russo. Calabrese, di Cirò Marina, collegato alla locale di Rossano, Russo era ricercato dal luglio del ‘95 perché colpito da ordine di custodia cautelare per i reati di associazione mafiosa finalizzata al contrabbando, al traffico internazionale di stupefacenti, estorsione e omicidio. L’operazione ha avuto luogo a Firenze: le manette sono scattate nel giorno di pasquetta dopo che gli inquirenti avevano acquisito elementi tali da far ritenere probabile la presenza del Russo a Firenze in occasione delle festività.  Settembre 1996, assolti a Firenze, al processo d’appello perché il fatto non sussiste, i 22 imputati del clan Saccà, accusati di far parte di un’associazione mafiosa operante tra il Nord e la Sicilia.   Febbraio 1997, La Criminalpol di Firenze, in collaborazione con varie polizie internazionali, ha sequestrato 566 chili di cocaina proveniente dalla Colombia.  Novembre 1998, a Prato liberati dai poliziotti un uomo e una donna che erano stati rapiti in Turchia, secondo gli inquirenti, dalla mafia cinese che aveva chiesto un riscatto alle famiglie. Arrestati 4 emissari della banda. In Italia sareb-bero presenti tre famiglie della triade cinese, a Milano, Roma e Firenze, con succursali in Versilia, a Prato ed Empoli. Le attività principali sono il traffico dei clandestini, il gioco d’azzardo, le estorsioni e il riciclaggio del denaro proveniente dal traffico di droga.   Dicembre 1998, arrestato a Firenze il latitante Ciro Piccirillo, originario di Napoli e considerato esponente della camorra della zona di Mergellina.  Febbraio 1999, inizia a Palermo il processo contro Balduccio Di Maggio, membro di cosa nostra, accusato di omicidi e tentati omicidi compiuti nel 1997, quando era sotto il programma di protezione come collaboratore di giustizia. Con lui sono imputate altre 11 persone, tra cui 7 collaboranti. Di Maggio e altre quattro persone in gennaio sono stati rinviati a giudizio a Firenze per una serie di estorsioni compiute in Toscana, dove Di Maggio abitava per motivi di sicurezza. Tra gli estorti un imprenditore di Piana degli Albanesi (PA) che, stanco di pagare Giovanni Brusca, aveva deciso di trasferirsi a Pisa, trovando un nuovo estortore in Di Maggio che ha denunciato.   Marzo 1999, ucciso a Firenze a colpi di pistola l’albanese Sylaj Vehbi. Secondo la polizia sarebbe stato assassinato per un regolamento di conti. Maggio 1999, condannati dal Tribunale di Firenze 15 cittadini cinesi accusati di associazione di stampo mafioso finalizzata al sequestro di persona, estorsione, immigrazione clandestina e organizzazione del gioco d’azzardo.Luglio 1999, arrestate, in un’operazione condotta dalla DIA di Firenze, 25 persone legate alla ‘ndrangheta e accusa-te di associazione di stampo mafioso, riciclaggio, usura e truffa. Tra loro un chirurgo originario di Cosenza,  primario al Policlinico di Genova, nel cui conto corrente sono stati trovati 12 miliardi non giustificati. Ottobre 1999, omicidio di stampo mafioso a Firenze del pregiudicato palermitano Antonino Lo Iacono. Fermati all’aeroporto di Pisa i palermitani Ignazio e Salvatore Giliberti, accusati di essere i killer. Anno 2000, operazione Ramo d’Oriente, la DIA di Firenze ha individuato un gruppo criminale cinese dedito alla gestione dell’immigrazione clandestina, allo sfruttamento della prostituzione ed alla perpetrazione di estorsioni, reati tutti commessi in danno di connazionali. L’organizzazione criminale, operante in particolare nelle province di Prato, Firenze e Milano e Roma, era strutturata in modo piramidale ed era attiva anche nella gestione del lavoro nero attra-verso lo sfruttamento degli immigrati clandestini inseriti nell’ambito di laboratori e piccole imprese dei settori tessile, manifatturiero e pellettiero. Nell’ambito dell’inchiesta, nel mese di marzo 2001, è stato arrestato un cittadino cinese per associazione di tipo mafioso ed estorsione. Le ulteriori indagini hanno portato, nel settembre 2003, all’esecuzione di un provvedimento cautelare in carcere, nei confronti di altri 29 soggetti.  Maggio 2000, operazione Giglio Vitale, i Carabinieri del ROS hanno effettuato un blitz in contemporanea a Palermo, Siena, Firenze e in altre località della penisola nei confronti di appartenenti al mandamento di Partinico (PA), espressione  dello schieramento di  cosa nostra facente capo al clan dei corleonesi. Fatto già inserito nel prologo.  Luglio 2000, arrestate 11 persone a Roma, Firenze e Terni, accusate di appartenere alla banda della Magliana e di avere praticato usura e traffico di droga.  Dicembre 2000, emessi a Messina 15 ordini di custodia cautelare per persone appartenenti alla cosca Mangialupi di Messina, accusate di traffico di eroina e cocaina in collaborazione con un clan calabrese. Sette dei destinatari sono riusciti a sfuggire alla cattura. È stato arrestato a Firenze un medico, ritenuto il terminale messinese per lo smercio della droga. Settembre 2001, operazione Furia, la DIA ed i Carabinieri del NAS di Firenze hanno svolto indagini su presunte infiltrazioni camorristiche nella gestione delle corse dei cavalli. In tale ambito investigativo sono stati arrestati 17 soggetti, ritenuti responsabili di associazione per delinquere finalizzata alle truffe e alle scommesse clandestine. Maggio 2003, depositati nel processo alla mafia delle Madonie i verbali delle dichiarazioni di Salvatore Facella, di Lercara Friddi (Pa), collaboratore di giustizia. Facella, che era stato vicino a Totò Riina e aveva fatto da tramite con la cosca catanese di Santo Mazzei, ha confessato di aver procurato il proiettile di mortaio che nell’ottobre del ’92 venne depositato, proprio da Mazzei, nel giardino dei Boboli, a Firenze. (Vedi pag. 63).  Settembre 2003, arrestati tra Firenze e Prato 29 cinesi accusati di estorsioni, rapine e sfruttamento della prosti-tuzione. Otto di loro sono accusati anche di associazione di stampo mafioso. Dietro la copertura della Associazione dell’amicizia dei cinesi era sorto un vero e proprio clan dalle caratteristiche mafiose.  Settembre 2003, arrestati fra Napoli, Firenze, Prato e Istanbul 7 cinesi, 4 uomini e 3 donne, al termine di un’inda-gine della Procura antimafia di Ancona su un traffico di esseri umani, prelevati in Cina con il miraggio di un lavoro e portati in Italia, dove venivano segregati sotto la minaccia di essere avviati ad un lavoro da schiavi, se non veniva pagato un riscatto chiesto a parenti già presenti nel nostro paese o rimasti in Cina. Gli arrestati sono accusati di associazione mafiosa, sequestro di persona e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.  Gennaio 2007, arrestato a Firenze il latitante Antonino Finocchiaro, considerato il reggente della cosca mafiosa di Aci Catena (CT). Con lui è stata arrestata una donna, accusata di favoreggiamento.  Marzo 2008, sono state arrestate  due cittadine brasiliane a capo di un’organizzazione che, avvalendosi della colla-borazione di alcuni  italiani tra cui un agente immobiliare, avevano messo in piedi un vero e proprio “consorzio regionale del meretricio”  che operava nei comuni di Cecina, Montecatini Terme, Firenze, Prato, e aveva sviluppato  ramificazioni anche a Follonica. Le ragazze, reclutate all’estero, venivano poi sistemate in  appartamenti, ed erano quindi costrette ad “esercitare”, spesso sotto ricatto, in condizioni sanitarie pessime. Per le sue caratteristiche Follonica è particolarmente esposta a tali fenomeni. Durante i mesi  invernali, infatti, sono numerosi gli appartamenti vuoti che possono essere affittati proprio per  l’esercizio della prostituzione.  Ottobre 2008, operazione Falco, i Carabinieri di Lucca hanno arrestato quattro uomini ritenuti affiliati alla cosca Farao-Marincola di Cirò Marina accusati, a vario titolo, di estorsione e tentata estorsione aggravate dall’appartenenza ad associazioni di tipo mafioso. L’indagine è scaturita dopo una serie di danneggiamenti ai danni di imprese edili della zona. Le indagini hanno consentito di scoprire l’esistenza di un gruppo legato alla cosca Farao-Marincola che aveva l’ob-biettivo di strozzare le imprese con la richiesta di tangenti sempre più esose e danneggiamenti di costose attrezzature, per arrivare ad impossessarsene e gestire, nell’ombra, appalti e commesse i cui proventi sarebbero stati poi riciclati in attività pulite. Fatto inserito nel report di Lucca.  Gennaio 2009, i Carabinieri di Firenze hanno sequestrato un tir contenente 450 kg di hashish proveniente dalla Spagna e arrestato 5 maghrebini.  Giugno 2009, beni per 12 milioni di euro, tra cui appartamenti, una clinica nell’hinterland napoletano, trentasei conti correnti ed attività imprenditoriali e numerose autovetture di lusso per un valore complessivo di oltre 500 mila euro sono il bilancio di un’operazione di polizia in Toscana che ha portato al sequestro di beni che costituivano il pro-fitto delle infiltrazioni della camorra nel mondo dei locali notturni della Toscana, di estorsioni, prostituzione, usura, finanziamenti illegali, nonché gioco d’azzardo e scommesse. I sequestri a carico di alcuni esponenti del clan camorri-stico Terracciano, attivo in Campania ed in Toscana, sono stati eseguiti da agenti delle Squadre Mobili delle Questure di Firenze e Prato, con gli uomini della Guardia di Finanza di Prato e Lucca, coordinati dal magistrato della Direzione Distrettuale Antimafia di Firenze Pietro Suchan. Sono interessate le province di Firenze, Prato, Napoli, Milano, Geno-va, Lucca e Perugia.  Luglio 2009, operazione Mutri, la DIA di Firenze ha arrestato 7 soggetti, indagati per delitti inerenti il traffico internazionale di droga.  Le indagini, dirette dalla Procura della Repubblica di Firenze –DDA, e svolte con la col-laborazione del Commissariato di PS di Montecatini Terme, hanno interessato la Toscana, la Liguria, la Lombardia nonché la Spagna, la Francia, l’Austria, la Bulgaria ed il Marocco. L’operazione ha consentito di interrompere un vasto traffico internazionale di stupefacenti organizzato da soggetti di nazionalità bulgara con la collaborazione di soggetti provenienti dal Marocco che, coadiuvati da vari corrieri ed a volte sfruttando autisti compiacenti degli autobus di linea bulgari (con tratta Spagna-Bulgaria), importavano in Italia, dalla penisola Iberica attraverso il territorio francese, ingenti quantitativi di droga (cocaina ed hashish) da smerciare attraverso una fitta e consolidata rete di “pusher” in Lombardia ed in Toscana. Sono stati sequestrati otto chili di cocaina e 60 di hashish e somme di denaro provento dell’attività illecita per 110.000 euro.  Ottobre 2009, la Guardia di Finanza di Venezia ha sequestrato circa 50 mila prodotti contraffatti (soprattutto bor-se) e denunciato sette immigrati. Nel corso dell’operazione  sono stati  scoperti due depositi gestiti da cinesi a Firenze e e Campi Bisenzio, uno dei quali adibito anche a laboratorio. Nel locale adibito a deposito sono stati trovati anche 20.000 giocattoli privi di marchio CE, potenzialmente pericolosi per la salute dei bambini. Assolutamente precarie le condizio-ni igienico-sanitarie dei capannoni ispezionati, tanto che i militari hanno dovuto richiedere l’intervento degli ispettori dell’Asl fiorentina. All’interno di questi erano stati creati dei monolocali angusti e fatiscenti, con cucine e giacigli fatti di materassi sporchi poggiati per terra e improbabili bagni, dove intere famiglie mangiavano, dormivano e lavoravano, alternandosi in turni senza sosta. Novembre 2009: la DIA di Firenze ha eseguito nel capoluogo toscano un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip di Sanremo nei confronti di un cittadino bulgaro, indagato per traffico internazionale di droga. L’uomo è stato rintracciato e catturato alla stazione ferroviaria di Santa Maria Novella. Il provvedimento è scaturito da indagini condotte dalla DIA fiorentina nell’ambito dell’operazione Mutri.  Dicembre 2009, operazione Andromeda, la Guardia di Finanza di Pisa ha  sgominato un’organizzazione criminale specializzata nel traffico internazionale di stupefacenti, ramificata in Europa con vertice ad Anversa, dove risiede il cittadino albanese sospettato di essere a capo dell’organizzazione. Alle indagini, coordinate dal Pm della DDA fioren-tina, Pietro Suchan, sviluppatasi in seguito a un indagine pisana sul traffico di stupefacenti, hanno collaborato autorità giudiziarie e di polizia di Norvegia, Belgio, Francia, Germania e Gran Bretagna. Paesi in cui, insieme a Italia e Lituania, sarebbero stati attivi nuclei dell’organizzazione che, secondo gli investigatori, è strutturata come quelle mafiose, e che avrebbe potuto contare su disponibilità di molti soldi, armi e anche immobili. 10 i chili di droga che settimanalmente sarebbero stati importati dalla Bolivia in Olanda, attraverso la rotta navale Perù-Olanda, da dove poi veniva smerciata negli altri paesi europei. In Italia la droga sarebbe stata portata da cittadini italiani, che si occupavano anche del traspor-to di denaro raccolti con lo spaccio. Fulcro del sodalizio criminale in Italia la Toscana. In particolare molti degli indagati avevano individuato le loro basi nel Valdarno. L’esecuzione delle 42 misure di custodia cautelare, a cui si aggiungono 15 arresti in flagranza di reato compiuti nel corso delle indagini, sono scattate ieri in contemporanea nei diversi paesi inte-ressati. 30 le ordinanze notificate in Italia nei confronti di 22 cittadini albanesi, 7 italiani, 1 cittadino tunisino, residenti tra il Valdarno aretino e le province di Firenze, Prato e Livorno, a Milano, Pavia e Lodi, a Bari e Lecce, e ancora a Teramo, Rimini, Reggio Emilia, Torino, Padova e Vicenza. L’operazione si è avvalsa di intercettazione telefoniche e ambientali, di riprese video, appostamenti e pedinamenti, e ha visto impegnati 100 militari, cinque unità cinofile, 45 auto e un elicottero, Proseguono intanto le indagini in vista di eventuali sequestri preventivi dei beni posseduti dai componenti dell’organizzazione, fra i quali una villa ad Anversa dove, insieme a una pizzeria, si sarebbero svolti alcuni incontri. Sono stati sequestrati 49 chilogrammi di cocaina, 10 di eroina, due di hashish, 6000 pasticche di ecstasy, due pistole, cinque auto ed un tir, cinque documenti falsi, 170 mila euro.34.   Gennaio 2010, la Squadra Mobile di Firenze ha smantellato un’organizzazione criminale specializzata nel far entrare in Europa e Canada immigrati cinesi clandestini per destinarli al lavoro nero. Sei gli arrestati, malesi e cinesi, in esecuzione di misure cautelari, altri 13 nel corso dell’ indagini. Il viaggio per ciascun immigrato sarebbe costato 17.000 euro. I clandestini, fatti arrivare in aereo, avrebbero prima fatto tappa in Italia per poi essere smistati in Francia, Inghil-terra, Irlanda e Canada. Secondo quanto emerso dall’inchiesta, avviata nel 2007 e a cui hanno collaborato le questure di Milano, Reggio Emilia, Bologna, Prato e Bari, città dove sono state eseguite le 6 misure cautelari. La banda dedita allo smuggling, questo il termine tecnico per la tratta di immigrati, avrebbe operato avvalendosi di una base logistica in Cina e di referenti in Italia, teste di serpente nel gergo cinese. Per il viaggio i parenti dei clandestini, chiamati “merce” dall’organizzazione, avrebbero versato i 17.000 euro in 3 tranche. Alle indagini hanno contribuito anche le polizie di frontiera aerea di Firenze, Napoli, Venezia, Bergamo, Milano e Roma, con distinte operazioni effettuate presso gli aeroporti utilizzati per le partenze dall’Italia alla volta dell’Inghilterra che hanno portato ai 13 arresti in flagranza di cittadini orientali, tutti clandestini e sorpresi in possesso di documenti falsi.  Febbraio 2010, operazione Falco2,  i Carabinieri di Lucca e Crotone hanno arrestato sei calabresi accusati di aver fa-vorito la latitanza di Giuseppe Spagnolo, detto Peppe ’u banditu, esponente di spicco della cosca della ‘ndrangheta “Fa-rao- Marincola”, operante a Cirò e nella provincia di Crotone. Le persone arrestate sono residenti: 2 a Capannori (LU), una a Campi Bisenzio (FI), una a Prato e due in Calabria. Per tutti i sei arrestati la contestazione è di favoreggiamento del latitante Giuseppe Spagnolo, con l’aggravante di aver agevolato così le attività della cosca, permettendo a uno dei suoi capi di continuare ad esercitare i suoi compiti di direzione delle strategie criminali. Il pericoloso esponente della cosca fu catturato il 13 maggio 2008 a Pisa a conclusione di un lungo pedinamento di due favoreggiatori partiti da Capannori. L’inchiesta ha portato a ricostruire la rete di rapporti che secondo gli inquirenti hanno consentito a Spagnolo, ritenuto il numero 3 della sua cosca, di soggiornare per alcuni mesi in Lucchesia e in altre zone della Toscana, in particolare un appartamento a Serravalle Pistoiese, considerato il vero e proprio covo. Smantellata la rete di favoreggiatori calabresi, quasi tutti originari di Cirò Marina. Peppe ’u banditu girava infatti con una carta d’identità falsa. I carabinieri erano arrivati al latitante mentre indagavano su un altro filone, quello di presunte attività estorsive poste in essere in Lucchesia da un gruppo di calabresi ai danni di imprenditori edili loro conterranei. Episodi di «pizzo» ai quali è peraltro risultato estraneo lo stesso Giuseppe Spagnolo, ma che hanno portato a pesanti condanne. Febbraio 2010, la guardia di Finanza di Firenze ha bloccato una organizzazione albanese dedita al traffico degli stupefacenti che aveva ramificazioni in tutto il centro nord. Trentadue le ordinanze di custodia cautelare in carcere eseguite questa mattina, sotto la direzione della procura di Milano. In tre anni di indagini, i militari hanno sequestrato oltre 100 chilogrammi di cocaina, durante operazioni avvenute in Lombardia, Toscana, Emilia Romagna, Veneto e Trentino Alto Adige, che avrebbero fruttato oltre 18 milioni di euro. Le 32 misure cautelari sono state eseguite a Firenze, Prato, Carrara, Brescia, Monza, Modena, Bergamo, Vicenza e Roma. Un’indagine cominciata dal basso, con 25 arresti di corrieri che, nascondendo la droga nei semiassi degli autoarticolati o nelle carrozzerie delle auto, trasportavano la coca dall’Olanda, il Belgio e la Spagna, dove faceva “scalo” dal Sudamerica, fino alle piazze dell’ Italia del Centro-Nord, e culminata con il fermo dei “capi”, due fratelli albanesi. La banda reinvestiva gran parte dei proprio profitti in attività “pulite” o immobili, soprattutto in Albania. Maggio 2010, la Guardia di Finanza ha arrestato due persone, una donna russa e un immobiliarista, per riciclaggio e favoreggiamento personale. Sono stati sequestrati 2 immobili a San Casciano e Montecatini Terme per 2,4 milioni, 2 auto (un Cayenne e una Smart) e 11 conti correnti. La donna riciclava i milioni che un russo aveva ottenuto truffando 4000 persone in patria e l’ immobiliarista favoriva l’attività del truffatore. Sono state perquisite abitazioni e sedi societa-rie a Firenze, Montecatini, Campi Bisenzio, Fucecchio, San Casciano. Quattro le persone indagate. Ottobre 2010, nell’ambito di un indagine della Squadra Mobile di Palermo, che ha portato all’arresto di 19 persone, si fa riferimento ad  un consorzio di 23 imprese con sede a Firenze,  presieduto da uno degli arrestati. È uno dei retroscena che viene fuori dagli interrogatori nei confronti degli imprenditori e esponenti mafiosi  di cosa nostra finiti in carcere. La Toscana sarebbe stata una delle mete scelte dagli uomini ritenuti vicini ai boss per esportare i propri affari. Giugno 2010, operazione Dolly show, la sezione antidroga della Squadra Mobile di Palermo ha condotto stamane una vasta operazione tra il capoluogo siciliano, Napoli e Firenze. La polizia ha eseguito complessivamente 29 ordini di custodia cautelare, alcuni dei quali nei confronti di persone già detenute, con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata al traffico e alla detenzione di sostanze stupefacenti. L’indagine, durata circa due anni, ha consentito di smantellare una ramificata associazione criminale facente capo a cosa nostra, dedita al traffico di sostanze stupefacenti, soprattutto hashish e cocaina, sul territorio nazionale ed in particolare nel palermitano. Nel corso dell’attività sono stati  sequestrati oltre 60 Kg di hashish e 4 Kg di cocaina, trasportati da corrieri italiani tratti poi in arresto. Novembre 2010, operazione Muraglia la Guardia di Finanza di Firenze ha eseguito perquisizioni presso 4 agenzie di money transfer ubicate nelle provincie di Firenze e Prato. Le attività di polizia giudiziaria sono state svolte nell’ambito di indagini in corso per riciclaggio  ed illecito trasferimento di valori. Elevatissime disponibilità finanziarie sono state trasferite in Cina attraverso un illecito frazionamento delle somme. Migliaia di operazioni sono state intestate fittiziamente a soggetti cinesi, inesistenti o ignari, eludendo la normativa sui money trasfer che prevede un limite di € 2.000 per ogni trasferimento di denaro. L’attività di polizia giudiziaria ha permesso di: sequestrare 3,8 milioni di € in contanti, destinati ad essere trasferiti in Cina (trattasi di somme riferite versamenti di molti clienti realizzati nei soli 2 giorni precedenti all’intervento); sequestrare computer nonché i dati l’Archivio Unico Informatico (tenuto ai fini della normativa antiriciclaggio) riferito alle suddette agenzie. Durante l’intervento presso le sedi dei money transfer sono stati identificati 13 soggetti (tutti denunciati all’Autorità Giudiziaria di Firenze, ex art. 12 quinquies l. 356/92) che si apprestavano ad inviare denaro (tra € 20.000 e € 100.000) oltre i limiti consentiti dalla normativa vigente. Dal mese di giugno ad ottobre c.a. con tale tecnica sono stati trasferiti in Cina somme per 125 milioni di euro. Dicembre 2010, quattro persone, appartenenti alla cosca della ‘ndrangheta facente riferimento alla famiglia Asciutto di Taurianova (RC) sono stati arrestati a Bordighera dai Carabinieri di Grassina. I militari hanno portato dietro le sbarre due coppie di fratelli originari di Taurianova. I carabinieri li hanno sorpresi nel sonno, facendo irruzione nell’ap-partamento di Bordighera preso in affitto, sequestrando anche un’arma. Le indagini dei Carabinieri di Grassina, sotto la guida del maresciallo Antonio Bonafede, sono arrivate in Liguria in conseguenza ad una decina di arresti effettuati a Firenze e nei comuni limitrofi nel corso degli ultimi mesi. Fermi che sono risultati tutti legati al reato di detenzione e spaccio di marijuana. Sostanza, secondo i militari, di origine calabrese, la cui diffusione nel centro e nel nord dell’Italia sarebbe avvenuta proprio sotto il coordinamento dei fratelli arrestati, operanti da Bordighera. Secondo la Procura i quattro stavano preparando un attentato nei confronti di consigliere comunale di Bordighera. Gennaio del 2011, operazione Ghost, la Squadra Mobile   di Vibo Valentia ha arrestato  40 persone, residenti preva-lentemente nel vibonese,  per associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti. Le indagini hanno permesso di ricostruire un ingente traffico di droga nella zona di Gerocarne, Pizzo, Soriano, Lamezia Terme e Firenze (è stato arrestato un soggetto calabrese residente e con attività nel centro di Firenze). Gennaio 2011, operazione Decollo ter, i Carabinieri del R.O.S. hanno arrestato 27 persone, alcune delle quali affiliate alla ‘ndrangheta, perché responsabili di associazione finalizzata al traffico internazionale di sostanze stupefacenti, estorsione, intestazione fittizia di beni e reimpiego di capitali illeciti, con l’aggravante mafiosa. Le indagini del ROS hanno permesso di accertare un traffico di tonnellate di cocaina tra il Sud America, l’Australia e l’Europa, ad opera delle cosche vibonesi e jonico-reggine che si approvvigionavano dalle organizzazioni narcoterroristiche colombiane. Gli investigatori hanno anche individuato i circuiti di impiego dei proventi del traffico. Nel corso dell’operazione sono state anche sequestrate tre società di autotrasporti, attive nel settore della grande distribuzione e controllate dall’organizzazione.  Sono state sequestrate tre società di autotrasporti, attive nel settore della grande distribuzione e controllate dall’organizzazione mafiosa. Tra gli arrestati dell’operazione odierna anche il narcotrafficante Francesco Ventrici, resi-dente a Ozzano Emilia, in provincia di Bologna ma calabrese di origine,  legato alla cosca Mancuso. Nel corso dell’ope-razione sono stati arrestati anche due soggetti nati e residenti in provincia di Firenze. Febbraio 2011, operazione Seven, i Carabinieri di Pontassieve (FI) hanno smantellato un’organizzazione crimi-nale, eseguendo 38 ordinanze di custodia cautelare, e sequestrato circa 35 chili di droga (14,5 chili di cocaina, 14,1 di eroina, 6,4 di marijuana e 146 grammi di hashish) e 57mila euro recuperati. Le indagini, dirette dalla Direzione Di-strettuale Antimafia di Firenze, hanno portato anche alla denuncia di ulteriori 81 persone. L’attività dei Carabinieri ha interessato la zona del centro-nord Italia, coinvolgendo anche militari dei comandi di Firenze, Arezzo, Prato, Roma e Ferrara. L’operazione rappresenta la prosecuzione dell’attività investigativa denominata Dirty Hands, che aveva portato, nel marzo 2009, a 12 arresti nei confronti di soggetti italiani ed extracomunitari di origine magrebina. Le persone arre-state nel corso dei due segmenti d’indagine sono di origine italiana, albanese e magrebina. Febbraio 2011, i militari del Nucleo di Polizia Tributaria di Firenze hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di cu-stodia cautelare in carcere per il reato di usura, nei confronti di un ristoratore del capoluogo toscano.  I tassi di interesse che l’usuraio - già gravato con precedenti penali per reati di spaccio di sostanze stupefacenti, ricettazione e favoreggia-mento personale -  pretendeva dalle vittime, commercianti e imprenditori,  andavano dal 44 all’876%.  Febbraio 2011, i finanzieri del Gruppo di Firenze ed i funzionari dell’Agenzia delle Dogane in servizio presso l’aeroporto di Firenze hanno sequestrato oltre 11 mila prodotti contraffatti (accessori per cellulari), presso lo scalo aero-portuale del capoluogo toscano.  La merce, partita da Hong Kong, era stata importata da una società con sede in Firenze (zona sud della città) esercente l’attività di commercio all’ingrosso di materiale elettrico ed elettronico.   Febbraio 2011, operazione Eurot, i Carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico di Firenze, hanno individuato un maxi traffico di indumenti usati provenienti dalla raccolta sul territorio, in larga parte gestito dalla camorra, che, in totale violazione della normativa sui rifiuti, venivano inviati ad aziende toscane e campane che li commercializzavano al dettaglio simulando trattamenti in realtà mai avvenuti e realizzando ingenti guadagni.  I Carabinieri hanno eseguito 17 ordinanze di custodia cautelare emesse dal Gip di Firenze, nelle province di Firenze, Prato, Forlì-Cesena, Napoli, Caserta e Cagliari. Per tutti l’accusa di traffico illecito di rifiuti: si tratta di imprenditori, commercianti, autotrasporta-tori e intermediari che gestivano a vario titolo in concorso tra loro il fiorente traffico secondo ingegnosi e ben collaudati meccanismi in grado di garantire la regolarità di facciata di un giro d’affari tanto lucroso da stuzzicare gli appetiti della camorra. E proprio il potente clan Birra-Iacomino, particolarmente attivo nella zona di Ercolano, traeva dall’attività illeciti profitti imponendo la destinazione di tutta la merce diretta nella zona di propria influenza a ditte ad esso legate. Il traffico sgominato costituiva a tutti gli effetti una proiezione in Toscana di parte dell’attività economica di quel gruppo camorristico. La base operativa dell’attività illecita era l’impianto per il recupero di rifiuti tessili di Montemurlo, facente capo ad un imprenditore pratese. Da qui venivano gestiti i flussi di stracci che, acquistati dai gestori della raccolta sul territorio, spesso realizzata anche da ignare associazioni no profit che destinavano i ricavi ai propri scopi statutari, venivano rivenduti a ditte che ne curavano la commercializzazione al dettaglio sul mercato dell’usato. Le indagini hanno dimostrato come buona parte delle donazioni di indumenti usati che i cittadini fanno per solidarietà, finisca per alimentare un traffico illecito dal quale camorristi e loro sodali traggono enormi profitti. Per avere idea de-gli interessi economici in gioco basta considerare che i rifiuti, acquistati alla raccolta a 10 centesimi al chilo, venivano rivenduti ai commercianti a 40, risparmiando illecitamente su tutte le spese di trattamento e sostenendo solo quelle di trasporto quantificabili in 2-3 centesimi al chilo. La rilevanza del margine di guadagno spiega il forte interesse della camorra per tale settore. Sebbene le indagini abbiano minuziosamente analizzato e ricostruito in ogni passaggio 320 trasporti illeciti, documentando il movimento di oltre 5.000 tonnellate di indumenti usati, il quantitativo complessivo mosso illecitamente è tuttavia infinitamente più ampio: esso è stimabile annualmente in milioni di tonnellate, ed il giro d’affari, pertanto, in decine di milioni di euro. Nel corso dell’operazione sono stati sottoposti a sequestro preventivo quote societarie e beni mobili registrati del valore di circa 5 milioni di euro. Marzo 2011, operazione The Butchers, i militari della Guardia di Finanza di Bari hanno eseguito 19 ordinanze di custodia cautelare nei confronti di presunti componenti di un’organizzazione criminale italo-albanese dedita al traffico internazionale di sostanze stupefacenti. Secondo le indagini  il gruppo operava in Puglia, Basilicata, Lazio, Emilia Romagna e Toscana (province di Arezzo, Firenze e Siena) e aveva la propria base operativa a Toritto (BA), zona controllata dal  clan  Zonno. Durante l’operazione è stata sequestrata circa una tonnellata di droga proveniente da Spagna, Olanda e Albania. Sono stati sottoposti a sequestro preventivo beni mobili e immobili per un valore complessivo pari a circa tre milioni e 700 mila euro.  Aprile 2011, un sequestro preventivo di beni - case, quote societarie, auto di lusso, motocicli e disponibilità ban-carie - per oltre un milione di euro è stato eseguito dalla DIA di Bari, Milano e Firenze, nei confronti di clan albanesi  di Valona e Durazzo, e del clan Anemolo di Bari. L’indagine, iniziata nel 2001 con l’operazione Staffetta, conclude un’attività di contrasto al traffico internazionale di stupefacenti condotta da organizzazioni criminali che  operava in Puglia, Lombardia e Toscana. Nel corso dell’operazione sono stati sequestrati automobili di lusso,  motocicli, un’impre-sa individuale dedita alla lavorazione di pelli, una  società con sede in provincia di Firenze, quote societarie, diverse unità immobiliari, disponibilità bancarie e postali.  Marzo 2011, due laboratori specializzati nella riproduzione, di alta qualità, di borse e accessori in pelle di griffe sono stati sequestrati dalla Guardia di Finanza di Firenze. I controlli hanno riguardano due ditte, gestite entrambe da italiani, a Lastra a Signa e a Firenze. Sono stati sequestrati complessivamente 12.737 accessori in pelle, come cinture, borselli e portafogli e 175 borse, oltre a 30 mq di tessuto, timbri e punzoni, 11 macchinari, minuteria metallica.  Marzo 2011, i Carabinieri di Figline Valdarno hanno sequestrato un terreno agricolo e denunciato il proprietario per abbandono di rifiuti e attività di gestione di rifiuti non autorizzata. All’interno dell’area, ampia 1000 metri quadrati e protetta con dei teli oscuranti posizionati lungo il perimetro, i militari hanno rinvenuto rifiuti di ogni genere, tra cui ciclomotori, elettrodomestici, materiali ferrosi e calcinacci. Maggio 2011, nel corso di una sparatoria nella zona delle Cure a Firenze, due agenti della Squadra Mobile di Firenze hanno catturato un evaso che doveva scontare una condanna a 19 anni. Un poliziotto è stato colpito ad un braccio da un proiettile esploso dal malvivente.  Maggio 2011, la Squadre Mobile di Firenze, con la collaborazione degli omologhi uffici di  Milano, Siena e Alessandria, ha arrestato 25 persone legate ad un organizzazione criminale collegata agli ambienti malavitosi della prostitu-zione e del traffico di stupefacenti. L’attività investigativa, cominciata nel novembre 2009, prese spunto dall’arresto di una prostituta di nazionalità russa che non aveva ottemperato all’ordine del Questore che le imponeva di lasciare l’Italia.  Nell’occasione la donna, fermata dagli agenti mentre esercitava la sua attività in strada, rese importanti dichiarazioni in merito al suo arrivo in Italia e agli ambienti legati al mondo della prostituzione. L’indagine ha permesso di delineare i contorni di una complicata vicenda, individuando i responsabili di una serie di reati: sfruttamento della prostituzione, favoreggiamento dell’immigrazione clandestina di donne da avviare alla prostituzione, traffico di stupefacenti alla ricet-tazione, furti in appartamento e violenza sessuale. Le indagini hanno consentito di evidenziare l’esistenza di due gruppi di cittadini albanesi implicati in questi traffici illeciti oltre a una decina di complici italiani.  Giugno 2011, i Carabinieri del Ros hanno rintracciato in Toscana uomini d’onore di pericolosa levatura, fra cui il nipote di don Tano Badalamenti, Gaspare Ofria, imprenditore residente da 30 anni in Versilia, Antonino Vaccaro, trapiantato a Prato e indicato come l’uomo di Riina in Toscana, e Gandolfo Zafarana di Polizzi Generosa (PA), im-prenditore emigrato a Sinalunga (SI). Avviate a Firenze, le indagini, che coinvolgono altri otto italiani oltre a alcuni faccendieri e trafficanti stranieri, sono state poi trasmesse per competenza alla procura di Palermo, che ora le ha chiuse contestando a Ofria, Zafarana e Vaccaro l’accusa di associazione mafiosa. Gaspare Ofria, titolare di un’impresa edile, costituita a San Giuliano Terme e poi trasferita a Firenze, è accusato anche di aver falsificato il bilancio della ditta per far figurare un attivo di 200 mila euro e poter così ottenere una polizza fidejussoria necessaria per riscuotere la prima parte di un finanziamento di 156 mila euro dal ministero delle attività produttive. Ofria deve rispondere anche di una colossale tentata truffa con il cugino Leonardo Badalamenti, figlio di Tano, residente in Brasile con la nuova identità di Carlos Massetti. La stangata consisteva nella predisposizione di false garanzie bancarie, costituite dal possesso di falsi titoli di Stato venezuelani per l’importo nominale di 500 milioni di dollari nonché di falsi documenti bancari informatici, che dovevano servire ad aprire una linea di credito da utilizzare per operazioni “ad alto rendimento”.  Giugno 2011, oltre 58 persone sono state arrestate dai Carabinieri di Avellino, nel corso di un’operazione che ha interessato anche le province di Napoli, Salerno, Caserta, Roma, Firenze, Parma e Ascoli Piceno. Il blitz ha consentito di smantellare il clan Cava di Quindici, in provincia di Avellino. Le accuse per tutti sono di associazione mafiosa ed estorsione. Sono stati sequestrati anche beni mobili e immobili, conti correnti bancari e società alimentari, aziende per il noleggio e la fornitura di apparecchiature per scommesse per un totale di oltre 4 milioni di euro.  Giugno 2011, operazione Crystal, la Squadra Mobile di Firenze ha smantellato un’organizzazione criminale dedita al traffico e spaccio di sostanze stupefacenti ed in particolar modo dello “shaboo”. Sono state arrestate 20 persone che importavano la sostanza stupefacente in Italia dalle Filippine. Iniziata nel novembre 2009, a seguito dell’arresto per spaccio di un cittadino italiano da parte della polizia ferroviaria del capoluogo toscano, l’indagine si è sviluppata analiz-zando i flussi di denaro sul conto corrente del pusher; in particolare sono emersi numerosi bonifici effettuati a favore di un altro italiano e della sua compagna che risiedevano nelle Filippine. Lo “shaboo” conosciuta anche con il nome “ice”, è una droga sintetica che provoca devastanti effetti collaterali sul sistema nervoso, è arrivata in Italia con le comunità Filippine, ma negli ultimi anni si è diffusa anche sul mercato italiano. La spedizione della droga era sicura in quanto lo “shaboo” è completamente inodore e quindi è impossibile per i cani antidroga intercettarlo;  Giugno 2011, operazione Cian Ba, la Guardia di Finanza del Comando Regionale Toscana hanno sequestrato beni patrimoniali per oltre 25 milioni di euro nei confronti di 70 amministratori e/o titolari di imprese cinesi denun-ciati per trasferimento fraudolento di denaro, occultamento dei titolari effettivi di operazioni finanziarie, frode fiscale per omessa e/o infedele dichiarazione dei redditi e appropriazione indebita di patrimoni societari. Sono stati apposti i sigilli a: 70 imprese (44 a Firenze, 25 a Prato ed 1 a Pisa); 76 immobili (39 a Firenze e 37 a Prato); 183 autovetture; 396 conti correnti bancari e postali. Contemporaneamente, 140 sono le perquisizioni locali e domiciliari effettuate dalla Guardia di Finanza in Toscana, Liguria, Sardegna e Friuli Venezia Giulia. L’indagine rappresenta lo sviluppo naturale dell’inchiesta aperta un anno fa allorquando il Nucleo di Polizia Tributaria di Firenze aveva individuato un “fiume di denaro” sporco che dall’Italia veniva inviato in Cina passando attraverso 13 agenzie di money transfer.  All’epoca, sono stati operati 24 arresti e sequestri di 73 aziende cinesi. Ora, si tirano le fila della seconda fase delle indagini antiriciclaggio che, partendo dai flussi di 2 agenzie di Sesto Fiorentino e Prato, hanno ricostruito tutti i passaggi di 238 milioni di euro illecitamente trasferiti da parte di 318 imprese cinesi, ivi comprese le 70 ora sequestrate. Giugno 2011, operazione Sole, i Carabinieri hanno smantellato un’organizzazione criminale albanese dedita al traffico di stupefacenti operante in Lombardia, Liguria, Toscana e Umbria. Tre cittadini albanesi sono stati arrestati a Firenze, Perugia e Roma, ove si  erano recati per consegnare la droga. Sono stati sequestrati 9 chili di cocaina. Le attività di questa banda interessavano principalmente Genova, ramificandosi successivamente nella città di Firenze, Spello (PG) e Roma, dove emergeva la figura di un sodalizio criminoso formato esclusivamente da cittadini albanesi, tutti con prece-denti in materia di stupefacenti, dediti all’attività di spaccio di consistenti quantitativi di cocaina.  Luglio 2011, operazione Skorpio, i Carabinieri, hanno arrestato cinque persone per traffico illecito di armi in pro-vincia di Roma, Caserta, Isernia e Firenze.   Luglio 2011, operazione Birkin, la Guardia di Finanza di Firenze ha arrestato  sei persone per associazione per delinquere finalizzata alla produzione e commercializzazione di prodotti contraffatti e per ricettazione. Il sodalizio avrebbe creato una vera e propria filiera del falso che produceva, in Toscana, borse contraffatte di elevata qualità e di altissimo valore commerciale, anche 17.000 per ogni singolo pezzo, destinate al mercato europeo ed a quello dell’estre-mo Oriente. Sono stati  sequestrati  prodotti contraffatti pronti per essere messi in commercio, attrezzature industriali, immobili, quote societarie, conti correnti e auto di lusso. Luglio 2011, accesso ispettivo della DIA, delle Forze di Polizia di Firenze e dell’Ispettorato del lavoro, disposto dalla Prefettura,  nel cantiere del Parco della Musica. Sono state eseguite verifiche su atti amministrativi, appalti, subappalti e sicurezza del cantiere.  Agosto 2011,  la DIA Bari e Firenze ha effettuato un sequestro preventivo di beni mobili e immobili nei confronti di esponenti di organizzazioni criminali albanesi e pugliesi, dedite al traffico internazionale di sostanze stupefacenti, con basi operative in Puglia, Lombardia e Toscana. I sequestri sono stati eseguiti nei confronti di soggetti residenti nelle province di Firenze e Pisa. Settembre 2011, operazione Uomini duri, i Carabinieri della Compagnia di Casarano congiuntamente a quelli del-la Compagnia di Borgo San Lorenzo (FI), su disposizione della DDA di Lecce, hanno arrestato 12 persone  di naziona-lità italiana ed albanese per associazione per delinquere finalizzata al traffico internazionale di sostanze stupefacenti aggravato dal reato transnazionale. La droga viaggiava occultata negli pneumatici di autocarri della ditta Primiceri Trasporti che facevano la spola con l’Albania (attraversando il canale d’Otranto a bordo di traghetti diretti a Brindisi) e, all’arrivo in Salento, veniva stoccata in depositi siti a Surbo e Casarano per poi essere avviata, oltre che nel Salento, anche nel Veneto, in Toscana ed a Roma. Sono state sequestrate sei società, una nave-traghetto, settantanove autoveicoli (tra TIR, semirimorchi, autocarri ed autovetture) per un valore di circa 20 milioni di euro.  Settembre 2011, offendevano i clienti, usavano espressioni scurrili, in un caso hanno imbrattato i muri del bar con escrementi umani. Una baby-gang  di minorenni è stata denunciata dopo il furto alla stazione ferroviaria di Empoli di un estintore che è stato svuotato all’interno del bar in presenza della proprietaria e di alcuni clienti.  Quattro i ragazzini, tra i 15 e i 16 anni, italiani, studenti e di buona famiglia, finiti nei guai dopo le indagini condotte dalla polizia.  Sono stati segnalati alla Procura della Repubblica dei Minori di Firenze per una serie di reati: imbrattamento di edifici, molestie, furto.  Settembre 2011, operazione Apogeo, i Carabinieri del R.O.S.  ed i militari del G.I.C.O. della Guardia di Perugia, Ca-serta, Ancona, Firenze, Padova e Pesaro hanno concluso un importante intervento nei confronti di un’organizzazione criminale dedita alla truffa aggravata, riciclaggio, bancarotta fraudolenta, emissione ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, con l’aggravante del metodo mafioso. Sono state arrestate 16 persone e sottoposte a sequestro preventivo  beni mobili ed immobili per un valore stimato di oltre 100 milioni di euro. L’associazione per delinquere aveva base ope-rativa in Perugia ed operava in Umbria, Toscana, Marche ed altre zone del territorio nazionale, ed era diretta da soggetti di origine campana residenti nel capoluogo umbro, risultati in collegamento con alcuni esponenti del  clan dei casalesi.  Il sodalizio criminale investiva, nel circuito economico delle aree d’influenza, ingenti capitali rivenienti dall’organizzazione camorristica, mediante la creazione o l’acquisizione di società operanti nel settore alberghiero, della ristorazione e dell’edilizia, molte della quali con sede inesistente o fittiziamente collocata all’estero, ed operanti mediante prestanome; inoltre, acquisiva  attività imprenditoriali in difficoltà finanziarie che, una volta “svuotate” della loro sostanza economi-ca, venivano utilizzate per il compimento di sistematiche truffe in danno di fornitori, false fatturazioni per operazioni inesistenti e distrazioni di capitale, fino a condurle al fallimento.  Settembre 2011, i Carabinieri di Lecce hanno smantellato due organizzazioni criminali  dedite al traffico in-ternazionale di stupefacenti dalla Spagna e dall’Olanda verso il nord Italia, passando per la Svizzera e la Francia. Le organizzazioni erano attive in Lombardia, Liguria, Piemonte, Marche, Abruzzo e Toscana. Nel corso dell’operazione sono stati eseguiti 25 arresti, nonché sequestri di società commerciali, beni mobili ed immobili. Le indagini che hanno portato agli arresti eseguiti oggi dai Carabinieri sono partite nel marzo del 2007, dall’arresto di uno spacciatore albanese a Dicomano (FI). Gli investigatori sono risaliti ai suoi fornitori, e da questi alle diverse associazioni criminali dedite al traffico di sostanze stupefacenti nel nord e nel sud Italia. Settembre 2011, i Carabinieri della Stazione di Firenze Peretola hanno arrestato un imprenditore cinese, accusato di sfruttamento della manodopera clandestina. I militari hanno controllato alcune ditte della zona e tra queste una pelletteria in via Pratese. Qui i Carabinieri hanno arrestato un 36enne cinese in quanto, all’interno del laboratorio, impiegava come manodopera alcuni suoi connazionali irregolari.  Settembre 2001, i Carabinieri di Empoli (FI) hanno arrestato tre cittadini albanesi ritenuti responsabili di rapina fatta nei confronti di una coppia empolese, degenerata in violenza sessuale ai danni di una giovane  donna. Ottobre 2011, operazione Mimesis, mettevano in piedi vere e proprie sceneggiate per estorcere denari ai danni di ignari cittadini. Gli attori, però, erano pericolosi criminali legati alla camorra napoletana, pluripregiudicati e con decine di sentenze passate in giudicato. Una banda ben organizzata, che dalla Campania aveva messo le sue radici in Toscana, soprattutto nelle zone limitrofe a Firenze. L’organizzazione è stata sgominata dalla Guardia di Finanza di Firenze che hanno arrestato 12 persone con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di estorsioni e usura, aggravati dall’utilizzo del metodo mafioso. Le indagini sono partite dalla dichiarazioni di alcuni pentiti. Otto persone sono state arrestate in Toscana. Tra questi due professionisti fiorentini.  La banda utilizzava intimidazioni in puro stile mafioso, minacciando e creando un clima di terrore per le vittime e le loro famiglie. L’organizzazione criminale aveva base in Toscana, nelle province di Firenze (Vinci e Scandicci), Pistoia (Buggiano) e Prato. Quasi tutti erano di origine napoletana, aggregati ai clan Misso e Lo Russo. C’era un solo straniero, un albanese. I due capi erano già stati condannati per associazione di stampo mafioso e dal 2000 si sono trasferiti a Firenze e hanno creato una rete criminale, con parenti (quattro sono fratelli) e amici, tutti con precedenti penali. Nessuno di loro aveva un lavoro, ma avevano un alto tenore di vita. Il gruppo era dedito anche ai prestiti di somme di denaro con tassi usurai, del 10% al mese . Nel corso dell’operazione sono state sequestrate due auto, un Rolex d’oro, conti correnti per oltre 70mila euro, 10mila euro in contanti e una moto.   Ottobre 2011, un narcotrafficante marocchino è stato arrestato a Firenze dalla Polizia Ferroviaria con 31 chili di hashish. Ottobre 2011, sono stati arrestati a Firenze, Bologna, Copparo (FE) e Genova, 9 albanesi responsabili di traffico internazionale e spaccio di sostanze stupefacenti nell’ambito di 3 distinte organizzazioni, collegate tra loro, che ope-ravano tra Firenze e Bologna, importando cocaina dall’Olanda. La sostanza stupefacente era acquistata nel nord Europa e condotta a Firenze all’interno di automobili di grossa cilindrata, che facevano la spola tra l’Olanda e l’Italia. La droga era trattata all’interno di appartamenti presi in locazione nel centro del capoluogo toscano. Gli appartenenti al gruppo criminale  si erano ben mimetizzati nel tessuto sociale svolgendo attività lavorative di copertura (falegname, gestore di un bar, tassista). Durante le indagini, in distinte operazioni, sono stati intercettati i corrieri che trasportavano le sostanze stupefacenti con l’arresto di 7 persone ed il sequestro di: 9,3 kg di cocaina, 800 gr. di marjuana, 326 gr. di hashish, 202.000,00 euro in contanti, 4 autovetture. Ottobre 2011, un romeno accoltellato a Firenze. L’uomo, che presentava sette ferite da arma da taglio, è stato trovato a terra sul ponte Vespucci. Ottobre 2011, la Squadra Mobile di Firenze ha arrestato cinque persone  presunti mandanti ed esecutori dell’incen-dio che, il 15 aprile 2008, distrusse completamente la discoteca Meccanò a Firenze.  In particolare sarebbero stati due i mandanti, tra cui il titolare di un’altra discoteca fiorentina: entrambi sono accusati anche di estorsione messa in atto con modalità tipiche dell’intimidazione mafiosa. Dall’indagine è emersa la presenza del clan mafioso palermitano dei Cavataio, Il clan, assieme al noto imprenditore pratese dei locali notturni, aveva ingaggiato un gruppo di fuoco com-posto da tre cittadini italiani di etnia Sinti per incendiare il Meccanò. A finire in carcere anche il capo  dell’ala “toscana” dei Cavataio, nota famiglia protagonista di uno storico scontro negli anni ’60 con i Corleonesi di Riina e Provenzano.  Novembre 2011, i Carabinieri di Bagno a Ripoli (FI) hanno arrestato un ragazzo albanese di 17 anni, leader di una baby-gang attiva nel quartiere di Gavinana a Firenze, che il giugno scorso aveva rapinato un coetaneo puntandogli un coltello all’addome per farsi consegnare i suoi occhiali da sole. Al momento dell’arresto, il giovane bullo ha minacciato i Carabinieri di bruciare le loro auto non appena tornato in libertà. Lo hanno trovato in possesso di un coltello con una lama di 18 centimetri, forse lo stesso usato per la rapina. In base a quanto emerso, il minore, già noto alle forze dell’ordine per episodi legati ai reati di furto, ricettazione e lesioni, da mesi sarebbe capo di una baby gang che terrorizza il quartiere di Gavinana, finora uno dei più tranquilli della città. Con la sua banda metteva a segno bravate e scorribande ai danni di coetanei, fino ad arrivare in alcuni casi a compiere reati. Sempre in base a quanto spiegato dagli investigatori, le indagini non sono state semplici perché il più delle volte le vittime dei reati non intendevano denunciare gli episodi, spesso per timore di ritorsioni o perché temevano di rovinare la vita di un giovane non adeguatamente educato dalla famiglia.    Novembre 2011, i Carabinieri di Firenze hanno eseguito otto ordinanze di custodie cautelari, per un’inchiesta su una truffa nell’ambito delle assicurazioni automobilistiche. Nel corso dell’operazione sono stati sequestrati  beni mobili ed immobili in diverse province della Toscana. L’inchiesta è coordinata dalla Procura di Firenze che ipotizza il reato dell’associazione per delinquere finalizzata alla truffa nell’ambito delle Rc Auto. Dicembre 2011, la Guardia di Finanza ha arrestato due cittadini albanesi per traffico di sostanze stupefacenti. Sono stati sequestrati 7 chili di cocaina e 130 grammi di eroina. Dicembre 2011, operazione Doma, la DIA ha arrestato 50 persone ritenute appartenenti o contigue ai casalesi. L’attività ha interessato, oltre Forlì-Cesena, anche Firenze, Lucca e Rimini.  Dicembre 2011, la Sezione Criminalità Organizzata della Squadra Mobile fiorentina ha eseguito 7 misure cautelari. L’operazione ha consentito di smantellare un’organizzazione criminale composta da esponenti della camorra campana,  capeggiato dai clan Ligato, Russo e Bardellino. Al sodalizio criminale sono stati sequestrati 9 milioni di euro ed è stata calcolata un evasione fiscale per 20 milioni di euro. Estorsioni, tentate corruzioni, riciclaggi e reati societari sono alcuni dei reati che sarebbero stati compiuti attraverso il sistematico uso della forza e della intimidazione, contestati alle 31 persone indagate a vario titolo. Estorsioni ed analoghe azioni sono state commesse in danno di aziende dislocate tra le province di Firenze, Pisa e Prato. L’organizzazione criminale era specializzata principalmente all’acquisizione di aziende in crisi. Dopo l’offerta iniziale di aiuti e sostegni economici il gruppo, capeggiato dai clan Ligato, Russo e Bardellino, ne assorbiva completamente la gestione anche attraverso violenze e minacce. Una, in particolare, era stata assorbita dal clan per gestire le corse automobilistiche di rally al quale il capoclan e il figlio partecipavano come semiprofessionisti. Le operazioni di acquisizione venivano finanziate con ingenti capitali prelevati da conti esteri. In questo modo gli esponenti del sodalizio criminale hanno ottenuto considerevoli vantaggi economici, reinvestiti nell’acquisto di autovetturedi lusso e di proprietà immobiliari in Toscana, Sardegna e Campania, che venivano regolarmente intestate a terzi. La contabilità delle società acquisite veniva gestita quasi completamente al nero. L’evasione fiscale era basata sulla costitu-zione di società «cartiere», cioè esistenti solo sulla carta, che emettevano fatture false a beneficio di società del settore tessile, le quali, a loro volta, le contabilizzavano generando così falsi crediti di imposta impiegati poi per il pagamento dei tributi attraverso l’istituto della compensazione. Le società erano intestate a prestanome, che per questo compito perce-pivano dagli 800 ai 1.500 euro al mese, e avevano una durata media di due anni: quindi venivano liquidate e sostituite con altre dello stesso tipo. Fori di proiettili sulle portiere delle auto, minacce a mano armata, intimidazioni mostrando la pistola: questi alcuni dei metodi adottati nel corso degli anni dal gruppo criminale che si era insediato in Toscana dalla metà degli anni ‘80. A dare il via alle indagini è stata la testimonianza di un imprenditore titolare di una ditta di Castelfiorentino (FI), che nell’ottobre del 2009 denunciò alla polizia un colpo d’arma da fuoco esploso sulla portiera della sua auto. Durante la deposizione emerse che l’uomo d’affari alcuni mesi prima aveva accettato l’aiuto finanziario di un imprenditore campano, uno dei principali indagati nell’inchiesta.  Gennaio 2012, operazione Lockpicking, il Commissariato di Empoli ha arrestato cinque georgiani per  associazione per delinquere finalizzata alla commissione di furti in appartamento, ricettazione e uso di documenti falsi. Gli arrestati avevano affinato la cosiddetta tecnica del “lockpicking” che consiste nell’aprire senza alcuna effrazione le porte blindate delle abitazioni con serratura a doppia mappa, utilizzando chiavi alterate e grimaldelli. L’ attività investigativa, iniziata nel mese di agosto dello scorso anno, aveva consentito di accertare che tre componenti della banda - insieme ad altri 12 connazionali denunciati a vario titolo - spesso muniti di documenti bulgari o lituani falsi, avevano costituito con ruoli diversi una vera e propria associazione a delinquere con base logistica in Empoli. Le indagini hanno permesso di accer-tare la consumazione di svariati furti in abitazione da parte di questo gruppo criminale, in diverse città italiane: Bari, Firenze, Grosseto, Livorno, Pontedera, Ferrara e Padova.  Gennaio 2012, la Squadra Mobile di Firenze ha  arrestato il rapinatore che nel mese di novembre 2011 aveva rapina-to una coppia di anziani coniugi sordomuti che lo avevano sorpreso a rubare nel loro appartamento in zona Faentina.   Gennaio 2012, i Carabinieri di Torre del Greco (NA), hanno catturato il latitante  Carmine Esposito, 55 anni, di Casoria, ricercato in tutta Europa per 2 provvedimenti restrittivi emessi dalla magistratura del centro e Nord Italia (11 anni e 11 mesi di reclusione per  associazione per delinquere finalizzata alle rapine e rapina con  sequestro di persona, reati commessi a Parma e a Firenze). I militari lo hanno arrestato a San Giorgio a Cremano mentre si  aggirava per la cittadina in compagnia di un pregiudicato 44enne  ritenuto affiliato al clan camorristico dei Sarno, che  è stato arrestato per favoreggiamento.  Gennaio 2012,  operazione Light in the woods, trenta ordinanze di custodia cautelare in carcere sono state emesse dalla Procura distrettuale antimafia di Catanzaro. L’indagine ha interessato anche le città di Torino, Firenze, Genova, Lucca, Massa Carrara e Parma. Gli arrestati sono indiziati di appartenere alla locale di ‘ndrangheta denominata Ariola, attiva nella zona delle Preserre vibonesi (Vibo Valentia). Gli indagati sono ritenuti responsabili di associazione mafiosa finalizzata alle estorsioni, ai danneggiamenti ed alla turbativa di appalti pubblici con il coinvolgimento anche di amministratori pubblici. Gennaio 2012, ignoti hanno squarciato tutte e quattro le gomme dell’auto privata del sindaco di Barberino Mugello (FI), Carlo Zanieri, parcheggiata vicino all’abitazione, nella  centrale piazza Cavour.  Gennaio 2012, la Polizia di Stato ha arrestato tre cittadini georgiani, responsabili di una serie  di furti  ai danni di esercizi commerciali avvenuti nel centro di Firenze.  Febbraio 2012, operazione Ronzinante, i militari della Guardia di Finanza di Firenze hanno eseguito sequestri di tutto ciò che può essere riconducibile al clan camorristico Terracciano (oltre che in Toscana, anche Campania, Basili-cata, Lazio, Sicilia, Friuli, Emilia Romagna, Umbria), per un valore totale di 41.000.000 di euro (44 società, 31 immobili - 21 nella sola Toscana - 31 autoveicoli, 1 yacht di lusso, 17 cavalli, 67 rapporti finanziari, 2 cassette di sicurezza). Sono stati sequestrati anche i ristoranti e pizzerie della catena denominata Don Chisciotte. Il clan dei Terracciano,  attivo nei quartieri spagnoli di Napoli,  secondo gli inquirenti,  ha avuto la forza di realizzare una nuova associazione camorri-stica del tutto autonoma da quella partenopea. In 20 anni ha creato nelle province toscane un vero e proprio impero: catene di ristoranti, scuderie di cavalli e immobili vari, ai quali si aggiungono yacht e macchine di lusso. Il famigerato clan fondato dai fratelli Giacomo e Carlo (60 e 63 anni), era legato a doppia mandata alla nuova camorra organizzata di Raffaele Cutolo; dopo l’esperienza partenopea, si trasferisce da Pollena Trocchia (Na), a partire dai primi anni ‘90 e approda in territorio pratese. Le loro attività rimangono le stesse: usura, estorsione, sfruttamento della prostituzione e i capitali  sono stati  reimpiegati attraverso l’acquisizione di attività economiche lecite e in operazioni immobiliari soprattutto nelle province di Prato, Lucca e Firenze. Nei guai è finito anche il noto imprenditore pratese, titolare della catena di ristoranti Don Chishotte e di altri locali presenti in prossimità di importanti e frequentatissime strutture commerciali come l’Uci Cinemas a Campi Bisenzio e l’Outlet a Barberino del Mugello. L’imprenditore pratese, secondo i finanzieri, riceveva dai Terracciano ingenti somme di denaro che gli hanno permesso l’apertura di ben 10 punti di ristorazione. I sequestri  sono stati eseguiti anche a Lucca. Nel mese di marzo 2012, la Guardia di Finanza ha sequestrato ulteriori 1,6 milioni al clan Terracciano. Il provvedimento è stato eseguito nei confronti di un uomo già implicato nell’indagine, al quale sono stati sequestrati una società e tre conti correnti bancari intestati ad esercizi commerciali di Firenze, Campi Bisenzio e Barberino di Mugello.  Marzo 2012, operazione Tulipano, ventuno chili di sostanze stupefacenti complessivamente sequestrati tra Firenze e Roma, cinque arresti e una grossa organizzazione che dall’Olanda faceva arrivare la droga fino al mercato aretino smantellata dalle Squadre Mobili di Arezzo e Firenze. La droga era destinata al mercato di Arezzo. Fatto inserito nel report di Arezzo.  Marzo 2012, un incendio è divampato  in una falegnameria di via Aretina a Firenze ospitata in una dependance di una casa colonica di proprietà del Comune. Il rogo potrebbe essere di natura dolosa. La scintilla che ha provocato l’incendio potrebbe essere partita da una bombola di Gpl che i vigili hanno trovato aperta.  La recinzione di accesso alla falegnameria era divelta.  Da qui l’ipotesi che qualcuno possa aver intenzionalmente appiccato il fuoco. Marzo 2012, la DDA di Firenze ha inoltrato la richiesta di rinvio a giudizio per associazione per delinquere fina-lizzata al riciclaggio, truffa, fatturazione per operazioni inesistenti e presentazione di dichiarazioni fiscali infedeli nei confronti di 11 indagati. Secondo gli investigatori, un imprenditore campano, residente a Vignola (MO), sarebbe stato il perno centrale attorno al quale, tra il 2004 e 2005, si è sviluppato un complesso sistema di riciclaggio che ha visto coin-volti da una parte affiliati a clan camorristici napoletani/casalesi e malavitosi nolani e dall’altra un imprenditore di Barberino del Mugello, titolare di un’impresa di trasporti ubicata a Vaglia, fallita nel 2006. Proprio un filone investigati-vo di tale indagine ha permesso, nel marzo 2010 alla DDA di Bologna ed ai finanzieri del GICO  di Bologna di arrestare nel marzo 2010 20 affiliati e fiancheggiatori del clan dei casalesi, da anni stabilizzatisi nel modenese. Fatto inserito nel report di Arezzo.  Maggio 2012, operazione Cime bianche, i finanzieri del GICO di Firenze, hanno eseguito 13 ordinanze di custodia cautelare nei confronti di 12 albanesi ed 1 italiano accusati di traffico internazionale di sostanze stupefacenti. Gli arresti sono stati effettuati a Follonica, Milano, San Severo, Torremaggiore, San Giorgio Jonico. L’organizzazione criminale, dedita all’importazione di eroina e cocaina dal Nord Europa (Olanda e Francia) verso l’Italia (Toscana, Puglia, Lombardia, Liguria, Lazio, Emilia Romagna), era guidata da 2 albanesi (legati da vincoli di parentela) che si muovevano tra l’Olanda ed il Nord della Francia. I due si occupavano della gestione degli acquisti in Olanda, del-la spedizione, con loro corrieri di fiducia, in Francia ed Italia (Torino, Milano, Bologna, Firenze, Grosseto, Roma, Foggia e Taranto) dove era venduta all’ingrosso ad organizzazioni di loro connazionali che provvedevano al taglio e confezionamento dello stupefacente per poi spacciarlo sul mercato locale. L’operazione ha portato al sequestro, in Italia, di complessivi 15 Kg. di cocaina (di cui circa 7 Kg a Firenze e 8 kg. a Torino) e 4 kg di eroina (3,5 Kg A Poggio Imperiale (FG) e 0,5 Kg a Firenze).90.   Aprile 2012, operazione Dirty call, le Squadre Mobili di Livorno e Firenze  hanno eseguito una vasta operazione antidroga: 56 le ordinanze cautelari emesse dai Gip del Tribunale di Firenze e Livorno. I provvedimenti restrittivi sono stati emessi per i reati di: associazione per delinquere finalizzata al traffico internazionale, alla detenzione ed allo spaccio di stupefacente, nonché spaccio continuato, in concorso, di stupefacenti del tipo cocaina ed eroina, e per numerosi specifici reati quali rapina aggravata, porto e detenzione illegali di armi comuni da fuoco. L’operazione della Polizia ha dimostrato l’esistenza di 4 gruppi criminali che operavano a Livorno e Firenze i cui componenti erano dediti tutti all’approvvigionamento e allo smercio di notevoli quantitativi di eroina e cocaina. La droga proveniva dalla Tunisia, dai Paesi Bassi e dalla Francia, attraverso corrieri che la nascondevano su automezzi o in ovuli, all’interno della persona, e veniva poi distribuita a Livorno e Firenze.  Ciascun viaggio permetteva l’importazione di un quantitativo di cocaina da un minimo di 500 grammi ad un massimo di 1,5 chili. Aprile 2012, ignoti hanno rubato 300mila  euro contenuti in un furgone portavalori di un istituto di vigilanza. È successo nel parcheggio di un supermercato  a Sesto Fiorentino (FI). I malviventi hanno rotto il finestrino del furgone, lasciato forse incustodito, e hanno preso 300mila euro  contenuti in dei sacchetti.  Aprile 2012, si è concluso con un arresto, il ferimento di due persone tra cui un poliziotto e un tamponamento a catena sul viadotto dell’Indiano, l’inseguimento di un’auto con  quattro persone a bordo, che non si era fermata all’alt,  all’Osmannoro, a Firenze.  Arrestato l’uomo che guidava il veicolo che non si è fermato all’alt. Secondo una prima ipo-tesi, stavano  progettando una rapina a un imprenditore cinese dell’Osmannoro.  Aprile 2012, i Carabinieri del Nas di Firenze hanno sequestrato farmaci irregolari per un valore complessivo di 17mila euro.   Aprile 2012, spacciavano tessuti sintetici importati dalla Cina per prodotti in cachemire e seta. Per questo 4 cittadini cinesi, tre residenti a Roma e uno a Firenze, sono stati denunciati dalla Guardia di Finanza di Firenze. Sono stati sequestrati, tra Firenze, Roma e Guidonia Montecelio, 1.423.199 accessori per abbigliamento non a norma, per un valore complessivo di 8,5 milioni di euro. I controlli, spiega la Guardia di Finanza, sono iniziati in un negozio del centro storico di Firenze, gestito da un cittadino cinese, dove venivano venduti accessori di moda in cachemire e seta a prezzi molto bassi.   Maggio 2012, è stata smantellata a Firenze una banda composta da casalesi e fiorentini che prestava soldi ad usura con tassi altissimi e con feroci azioni di rappresaglia verso chi non era in grado di restituire i quattrini con la celerità richiesta. Alcuni commercianti di Firenze, Lucca e Montecatini Terme (PT) erano costretti a prendere il denaro in pre-stito  nell’area di provenienza dei malavitosi, che potevano fare pressione psicologica sui malcapitati, facendo vedere loro le aderenze che avevano sul territorio campano. All’atto della richiesta di restituzione del soldi compresi interessi a tassi che arrivavano al 400%, minacce di pestaggio se non di morte. Due esponenti del clan Bidognetti, partivano da Villa Literno in Ferrari e alloggiavano a Firenze a spese dei malcapitati clienti, arrivando - sembra - addirittura a minacciare con le armi i riottosi. Sono finiti in carcere anche i tre fiorentini che agivano sul territorio toscano per conto del clan camorristico.   Maggio 2012, la Squadra Mobile di Firenze ha catturato un latitante condannato in via definitiva nell’ottobre 2011 a 4 anni e 7 mesi di reclusione per reati inerenti gli stupefacenti. L’uomo, un calabrese di 43 anni, si trovava in compagnia di alcuni pregiudicati in un locale di via Alamanni. Giugno 2012, operazione Neverfull, i Finanzieri di Padova hanno smantellato un’organizzazione criminale che nel periodo 2009/2012 ha commercializzato all’estero milioni di borse, giubbotti, cinture, portamonete ed accessori per l’abbigliamento falsi per un valore commerciale di oltre 10 milioni di euro. Sono stati denunciate 29 persone per i reati di associazione per delinquere finalizzata alla produzione, commercializzazione e vendita di prodotti recanti mar-chi contraffatti, e sono stati sequestrati  43.000 prodotti contraffatti, 2 macchinari, 300 kg di pelle e 350 mt di tessuto recanti marchi contraffatti. Numerose perquisizioni sono state svolte in tutta Italia, nelle provincie di Padova, Treviso, Vicenza, Bologna, Rimini, Reggio Emilia, Piacenza, Firenze, Pisa, Prato, Grosseto, Palermo e Taranto. Settembre 2012, operazione Trinity, i Carabinieri del Nas di Firenze hanno eseguito 18 misure cautelari e 35 perquisizioni in tutta Italia nell’ambito dell’inchiesta coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Firenze. Altre sedici persone risultano indagate. Quattro fra i destinatari di ordinanze in carcere o domiciliari sono latitanti. Le indagini sono partite l’agosto del 2011, quando un fiorentino culturista ed ex pugile, è stato ricoverato a Careggi in gra-vissime condizioni per problemi cardiaci legati all’abuso di steroidi anabolizzanti. Da lì, risalendo la filiera dei fornitori, i militari del Nas sono risaliti ai vari livelli dell’organizzazione che, secondo le indagini, era in grado di importare ille-galmente in Italia oltre 100 chili di sostanze dopanti all’anno. Prato era il centro di smistamento. Tra i reati contestati, a vario titolo, anche l’associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze vietate per doping e di stupefacenti, il contrabbando, la ricettazione, la fabbricazione, l’esercizio abusivo della professione di medico e farmacista, l’abuso di ufficio e l’uso di documenti di identità falsi. I documenti falsi erano utilizzati per indicare persone inesistenti come de-stinatarie dei prodotti dopanti in arrivo dall’estero. Un quintale di steroidi in arrivo ogni tre mesi in Toscana e dirottato sia nel resto d’Italia, specie in Lombardia, sia all’estero. Questo il volume del commercio illegale scoperto dal Nas. Gli ordini venivano fatti prevalentemente via internet e le spedizioni avvenivano sia tramite corrieri espresso internazionali sia con il normale servizio postale. Durante le indagini sono state sequestrate 600 confezioni di medicinali anabolizzanti in formato multidose e oltre 6.000 compresse di sostanze come nandrolone, epo, ormone della crescita. Settembre 2012, i Carabinieri del Comando Provinciale di Firenze hanno eseguito nelle province di Roma, Catanzaro e Reggio Calabria, 7 arresti nei confronti di appartenenti ad un’organizzazione dedita all’importazione, produzio-ne e allo spaccio di stupefacenti, con collegamenti con la ‘ndrangheta calabrese. Le indagini, coordinate dalla DDA di Firenze, avevano già consentito di sequestrare complessivamente circa 40 Kg di cocaina e metamfetamina e di arrestare 6 corrieri internazionali. Un rinomato ristorante ed un centro benessere nella Capitale sono stati sottoposti a sequestro preventivo. Settembre 2012, la Guardia di Finanza ha individuato un’organizzazione dedita al traffico di cocaina che aveva base a Cirò  Marina (KR), gestita da appartenenti alle cosche della ‘ndrangheta. L’attività di indagine  ha portato al sequestro a carico dei soggetti interessati di alcune ville e abitazioni di pregio anche in Toscana a Bagno a Ripoli (FI).    Dicembre 2012, sei persone sono state arrestate nelle province di Napoli, Roma e Firenze dai Carabinieri di Firen-ze in un’inchiesta su episodi di usura ed estorsioni con l’aggravante del metodo mafioso. Gli arrestati sono affiliati al clan camorristico Gallo-Vangone-Limelli che opera nel Napoletano. L’inchiesta è partita nel luglio 2012 dopo la denuncia del titolare di una ditta di trasporti dell’empolese. Dicembre 2012, operazione Vulcano, al termine di una indagine coordinata dalla DDA che conta 100 indagati (nel corso della quale c’erano già stati arresti nel febbraio 2011 e poi nel marzo 2012), i Carabinieri del ROS hanno arrestato 17 persone accusate di associazione di stampo mafioso, estorsione, usura e tentato sequestro di persona a scopo estorsivo, aggravati dal metodo mafioso. Oltre a torchiare gli imprenditori con le richieste di denaro, gli espo-nenti vicini al clan Vallefuoco costringevano alcuni imprenditori a cedere loro l’attività, per servirsene ai fini di truffe fiscali a società e banche, oppure prosciugavano di tutte le risorse disponibili alcune aziende e poi le facevano fallire. Come è successo nel caso di una società di Calenzano, in provincia di Firenze, di cui il gruppo criminale si è impossessato convincendo poi un uomo gravemente malato a fare da prestanome in cambio di una lauta ricompensa in denaro. La vittima aveva pensato di lasciare questo denaro alla sua famiglia (sapendo di dover morire), ma non aveva fatto i conti con i personaggi di cui era caduto in trappola: quella che aveva visto come un’occasione si è trasformata in un incubo, ha subito minacce su minacce e alla fine non ha visto neanche un soldo ed è morto.  Dicembre 2012, maxi inchiesta sul pericolo crollo di ponti, caselli e cartelli autostradali. Dall’indagine, svolta dal Centro Operativo DIA di Firenze e coordinata dalla locale Procura della Repubblica, emergerebbe anche l’ombra della camorra sulla realizzazione di queste opere. Tutto scaturisce dalla testimonianza resa da un ex Carabiniere alla DIA di Milano. Secondo il testimone, i lavori eseguiti da una società di Castellamare di Stabia lungo le autostrade della nostra penisola e non solo sarebbero a rischio crollo. Dall’operazione della DIA abbiamo appreso che, un paio di settimane fa, sono crollati alcuni pannelli dal casello di Rosignano, fortunatamente senza alcun ferito. La società finita sotto inchiesta ha eseguito i lavori anche in altre zone della Toscana quali: i caselli autostradali di Firenze Nord (A1), di Viareggio, di Frizzone (A11), del casello e del nuovo cavalcavia in ferro  Capannori (LU).  Gennaio 2013, la Squadra Mobile di Firenze ha arrestato due maghrebini, un uomo e una donna, per detenzione di sostanze stupefacenti ai fini di spaccio e violazione della normativa sulle armi. In casa i due avevano mezzo quintale di sostanze stupefacenti, una pistola con 50 cartucce e 13.000 euro in contanti.  Gennaio 2013,  operazione Mixer, la Guardia di Finanza ha eseguito un provvedimento  di sequestro beni per 15 milioni nei confronti di cinque imprenditori della provincia di Palermo, arrestati nell’aprile 2009 con l’accusa di associazione mafiosa e truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche.  Secondo le indagini,  con l’appoggio delle famiglie mafiose madonite, i cinque imprenditori avrebbero controllato l’assegnazione degli appalti pubblici e privati. Molti dei beni sequestrati  si trovano in Toscana ed, in particolare:  a Firenze (intero capitale e complesso dei beni aziendali di una società a responsabilità limitata), in provincia di Lucca,  a Livorno, a Prato e a Sinalunga (SI).  Gennaio 2013, indagine su un presunto conflitto fra bande di parcheggiatori abusivi per il controllo dell’area di sosta davanti all’Ikea dell’Osmannoro, nel comune di Sesto Fiorentino (FI).  In base a quanto emerso dall’inchiesta il controllo dell’area sarebbe conteso fra due gruppi: uno composto da nigeriani e l’altro da nomadi. Nel maggio 2012, fra le due fazioni ci fu una rissa con spranghe. I reati ipotizzati nell’indagine sono violenza privata, tentata truffa e tentata estorsione. In base a quanto ricostruito, i clienti sarebbero importunati con insistenti e minacciose richieste di denaro per il parcheggio o per l’aiuto ricevuto - ma non richiesto - per caricare la merce sulle auto.    Febbraio 2013, un bar di piazza Pitti è stato sequestrato dalla Polizia di Stato di Napoli. Lo storico esercizio pubblico è di proprietà di una società con sede legale nella città partenopea. Quindici milioni di euro l’ammontare di immobili ed esercizi posti sotto sigillo. Il provvedimento del Tribunale di Napoli colpisce Carmine D’Ario, considerato componente di un’organizzazione di narcotrafficanti, e della suocera, accusata di aver reimpiegato capitali da usura in attività economiche. D’Ario è ritenuto personaggio di elevata pericolosità sociale e ha numerosi precedenti per asso-ciazione per delinquere, violazione della legge sugli stupefacenti, favoreggiamento della prostituzione, violazione della legge sulle armi, commercio di prodotti con segni falsi, partecipazione al gioco d’azzardo e ricettazione. Secondo le forze dell’ordine,  l’uomo era inserito in un gruppo di narcotrafficanti (facente capo a Timpano Vincenzo, legato alla criminalità organizzata calabrese).  Febbraio 2013, le Squadre Mobili di Caserta e Firenze, coordinate dal Servizio Centrale Operativo, hanno arresta-to 23 persone appartenenti alle famiglie Schiavone, Iovine e Russo, affiliate al clan dei casalesi. I reati contestati sono associazione di tipo mafioso, estorsioni, e reati connessi alle armi. L’operazione  si è  svolta nell’ambito di un’inchiesta dei magistrati della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli. Alcuni dei provvedimenti restrittivi sono stati disposti dall’Autorità Giudiziaria di Firenze. I centri operativi della D.I.A. di Napoli e Firenze hanno eseguito sequestri, in città della Toscana e della Campania (decine fra immobili, aziende, attività commerciali) per un ammontare di oltre 20 milioni di euro. Parallelamente, con la collaborazione del Reparto prevenzione crimine e della Polizia scientifica sono in corso 30 perquisizioni per la ricerca di armi ed esplosivi. Ammonta a circa 5 milioni di euro il valore complessivo dei beni sequestrati in Toscana. I sigilli sono scattati per appartamenti, aziende ed esercizi commerciali ubicati nelle pro-vince di Lucca e Massa Carrara e intestati ad affiliati al gruppo camorristico o a prestanome. In particolare, a Viareggio gli agenti della Direzione Investigativa Antimafia hanno posto sotto sequestro preventivo un negozio di alimentari e una ricevitoria del lotto, quattro società edili, due terreni agricoli e dieci appartamenti. Una società edile è stata sequestrata a Lucca, e due a Camaiore (LU).  Altri arresti sono stati eseguiti anche nel viareggino e in tutto il versiliese, oltre 30 indagati in totale.  Aprile 2013, operazione Sottotraccia, i Carabinieri di Firenze hanno eseguito 26 misure cautelari in carcere, sulle 37 emesse nei confronti di altrettante persone accusate di traffico di stupefacenti, associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento della permanenza degli immigrati clandestini in Italia, e sfruttamento della prostituzione. In totale, gli indagati sono 38. L’organizzazione criminale è stata sgominata anche grazie al coordinamento del centro internazionale Eurojust dell’Aja, in Olanda. I destinatari dei provvedimenti restrittivi, infatti, risiedono non solo a Firenze e in altre città italiane, ma anche in Albania, Belgio, Francia, Olanda e Svizzera. Sono stati sequestrati complessivamente oltre 6 chili di cocaina purissima e circa 50 chili di sostanza da taglio, per il confezionamento delle dosi, per la successiva im-missione sul mercato fiorentino. Un valore che, prudenzialmente, si può stimare in almeno 1 milione di euro, al prezzo di vendita al consumatore finale. L’operazione, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Firenze, nasce alla fine del 2009 da controlli effettuati sulle attività di prostituzione nella quartiere fiorentino di Novoli. Aprile 2013, operazione “Shiprti”,  la Squadra Mobile di Firenze ha smantellato un sodalizio criminale composto da albanesi  dedito allo sfruttamento della prostituzione e al traffico di stupefacenti. Sono state arrestate eseguite 14 persone.   Le prostitute erano  rumene,  sposate ai loro sfruttatori albanesi per non avere problemi di soggiorno. Spietati e violenti sia con le ragazze, sia con i loro rivali trafficanti, operavano nella zona di Firenze nord. Sono state sequestrate anche alcune armi, 2 kg di eroina e mezzo chilo di coca, parte dello stupefacente proveniente da Napoli.  Aprile 2013, la Squadra Mobile di Caltanissetta, in collaborazione con gli uomini del Commissariato di Polizia di Niscemi e delle sezioni criminalità organizzata della Mobile di Potenza, L’Aquila, Firenze Milano, Roma e Perugia, dall’Interpool e dalla Polizia tedesca, ha arrestato otto esponenti delle cosche mafiose di Gela e di Niscemi ritenuti responsabili di due omicidi e di un tentativo di omicidio compiuti agli inizi degli anni ‘90, nell’ambito della guerra tra stidda e cosa nostra. In manette anche Raimondo Giuseppe Romano, 44 anni, catturato dalla Squadra Mobile di Firenze. L’uomo, detenuto in stato di semilibertà nel carcere di Sollicciano, è stato intercettato dagli agenti di polizia mentre si recava al lavoro in una ditta edile di Campi Bisenzio. Romano, condannato per associazione di stampo mafiosa e per 2 omicidi commessi nell’89, si trova nella casa circondariale di Firenze dal 1992. Nuove rivelazioni di collaboratori di giustizia hanno permesso di individuare i responsabili dell’assassinio di Paolo Nicastro e Salvatore Campione, esponenti della stidda, giustiziati nel 1991. Romano sarebbe collegato al primo delitto.Conclusioni:La situazione esistente nella provincia di Firenze  è grave ed assolutamente da non sottovalutare. Il numero di gruppi cri-minali che sono passati da questo territorio  è incredibile. Ben 64 sodalizi.  La presenza mafiosa si può definire ai massimi livelli, ed  il rischio colonizzazione è aumentato rispetto alle ultime analisi del 2011.

ESTRATTO RAPPORTO 2018

RELAZIONI ANTIMAFIA

Direzione investigativa antimafia, II° semestre 2016

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CAMORRA E RIFIUTI IN TOSCANA - In Toscana la camorra appare variamente distribuita, con insediamenti più significativi in Versilia e nella provincia di Prato. L’organizzazione mira a mantenere un profilo basso, senza ricorrere ad azioni criminali che possano destare clamore e quindi sollecitare l’attenzione degli inquirenti. Sul territorio operano sodalizi casertani e clan napoletani, che gestirebbero - senza apparenti conflitti - le attività illecite. Tra queste, l’illecito smaltimento dei rifiuti - business in cui la camorra ha assunto negli anni un’elevata specializzazione - si conferma un settore di riferimento anche sulla Toscana. È quanto si rileva da un’indagine, già richiamata nell’analisi introduttiva al presente capitolo, conclusa nel mese di settembre dalla Guardia di Finanza. Le investigazioni (procedimento penale 5695/14 del Tribunale di Firenze), che hanno portato all’arresto di sei persone, al sequestro di beni per 7 milioni di euro e all’emissione di 8 interdittive dell’esercizio della professione, hanno accertato la natura dei rapporti affaristici, ormai consolidati, tra imprenditori toscani ed esponenti del cartello dei Casalesi - gruppi Schiavone-Zagaria, finalizzati all’illecito smaltimento di rifiuti industriali. Non a caso, presso le aziende oggetto delle indagini sono state individuate 80.000 tonnellate di rifiuti smaltiti in modo illegale. È stato, invece, eseguito a fine ottobre dall’Arma dei Carabinieri l’arresto, a Firenze, di un soggetto originario della provincia di Caserta, intraneo al clan dei Casalesi, con la contestuale denuncia di altre tre persone (in esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere nr. 437/16 Reg. mis. caut. - p.p. nr. 23597/14 R.G.N.R.PM -, emessa dal Gip del Tribunale di Napoli il 21 ottobre 2016). Il soggetto è stato accusato di associazione di tipo mafioso e intestazione fittizia di beni, mentre gli altri tre di impiego di denaro di provenienza illecita, aggravato dalle finalità mafiose. Al centro della vicenda la compravendita di una struttura di ristorazione fiorentina.
COSA NOSTRA IN TOSCANA - Nell’intento di perseguire illeciti guadagni, l’influenza di cosa nostra in Toscana non si fonda sul canonico controllo del territorio ma, grazie alla spiccata capacità di mimetizzazione, si sviluppa attraverso tentativi di condizionamento della gestione pubblica, finalizzati soprattutto all’ingerenza negli appalti ed alla infiltrazione dell’economia. Tale strategia risponde, con forme sempre più sofisticate, alla precipua volontà di soggetti affiliati o contigui di non destare allarme sociale. Le attività di contrasto concluse nel tempo hanno rilevato presenze di soggetti vicini ad organizzazioni criminali di matrice siciliana, integrati nel tessuto sociale, dediti prevalentemente al reinvestimento di capitali illeciti, avvalendosi anche di figure professionali dotate di competenze specifiche in campo finanziario e tributario.
'NDRANGHETA IN TOSCANA - Per quanto in Toscana non risultino attive locali di ‘ndrangheta, le cosche continuano a manifestare interesse verso diversi settori dell’economia legale, utilizzati per il reimpiego di denaro proveniente dalle attività illecite. Rilevano, in particolare, l’acquisto e la gestione di esercizi commerciali (specie di ristorazione e intrattenimento), l’attività d’impresa esercitata in forma diretta o indiretta, l’aggiudicazione di lavori pubblici e privati, il mercato immobiliare e il trattamento dei rifiuti. In tale contesto sono segnalate presenze di soggetti riconducibili all’articolazione emiliana della ‘ndrina Grande Aracri di Cutro (KR) ovvero alle famiglie crotonesi, in specie quelle di Strongoli (KR), operative tra Firenze, Prato e Pistoia. Anche San Gimignano (SI) è stato interessato dalla sopra richiamata operazione “Alchemia” della D.I.A. e della Polizia di Stato: uno dei soggetti destinatari del provvedimento, socio di un’azienda con sede in provincia di Firenze, era lì domiciliato. Sempre la D.I.A., nel mese di settembre ha eseguito, in provincia di Prato, un provvedimento di confisca del patrimonio, del valore di circa 4 milioni di euro, nella disponibilità di un soggetto calabrese ivi residente e ritenuto contiguo alle ‘ndrine dei Bellocco e Pesce di Rosarno (RC). La città di Prato è emersa, tra l’altro, nell’ambito di uno degli sviluppi dell’operazione “Grecale Ligure”, che si è concretizzato, nel mese di novembre, con il sequestro (ordinanza nn.2840/15 e 2233/16 R.G.G.I.P. emessa dal Tribunale di Piacenza in data 19 novembre 2016) eseguito dal Centro Operativo di Genova, delle quote di una società - appunto con sede a Prato e del valore di oltre 10 milioni di euro - che gestiva una nota casa di riposo.
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Direzione investigativa antimafia, I° semestre 2017
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'NDRANGHETA IN TOSCANA - In Toscana non si rilevano insediamenti strutturati di natura ‘ndranghetista, sebbene si continuino a registrare presenze di soggetti collegati alle cosche crotonesi, reggine e della provincia di Cosenza. Le attività illecite riconducibili alle predette organizzazioni non forniscono un quadro definito delle aree coinvolte, presentandosi in maniera non omogenea sul territorio, con differenti tipologie di interessi che spaziano dal traffico di stupefacenti allo sfruttamento di manodopera irregolare, dagli appalti pubblici agli investimenti immobiliari e commerciali, con particolare attenzione al settore del turismo. Una modalità d’azione che anche nel semestre ha avuto conferme significative. Nel mese di gennaio, la D.I.A. di Firenze, nell’ambito dell’operazione “Becco d’oca”, ha eseguito il sequestro di un ingente patrimonio costituito da 9 società, 19 immobili (tra fabbricati e terreni), diversi beni mobili registrati e rapporti bancari, per un valore di oltre 5 milioni di euro. Nello specifico, il provvedimento ablativo ha colpito tre imprenditori calabresi operanti in Toscana, nelle province di Firenze, Prato e Pistoia, collegati con la cosca GIGLIO di Strongoli (KR). Le indagini economico-finanziarie hanno fatto emergere come, a fronte degli esigui redditi dichiarati dagli indagati e dai loro familiari, risultassero consistenti movimentazioni di capitali e investimenti immobiliari (bar, pasticcerie, pizzerie e appartamenti), frutto di violazioni tributarie e altre attività illecite, nonché legami con la criminalità organizzata calabrese (in particolare, come detto, con appartenenti alla famiglia GIGLIO). Sulla base di queste risultanze, la Procura della Repubblica ha richiesto al Tribunale di Firenze l’applicazione, in via d’urgenza, della misura di prevenzione patrimoniale nei confronti dei tre imprenditori. Sempre nel mese di gennaio, i militari della Guardia di Finanza, a conclusione delle citate operazioni “Cumbertazione” e “5 Lustri” - condotte nei confronti della ‘ndrina PIROMALLI di Gioia Tauro (RC) - hanno eseguito il fermo di 33 soggetti ritenuti responsabili, a vario titolo, dei reati associazione per delinquere di tipo mafioso, turbata libertà degli incanti, frode nelle pubbliche forniture, corruzione e falso ideologico in atti pubblici, rapina ed estorsione. Nel corso dell’operazione di polizia sono state sequestrate 54 imprese, tra le quali una con sede legale a Pomarance (PI). In tema di stupefacenti, ancora nel mese di gennaio, a conclusione della più volte richiamata operazione “Stammer” (Proc. Pen. 9444/14 RGNR DDA Trib. Catanzaro), la Guardia di Finanza ha eseguito il fermo di 74 soggetti tra Calabria, Sicilia, Campania, Lazio, Emilia Romagna, Veneto, Lombardia e, appunto, la Toscana. L’attività investigativa aveva evidenziato l’esistenza di diversi gruppi criminali, attivi nel traffico internazionale di sostanze stupefacenti provenienti dall’America latina, riconducibili, in prevalenza, alle ‘ndrine dei FIARÈ di San Gregorio d’Ippona (VV), a quella dei PITITTO-PROSTAMO-IANNELLO di Mileto (VV) ed alla più potente cosca MANCUSO di Limbadi (VV). Il successivo mese di marzo, l’Arma dei Carabinieri e la Guardia di Finanza hanno concluso l’operazione “Akuarius” (Proc. Pen. 2514/14 NR e 4723/16 GIP del Trib. di Firenze nonché 4566/16 NR e 2535/16 GIP del Trib. di Livorno), che ha fatto luce su un sodalizio dedito al narcotraffico tra i Paesi dell’America latina ed il porto di Livorno. L’indagine ha evidenziato l’intreccio tra soggetti residenti nella provincia di Livorno ed elementi della ‘ndrangheta della provincia di Vibo Valentia, anticipando anche alcune evidenze investigative di lì a breve riprese nell’operazione Gerry. Quest’ultima, eseguita nello stesso mese di marzo sempre dalla Guardia di Finanza, ha colpito 19 soggetti, ritenuti responsabili di far parte di un’organizzazione criminale dedita al narcotraffico tra l’Italia (in alcuni casi lo stupefacente era destinato ancora al porto di Livorno) e il Sud America. In questo caso, l’attività investigativa ha evidenziato legami trasversali tra soggetti legati alle famiglie BELLOCCO di Rosarno, MOLÈ-PIROMALLI di Gioia Tauro, AVIGNONE di Taurianova e PAVIGLIANITI del versante ionico reggino. Tra gli indagati figurano elementi residenti nelle province di Firenze e Pistoia. Infine, nel mese di maggio, i militari dell’Arma dei Carabinieri hanno eseguito il sequestro di un albergo ubicato in Anghiari (AR), che sarebbe stato acquistato con denaro di provenienza illecita da soggetti ritenuti contigui alla ‘ndrina dei COMISSO di Siderno (RC).
COSA NOSTRA IN TOSCANA - Anche in Toscana, l’operatività di cosa nostra appare improntata alla silente contaminazione dell’economia legale. Attività di polizia concluse nel recente passato hanno, infatti, disvelato la presenza di soggetti contigui ad organizzazioni criminali di matrice siciliana, integrati nel tessuto sociale, dediti prevalentemente al reinvestimento di capitali illeciti, attraverso la collaborazione di figure professionali del posto. Significativo di questa progressiva mimetizzazione nel tessuto sociale, l’arresto eseguito dalla D.I.A., nel mese di gennaio, in provincia di Prato, di cui si è fatto cenno nel paragrafo, dedicato alla descrizione delle dinamiche criminali della provincia di Palermo. L’attività in parola - cui si aggiungono altre tre ordinanze di custodia cautelare - consegue a quanto disposto dalla Procura Generale della Repubblica presso la Corte d’Appello di Milano, dopo la sentenza di condanna di quella Corte d’ Assise d’Appello, dei responsabili di due omicidi consumati tra la fine degli anni ‘80 e i primi anni ‘90: uno era il “sottocapo” del mandamento di Resuttana, l’altro un esponente del clan mafioso catanese c.d. dei “Cursoti Milanesi”. Il successivo mese di aprile, in provincia di Pistoia, la Polizia di Stato ha localizzato e tratto in arresto un pluripregiudicato, condannato all’ergastolo e ricercato dal 2016, esponente di spicco del clan CAPPELLO-BONACCORSI, frangia dei CARATEDDI. Durante la detenzione, il soggetto aveva ottenuto un permesso premio di tre giorni, ma non aveva fatto ritorno presso la casa circondariale ove stava scontando la pena.
CAMORRA IN TOSCANA - Le organizzazioni camorristiche sono presenti in maniera eterogenea sul territorio regionale, con insediamenti rilevanti in Versilia (soprattutto CASALESI) e nella provincia di Prato. A fattor comune, si percepisce come la camorra - pur non mancando di manifestare la propria presenza attraverso le estorsioni - miri a mantenere un profilo basso, senza il ricorso ad eclatanti azioni criminose. Evidenze info-investigative segnalano come imprenditori contigui ai clan, e da tempo trasferitisi nella Regione, fungerebbero da canali per veicolare le richieste di tangenti, provenienti dai vertici dei clan di riferimento, agli imprenditori toscani. I mafiosi-imprenditori si presterebbero ad ospitare ed assistere gli affiliati in Toscana, garantendo loro anche un impiego fittizio, nonché a ricercare imprese, disponibili a partecipare a gare per l’esecuzione di lavori per conto del sodalizio ricevendo, in cambio, “vantaggi” rispetto ad altri concorrenti del settore. Nella provincia di Prato, si segnalano i clan ASCIONE e BIRRA-IACOMINO di Ercolano, dediti prevalentemente a traffici illeciti di materie plastiche che, con la complicità di omologhe organizzazioni cinesi, vengono inviate in Cina. Per la provincia di Pistoia, si segnala il sequestro, nel mese di maggio, di due ristoranti, riconducibili ad un imprenditore di Prato, considerato vicino al clan napoletano TERRACCIANO.
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Direzione nazionale antimafia – anno 2016
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L'andamento dei fenomeni criminali nel territorio della Toscana conferma l’esistenza di un quadro variegato di attività criminali organizzate che impatta su diversi settori dell’economia e dell’imprenditoria. In Toscana agiscono, infatti, sia le mafie italiane, prime tra tutte la camorra e la ‘ndrangheta...
Le organizzazioni criminali più organizzate - su tutte la camorra e la ‘ndrangheta - oltre alle attività riguardanti i traffici illeciti (stupefacenti, rifiuti, merce contraffatta), mirano, anche, ad accaparrarsi settori dell'economia c.d. legale, per riciclare il danaro proveniente dalle attività criminali e dalle altre fonti di illecito arricchimento. Anche nel periodo in esame, infatti, non sono mancate indagini che hanno disvelato come siano in pieno svolgimento meccanismi di infiltrazione delle mafie nei circuiti dell'economia legale: l'accaparramento di lavori pubblici e privati, la partecipazione al mercato immobiliare, il trattamento dei rifiuti, l'acquisizione o la gestione di pubblici esercizi, specie di ristorazione o intrattenimento, ecc.
Quanto al radicamento sociale delle organizzazioni mafiose, va precisato che nel territorio del Distretto non risultano evidenze che depongano per l'esistenza di insediamenti di cellule territoriali delle mafie tradizionali nella forma, tipica, organizzativa presente in altre parti del Paese. D’altra parte, ad eccezione di alcune zone del territorio, come Viareggio, Torre del Lago ed Altopascio, i processi migratori di soggetti di origine calabrese e campana, non hanno assunto dimensioni tali da determinare un graduale inquinamento del tessuto sociale con conseguente diffusione della cultura mafiosa. In altre parole, le differenze con le altre realtà accertate nelle regioni limitrofe, dipenderebbero dalle maggiori resistenze incontrate dalla penetrazione culturale mafiosa (elemento essenziale per l’attecchimento delle organizzazioni all'interno di una comunità) nel territorio toscano, con la conseguenza che l'accettazione delle regole mafiose resta relegata all'interno di contesti dove sarebbero prevalenti i legami parentali o la comune provenienza geografica. Come anticipato, tuttavia, dove più massiccia è stata la colonizzazione del territorio da parte di soggetti “mafiosi”, anche, il tessuto sociale ne è risultato fortemente compromesso, fino a contaminare le pubbliche amministrazioni che ne costituiscono, inevitabilmente, l’espressione sul piano istituzionale.
Occorre, ancora, rilevare che se, da un lato, la cultura mafiosa non è riuscita a contaminare il tessuto sociale, dall’altro, si registra la continua emersione di spunti investigativi che vedono la presenza di appartenenti a cosa nostra, ‘ndrangheta e camorra, operare in Toscana in concorso con elementi del luogo, a dimostrazione della forte liquidità di cui tali soggetti dispongono e della capacità attrattiva e corruttiva che tali disponibilità comportano.
Il quadro disegnato, tuttavia, non risulta meno allarmante di quello emergente dalle indagini svolte nelle altre realtà regionali limitrofe. Se è vero, infatti, che minore si presenta il livello di penetrazione della cultura mafiosa, è altrettanto vero, e forse ne rappresenta una conseguenza, che molteplici sono le organizzazioni criminali presenti nel territorio, e, spesso, anche alleate tra loro, soprattutto nel settore del traffico di sostanze stupefacenti.
Anche nel territorio Toscano, le organizzazioni mafiose, calabresi, campane e, in minor misura, siciliane, in esecuzione di un copione pressoché comune a tutte le altre regioni del centro - nord Italia, sembrano preferire la strategia dell’inabissamento, evitando di ricorrere ad azioni criminose eclatanti o, quantomeno evidenti, che possano attirare l'attenzione degli inquirenti e della pubblica opinione, al solo scopo di favorire i traffici illeciti e gli affari economici solo all’apparenza leciti.
Il tutto in un contesto economico in cui i perduranti effetti della crisi degli scorsi anni continuano a condizionare le dinamiche economico-finanziarie e sociali del territorio, lasciando spazi di agibilità alle organizzazioni criminali ed alle strategie di aggressione alle realtà imprenditoriali sane spesso finalizzate - si pensi al caso dei prestiti usurari e della partecipazione al capitale sociale - alla progressiva acquisizione delle aziende.
Al contempo, i sodalizi hanno dimostrato, rispetto al passato, una maggiore propensione al mascheramento, grazie ad artifici societari, intestazioni fittizie e delocalizzazione del controllo aziendale.
Conseguentemente, le attività investigative sono state focalizzate, in particolare, sull’ambito degli appalti pubblici, con particolare riguardo:
alle relazioni, strumentali agli interessi criminali, tra attori mafiosi e contesti amministrativi pubblici. Di talchè è emerso, nel corso delle attività propedeutiche e conseguenziali ad alcuni accessi, il possibile uso strumentale, per finalità di dubbia liceità, del “consorzio” quale modello societario privilegiato d'ingerenza affaristico-criminale;
al rilevato, atipico utilizzo (nel corso delle attività conseguenziali ad un accesso) del cd. sistema delle cauzioni per l'espletamento di gare pubbliche e per l'esecuzione degli appalti;
al gioco legale, attraverso una serie di iniziative info-operative (tra le quali anche gli approfondimenti investigativi di diverse s.o.s.) che sembrano delineare possibili cointeressenze mafiose;
allo smaltimento dei rifiuti e bonifiche ambientali, che possono rappresentare opportunità di guadagno per i sodalizi con riflessi sulle economie locali e, soprattutto, rischi per la salute pubblica.
L’analisi delle acquisizioni investigative desumibili, anche, dalle attività poste in essere dalle articolazioni territoriali delle Forze di Polizia, fa ritenere che la criminalità organizzata continui a manifestarsi in Toscana attraverso spiccate capacità imprenditoriali, con una significativa penetrazione e condizionamento di ambienti politico-amministrativi, anche, ricorrendo a comportamenti corruttivi.
Sebbene accomunate da strategie di controllo delle attività produttive ed imprenditoriali e di infiltrazione nel tessuto economico legale della regione, le peculiari manifestazioni criminali che caratterizzano ciascun sodalizio impongono una descrizione separata dei rispettivi modus operandi:
Cosa Nostra
In Toscana la sfera di influenza di cosa nostra non si fonda sul canonico controllo del territorio, bensì su forme e/o tentativi di condizionamento dell'azione pubblica (funzionali soprattutto al controllo dei pubblici appalti) e di infiltrazione dell'economia e della finanza, grazie alla spiccata capacita relazionale e di mimetizzazione con il contesto di riferimento.
Come anticipato in premessa, tale metodo risponde alla scelta precisa di soggetti affiliati o contigui, di non destare allarme sociale in un territorio ove la popolazione - anche per un diverso retaggio culturale - potrebbe non aver la chiara percezione della minaccia rappresentata.
Non a caso, i comportamenti tipicamente mafiosi, sono, per lo più, rivolti verso i propri corregionali, facendo leva sulla forza di intimidazione promanante dal sodalizio e confidando nell’omertà delle vittime.
Le attività di contrasto hanno rilevato presenze di soggetti contigui ad organizzazioni criminali di matrice siciliana, integrati nel tessuto sociale, dediti, prevalentemente, al reinvestimento di capitali illeciti avvalendosi, anche, di figure professionali dotate di competenze specifiche in materia tributaria, finanziaria e fiscale.
Omissis

Tra i procedimenti penali di maggior rilievo afferenti il fenomeno mafioso “cosa nostra” si ricordano:
Proc. pen. n. 98/2014.
Il procedimento vede imputato un soggetto originario di Gela residente a Livorno, accusato dei delitti di estorsione continuata, consumata e tentata, e violenza privata, commessi, con l'aggravante del metodo mafioso, di cui all’art. 7 L. n. 203/1991, in danno di due persone, padre e figlio, titolari di una società proprietaria di una tabaccheria a Livorno. Le indagini, svolte dalla Squadra Mobile di Livorno, iniziarono quando le persone offese decisero di denunciare i fatti che, ormai, pativano da tempo da parte dell'imputato. I successivi accertamenti svolti dalla Polizia Giudiziaria hanno consentito di verificare che l'imputato, subito dopo aver stipulato con le persone offese un contratto preliminare di acquisto della società da loro gestita, attraverso reiterate minacce, li costringeva, ad assumere nella tabaccheria il proprio fratello, già condannato per il delitto di cui all’art. 416 bis c.p. in quanto appartenente alla famiglia mafiosa Lannì di Gela, ed all’epoca detenuto nel carcere di Rebibbia a seguito di condanna definitiva all’ergastolo, in modo da fargli ottenere il beneficio della semilibertà. Successivamente costringeva, ancora, le vittime a rimandare la stipula del contratto definitivo e a sottostare ad un prezzo di compravendita sempre più basso, riuscendo, così, ad acquistare la tabaccheria per un importo notevolmente inferiore a quello indicato nel contratto preliminare. L'imputato è stato rinviato a giudizio dinanzi al Tribunale di Livorno.


‘Ndrangheta
In Toscana, come sopra evidenziato, le indagini finora svolte non ricostruiscono la presenza di “locali” di ‘ndrangheta, sintomo di radicamento territoriale consolidato, ma, esclusivamente, l’operatività di molti soggetti legati a importanti cosche calabresi, sia che dominano nei “mandamenti” della provincia di Reggio Calabria (Ionico, tirrenico, città) che nel resto della regione.
In particolare, per il versante ionico, sono state registrate presenze significative di cosche delle province di Catanzaro e Crotone; per il versante tirrenico, delle compagini storiche formatesi nelle aree del lametino, del vibonese, della piana di Gioia Tauro. Vanno, peraltro, segnalate, anche, alcune presenze di soggetti legati alle cosche della zona ionica reggina e della città di Reggio Calabria.
Usura, estorsioni, infiltrazione nel settore degli appalti pubblici e privati, traffici di droga e di merce contraffatta, sono i settori criminali in cui operano, prevalentemente, gli appartenenti alla ‘ndrangheta in Toscana. Come già riscontrato in altre regioni, soggetti collegati, a vario titolo, all'associazione calabrese si rivolgerebbero ad imprenditori, dirigenti d’azienda, professionisti, politici, rappresentanti delle istituzioni e della cultura, per condizionare o entrare direttamente nei gangli vitali dell'economia, del commercio, della finanza, della pubblica amministrazione e del mondo dell'informazione.
La presenza in Toscana di elementi riconducibili a ‘ndrine è stata riscontrata nell'ambito delle indagini (Operazione Ganimede) che hanno consentito, in data 3 maggio 2016, in esecuzione dell'Ordinanza di applicazione della misura di prevenzione del sequestro e della confisca n. 7/2015 del 23 marzo 2016 del Tribunale di Firenze, di confiscare a Callea Nicola, cl.’50 (ritenuto autore del reinvestimento di proventi derivanti dal traffico di stupefacenti, tipo cocaina ed eroina, proveniente dalla ‘ndrina De Stefano-Tegano, in acquisizioni immobiliari, successivamente fittiziamente cedute a persone del proprio nucleo familiare), beni immobili, ubicati in Firenze (2 unità immobiliari situati in Piazza del Mercato Centrale ove sono insediati i noti ristoranti “Mamma Napoli” ed “O sole mio” nonché un appartamento di pregio in Via Filadelfia n. 14) il cui valore è stimabile in circa 2 milioni di Euro.
Sempre con riferimento alle attività di contrasto al citato sodalizio, si evidenzia che, nell'ambito degli sviluppi di acquisizioni informative in ordine a possibili interessi economico-criminali della società di Rosarno (gruppi Piromalli, Molè, Pesce, Bellocco e Oppedisano) nel nord Italia, sono stati sequestrati e confiscati, con provvedimenti emessi dal Tribunale di Reggio Calabria - Sezione misure di prevenzione, rispettivamente n. 16/2014 provv. sequ. del 31 marzo 2014 e 112/2013 R.G. del 16.09.2016, in esito ad una proposta di misura di prevenzione del Direttore della DIA, beni per circa 4 milioni di euro in pregiudizio di Pisani Sante, cl.’49, considerato figura di spicco dei Bellocco e dei Pesce.
Ed ancora, all’esito di articolate indagini (Operazione Becco d'Oca), il 2 marzo 2016, in esecuzione del Decreto di sequestro preventivo ex art. 321 c.p.p. nn. 12998/2013 RGNR e 7334/2014 RGIP del 15.02.2016, la DIA ha sequestrato un cospicuo patrimonio mobiliare, immobiliare e societario per un valore stimato di circa 3 milioni di Euro, in pregiudizio di Iuzzolino Giuseppe cl.’36, imprenditore calabrese che da anni aveva trasferito i propri interessi economici in Toscana. Le investigazioni hanno consentito di accertare come il predetto, coadiuvato da prestanome, abbia effettuato, nel tempo, ingenti investimenti, acquisendo esercizi commerciali (bar, pasticcerie, pizzerie) e diversi appartamenti ubicati a Firenze e Prato.
Tra le attività di contrasto si segnala, anche, l’attività esperita il 3 settembre 2015 dal Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Pisa che, nell’ambito dell’Operazione Morgeto, ha dato esecuzione al Decreto di confisca dei beni n. 191/2015 RG, emesso il 29 luglio 2015 dalla Corte d'Appello di Reggio Calabria, nei confronti di Facchineri Rocco, condannato per associazione di tipo mafioso. Nello specifico, il Facchineri era stato tratto in arresto il 23 novembre 2009 (o.c.c.c. n. 4571/2009 RGN DDA, n. 5627/2009GIP-DDA, n.118/2009 ROOC DDA), da personale del Commissariato P.S. di Polistena (RC), insieme ad altri soggetti facenti parte della ‘ndrina dei Foriglio, per “reato di cui all’art. 416 bis commi I e III c.p. per avere preso parte – con altre persone ancora non individuate – nell’ambito dell’associazione di tipo mafioso denominata ‘ndrangheta, alle cosche localmente denominate ‘ndrine Origlio, Callà e Larosa, operanti sul territorio dei comuni di Cinquefrondi, Mammolo e Giffone, a loro volta inserite nel territorio della Piana di Gioia Tauro …che avvalendosi della forza di intimidazione che scaturiva dal vincolo associativo e delle conseguenti condizioni di assoggettamento e di omertà che si creavano nel citato territorio, attuando un capillare controllo di ogni aspetto della vita, specie pubblica ed economica, affermatasi nel corso del tempo…”.
Inoltre, si segnalano anche i seguenti provvedimenti :
• il 9 marzo 2016 il Centro Operativo DIA di Reggio Calabria e la Guardia di Finanza di Firenze e di Pistoia, in esecuzione del Decreto di confisca n. 96/2013 RGMP emesso in data 18 dicembre 2015 dal Tribunale di Reggio Calabria - Sez. Misure di Prevenzione, ha confiscato il patrimonio riconducibile a Raso Armando, imprenditore calabrese operante in maniera occulta, nel settore della sanità privata calabrese (gestione di case di cura e centri riabilitativi) ed immobiliare (mediante imprese operanti in Toscana ed in Calabria) stimabile in circa 45 milioni di euro;
• il 31 marzo 2016 il Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Firenze, in esecuzione del Decreto n. 148/2015 e n. 11/2016 Provv. Seq. del Tribunale di Reggio Calabria, ha sequestrato beni stimati in circa 1 milione di Euro nella disponibilità di un sodalizio criminale, riconducibile a CONDINA Stefano, c1.’56, ritenuto essere (un) soggetto appartenente ad una organizzazione criminale di stampo mafioso e partecipe ad associazioni dedite al traffico internazionale di sostanze stupefacenti di matrice calabrese operante su tutto il territorio nazionale e coinvolto nell'importazione di ingenti quantitativi di cocaina proveniente dal Sudamerica, dove poteva contare sull’appoggio di soggetti che facevano da tramite con un potente cartello della droga colombiano;
• il 1° giugno 2016 il Centro Operativo DIA di Reggio Calabria, in esecuzione del Decreto di confisca n. 113/2013+58/2014+68/2015 RGMP emesso dal Tribunale di Reggio Calabria in data 29 gennaio 2016, ha confiscato il patrimonio riconducibile a OLIVERI Vincenzo, cl.’54, imprenditore operante nel settore oleario, con interessi, anche, nel comparto alberghiero, immobiliare e dei servizi in Calabria (in particolare nella piana di Gioia Tauro e nella provincia di Catanzaro), ma anche in Abruzzo ed in Toscana. stimabile in circa 324 milioni di euro;
proc. pen n. 2514/2014 — Traffico di sostanze stupefacenti e omicidio RAUCCI. L’8 giugno 2016 il Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Pisa ed i Carabinieri di Livorno, nell’ambito dell'Operazione Akuarius hanno dato esecuzione all’o.c.c.c. n. 2514/2014 RGN e n. 4723/2016 RGIP in data 25.5.2016 del GIP di Firenze nei confronti di n. 20 indagati. Le indagini hanno consentito di individuare e disarticolare, tra le province di Firenze, Livorno, Pisa, Prato, Pistoia, Massa e Lucca, una organizzazione criminale calabro-ionica (gruppo Pesci) dedita al cd. brokeraggio nel traffico di droga e di sequestrare oltre 65 kg di sostanze stupefacenti nonché di arrestare il responsabile dell'omicidio del trafficante toscano Raucci Giuseppe avvenuto a Tirrenia (PI) il 9 dicembre 2015. Ed invero dopo l’esecuzione dei fermi e del sequestro della cocaina di cui al procedimento sopra illustrato, le successive indagini, condotte dal Nucleo della Polizia Tributaria di Pisa e dal Reparto Operativo dei Carabinieri di Livorno, consentivano di identificare altri quattro componenti del gruppo che aveva pianificato l'importazione di 54,450 kg di cocaina, nonché una serie di soggetti, collegati stabilmente, dediti al traffico di sostanze stupefacenti, prevalentemente cocaina. In tale contesto veniva commesso l'omicidio di Raucci Giuseppe rinvenuto cadavere in Lastra a Signa la mattina del 10 dicembre 2015, all’interno del vano posteriore di un'autovettura parcheggiata in un’area di sosta vicino alla superstrada FI-PI-LI. Il Raucci era stato attinto da un colpo di arma da fuoco esploso a distanza ravvicinata. All’origine dell’omicidio vi sarebbero stati dei dissidi insorti tra gli indagati per il fallito approvvigionamento da parte del Raucci e del suo sodale sudamericano di una partita di cocaina, circa 3 chilogrammi, poi, risultata essere zucchero, destinata a due compagini criminali legate tra loro, una livornese e l'altra calabrese, stanziata a Prato. Raucci Giuseppe, ritenuto responsabile del raggiro, non ottemperava alle intimazioni a lui rivolte dal gruppo criminale di restituire le somme impiegate. Il Raucci veniva quindi attirato, col pretesto di un nuovo incontro chiarificatore, a Tirrenia, ove rimaneva vittima di una vera e propria esecuzione mafiosa. Dopo l’omicidio, il cadavere di Raucci Giuseppe veniva trasportato da Tirrenia a Ginestra Fiorentina. Sulla base delle risultanze investigative, supportate dagli accertamenti tecnici compiuti dai Carabinieri del RIS di Roma, veniva richiesta ed ottenuta la misura cautelare della custodia cautelare in carcere nei confronti di 20 persone, di cui quattro accusati di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e dal metodo mafioso, e gli altri di traffico di sostanze stupefacenti. L’episodio omicidiario è ritenuto uno dei più inquietanti avvenuti in toscana dal valore, altamente rappresentativo, della penetrazione delle cosche calabresi e della loro pericolosità. Il ricorso - nei casi estremi – all’applicazione, anche, oltre i confini regionali di origine, delle regole ferree che ne disciplinano l’agire, costituisce la spia di uno spaccato che ha visto allearsi trafficanti toscani con elementi calabresi stanziati nel territorio.
Camorra
Come già evidenziato in passato, i clan della Camorra in Toscana operano attivamente in varie parti del territorio e segnatamente in provincia di Pisa, in Versilia, nel Valdarno aretino e nella provincia di Prato. In Versilia, sono stati compiuti negli anni scorsi, anche ad opera della DDA di Napoli, diversi arresti di soggetti appartenenti al clan del Casalesi. Nell’area pisana, inoltre, sono stati rilevati significativi interessi economici dei clan napoletani, soprattutto, nel settore del traffico dei rifiuti, ma non solo: le attività investigative esperite nel periodo in esame, continuano a disvelare forme di intromissione in ampi settori del mondo economico e politico, funzionali all'espansione fuori area nonché alla costruzione, nel tempo, di una solida base economica. I più potenti clan camorristici (dal punto di vista della forza economico - finanziaria) si sarebbero, nel tempo, interessati ad alcuni settori di investimento, particolarmente, redditizi (edilizia, ristoranti, alberghi, bar, appalti pubblici, settore tessile, estorsioni, usura, illecito smaltimento dei rifiuti e traffico di sostanze stupefacenti). Anche il settore della gestione delle sale dedicate alle cc.dd. “slot machines”, ove risulta preponderante la presenza dei cc.dd. “Casalesi”, ha evidenziato presenze criminali organizzate manifestatesi attraverso la fittizia intestazione di aziende esercenti l’attività di “punti scommesse”. Le modalità di gestione dell’affare ricalcano quelle già accertate in altre indagini svolte in Campania ed in altre regione del centro - nord Italia. Ingenti somme, secondo una percentuale variabile dal 15% al 25%, vengono destinate ai titolari di ogni postazione installata in bar e circoli pubblici, formalmente intestati a soggetti terzi ma, di fatto, controllati e/o assegnati a personaggi conniventi con la malavita organizzata casertana.
L'infiltrazione camorristica nel tessuto economico versiliano ha trovato importanti riscontri nelle attività di prevenzione dell'utilizzo del sistema finanziario a scopo di riciclaggio; gli approfondimenti investigativi (ex art 47 D.Lgs. n. 231/2007) di un congruo numero di segnalazioni di operazioni sospette, delineano, infatti, una radicata presenza di soggetti collegati alle famiglie Schiavone, Iovine e Russo (legate al clan dei casalesi) che hanno esteso i propri interessi, anche, in Toscana attraverso imprenditori originari di Gricignano d’Aversa (CE), negli anni ritenuti un punto di riferimento, anche logistico, per il sodalizio. In particolare le indagini ricostruiscono un sistema estorsivo ai danni di imprenditori, tutti originari della località aversana, insediatisi in Toscana, costretti ad una contribuzione periodica a favore del clan dei casalesi. Un meccanismo collaudato in cui, nella prima fase, intervenivano gli affiliati incaricati di svolgere il ruolo di messaggeri e, successivamente, i referenti toscani del sodalizio (nella disponibilità anche di arsenali di armi da impiegare nella risoluzione di conflitti con altre fazioni del clan).
Tra le attività di contrasto portate avanti nei confronti della camorra si segnalano:
Il 23 luglio 2015, il Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Firenze, ha notificato a Saetta Vincenzo e Cocice Salvatore, il decreto di applicazione della misura della sorveglianza speciale e la confisca dei beni mobili e immobili. La confisca dei beni costituisce l'epilogo di numerose attività investigative poste in essere da diverse articolazioni territoriali delle FF.PP. che hanno, tra l’altro, evidenziato come il Saetta, pur essendo stato legato nel tempo a vari clan camorristici, ha creato un proprio gruppo criminale, attivo nelle estorsioni e usura operante in Versilia e nella provincia di Massa Carrara.
Sempre da indagini svolte dalla DDA di Napoli, in tale contesto, è stata riscontrata l’operatività in Versilia del gruppo facente capo a Mundo Salvatore - detto “o Mister”, coniugato con Maria Grazia Lucariello, sorella del ex boss del clan dei casalesi, Lucariello Orlando, latitante per lungo tempo in Toscana e tratto in arresto proprio in Versilia, divenuto collaboratore di giustizia - composto da soggetti originari delle province di Napoli e Caserta;
Ed ancora il 18 settembre 2015, i Carabinieri di Napoli, a conclusione di un’articolata attività investigativa, hanno eseguito 43 provvedimenti restrittivi nei confronti di altrettanti soggetti ritenuti, a vario titolo, affiliati al clan camorristico dei Mariano, operante a Napoli, nei Quartieri Spagnoli. Tra gli arrestati, anche Florio Gennaro (ndr: provvedimento eseguito a Viareggio), di origine napoletana, indagato per ricettazione di orologi di rilevante valore commerciale, aggravata dalla finalità di agevolare l’organizzazione campana e precisamente per aver “...con azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, in tempi diversi e in violazione di diverse disposizioni di Legge, acquistato o comunque ricevuto con la consapevolezza della provenienza illecita, nonché detenuto per la vendita 196 orologi recanti i marchi Rolex, Cartier, Bulgari e altre griffe, tutti contraffatti...” e con “... l'aggravante di aver commesso il fatto al fine di agevolare l'associazione camorristica denominata "clan Mariano" ed avvalendosi della forza di intimidazione derivante dall'appartenenza a tale associazione...”.
In merito all'operatività criminale sul territorio toscano di soggetti originari della Campania, dediti al c.d. pendolarismo criminale e collegati alle organizzazioni camorristiche campane, vanno segnalati alcuni provvedimenti custodiali:
- il 23 ottobre 2015, le Squadre Mobili di Lucca e Pisa, hanno tratto in arresto in flagranza di reato sei soggetti (quasi tutti campani) colti nel tentativo di rapinare la filiale di Antraccoli (LU) del Monte dei Paschi di Siena. Tra gli arrestati anche De Felice Patrizio, cl.’88, affiliato al clan Lo Russo “Capitoni”, operativo in Campania;
- il 5 aprile 2016 la Squadra Mobile Firenze, ha dato esecuzione all’ordinanza di applicazione di misure cautelari n. 16512/2013 RGNR e n. 10030/2014 RG emessa in data 29 febbraio 2016 dal GIP di Firenze nei confronti di alcuni soggetti organici e contigui al clan dei casalesi (famiglie Schiavone-Russo-Iovine) componenti di un’associazione per delinquere finalizzata alla commissione di truffe in danno di compagnie assicurative in Versilia, simulando sinistri stradali mai accaduti o aggravati nelle conseguenze, con la complicità di un legale e di una articolata compagine di persone, molte delle quali, residenti in Viareggio, ma tutte originarie della Campania.
Tra gli altri procedimenti penali riguardanti il fenomeno della “camorra”, si segnalano:
il proc. pen. 13683/2010 (clan Contini) contro numerosi imputati, riguardante alcune ipotesi di riciclaggio ed intestazione fittizia di beni riconducibili al clan Contini operante nella zona della Versilia.
Il proc. pen. n. 5965/2007 (clan Terracciano). Le indagini effettuate dalle Sezioni Criminalità Organizzata della Squadra Mobile di Prato e di Firenze sul clan camorristico gestito in Toscana da Giacomo Terracciano, hanno disvelato l’operatività dell’associazione nel periodo successivo all’arresto del suo capo Giacomo Terracciano, avvenuto, a fine ottobre 2007, e di altri affiliati ed il passaggio di consegne, dopo un momentaneo rallentamento dell’attività criminale, a Carlo Terracciano ed al Lo Ioco, destinatario di una misura più lieve.
Nel corso delle investigazioni è stata accertata la rilevante disponibilità economica del clan e la destinazione di gran parte del denaro accumulato ad acquisire e gestire diverse attività economiche. Usura e scommesse clandestine costituiscono le principali fonti di guadagno dell’organizzazione.
Stupefacenti
Nell’ultimo periodo sono state scoperte coltivazioni di marjiuana in Toscana da parte di appartenenti alla criminalità organizzata sarda. La dimensione e la capacità produttiva delle piantagioni sequestrate, dislocate in località impervie e difficilmente raggiungibili, a tutela delle quali erano stati realizzati sofisticati presidi, dimostrano che l’attività in questione è ormai un business criminale di grande livello, appannaggio di gruppi delinquenziali organizzati.
[...]
Il resto del report 2018 lo trovate al seguente link: http://www.omcom.org/2018/04/focus-2018-mafia-in-toscana-fondazione.html

SITUAZIONE ODIERNA

I rapporti precedenti ci mostrano una situazione che non è in alcun modo da sottovalutare.
Oggi la situazione complice la crisi economica in corso causa covid è nettamente peggiorata. Firenze anche prima della crisi è sempre stata una realtà appetibile economicamente per le realtà criminali.

ELENCO COMUNICATI - NOTIZIE PRINCIPALI OPERAZIONI

Partiamo quindi con i comunicati stampa delle forze dell'ordine che hanno riguardato Firenze ed i dintorni.

5 LUGLIO 2018

LA DIA DI FIRENZE CONFISCA BENI PER 2 MILIONI DI EURO AD UN IMPRENDITORE CALABRESE

DIREZIONE INVESTIGATIVA ANTIMAFIA

COMUNICATO STAMPA

LA DIA DI FIRENZE CONFISCA BENI PER 2 MILIONI DI EURO
AD UN IMPRENDITORE CALABRESE

Il Centro Operativo DIA di Firenze ha confiscato definitivamente beni per 2 milioni di euro allimprenditore calabrese Nicola Callea, attivo da molti anni a Firenze nel settore della ristorazione, già condannato per traffico di cocaina e legami con appartenenti a cosche della ndrina “Arcoti” di Reggio Calabria.
Nel 2016 il Tribunale di Firenze, su proposta del Direttore della DIA, aveva disposto nei suoi confronti il sequestro e la confisca di tre unità immobiliari: un appartamento di pregio e due fondi commerciali nel centro storico fiorentino, ove sono, anche attualmente, ubicati due ristoranti.
Nel citato provvedimento, in particolare, era stato evidenziato come il Callea, negli anni immediatamente successivi alla commissione dei reati, scompariva sul piano fiscale e cessava di presentare dichiarazioni dei redditi”, spogliando, nel contempo, solo apparentemente, lintero nucleo familiare di tutti i beni ad esso riconducibili.
Il ricorso da lui presentato contro tale decisione, veniva respinto dalla Corte dAppello di Firenze a febbraio del 2017, così come quello avanzato successivamente dinanzi ai giudici di Cassazione, che nel mese scorso hanno confermato la legittimità del provvedimento.
La DIA di Firenze ha dato, pertanto, esecuzione alla sentenza, che dispone il definitivo passaggio dei beni confiscati al patrimonio dello Stato.


23 OTTOBRE 2018

OPERAZIONE “NEMESI”

23 persone indagate per riciclaggio
e abusiva attività finanziaria
Eseguiti 9 arresti e 5 misure coercitive
Movimentati oltre 5 milioni di euro


Dalla mattinata odierna, oltre 130 militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Firenze sono impegnati in una vasta operazione di polizia giudiziaria sullarea fiorentina, nellambito della quale è stata data esecuzione ad un’ordinanza di misure cautelari personali disposta dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale del capoluogo toscano - Dott.ssa Anna Donatella Liguori - su richiesta della locale Procura della Repubblica diretta dal Procuratore Giuseppe Creazzo, nei confronti di 14 soggetti (7 destinatari di custodia cautelare in carcere, 2 agli arresti domiciliari e 5 ai quali è stato prescritto lobbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria), appartenenti a due gruppi criminali, risultati essere strutturati per lesercizio abusivo dell'attività finanziaria con carattere di transnazionalità e il riciclaggio di denaro di provenienza illecita, in particolare da delitti di spaccio di stupefacenti.
Le indagini, svolte dal Gruppo Tutela Mercato Capitali del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Firenze sotto la direzione del Sostituto Procuratore Dott.ssa Ester Nocera, hanno preso avvio dallanalisi di flussi finanziari connessi all'approfondimento di numerose segnalazioni di operazioni  sospette nei confronti di soggetti di etnia marocchina, a seguito delle quali è stata accertata l'esistenza di due gruppi organizzati, che si occupavano di raccogliere e trasferire somme di denaro tra lItalia ed il Marocco.
Nello specifico, le investigazioni delle fiamme gialle fiorentine hanno permesso di rilevare l'esistenza di due vere e proprie "banche" abusive con sportelli presso esercizi commerciali del Centro storico di Firenze: la prima era gestita da due fratelli, più un sodale, e la seconda da altri tre soggetti, sempre di origine marocchina.
I gruppi, tra il 2017 e il 2018, sono stati in grado di trasferire illecitamente somme di denaro, di origine delittuosa, per un importo complessivo di circa 5 milioni di euro.
Gli approfondimenti investigativi, concretizzatisi nell’esecuzione di intercettazioni telefoniche ed ambientali, riprese video, nonché accertamenti patrimoniali, hanno consentito di riscontrare che presso i locali a diposizione degli indagati era possibile ottenere diversi servizi finanziari, tra i quali prestiti, altre tipologie di finanziamento e, soprattutto, depositare e trasferire somme di denaro verso il paese di origine degli indagati.
I servizi finanziari, poi, oltre che presso i due sportelli del Centro storico di Firenze, potevano essere ottenuti anche altrove; le indagini hanno accertato che alcune operazioni bancarie si svolgevano presso punti di ritrovo nei quartieri cittadini di Campo di Marte e Gavinana-Galluzzo.
Il tutto senza impiegare i canali del sistema bancario e finanziario di trasferimento, così come previsto dalla normativa, ma avvalendosi di altri sistemi di comunicazione: utilizzando la diffusa applicazione internet whatsapp, bastava, per esempio, inviare limmagine fotografica di un’“attestazione della somma di denaro che doveva essere consegnata al beneficiario in Marocco e i funzionari delle filiali nord-africane del particolare istituto di credito provvedevano a consegnare, sul posto, al destinatario il bonifico a suo favore effettuato dallItalia; i gruppi criminali trattenevano tuttavia commissioni bancarie che raggiungevano frequentemente una percentuale pari al 20% dellimporto trasferito.
Elementi a sostegno delle ipotesi di reato oggetto di investigazione sono stati raccolti anche attraverso riscontri operati in diversi ambiti, quali il Porto di Genova e gli Aeroporti di Bologna, Firenze e Pisa.
Contestualmente all’esecuzione delle menzionate misure cautelari, sono in corso 36 perquisizioni domiciliari/locali nelle province di Firenze, Brescia, Massa Carrara e Lucca.
23 le persone complessivamente indagate, residenti, oltre che a Firenze, nei comuni di Fucecchio, Sesto Fiorentino, Signa, Figline Valdarno, San Casciano Val di Pesa, Massarosa (LU), Massa (MS) e Desenzano del Garda (BS).


23 OTTOBRE 2018

OPERAZIONE GDF RICICLAGGIO - AGGIORNAMENTO

Riciclaggio, banche abusive per inviare 5 milioni in Marocco
(ANSA) - FIRENZE, 23 OTT - Due banche abusive dotate di 'sportelli' presso esercizi commerciali nel centro storico di Firenze, tra cui due centri di servizi agli immigrati (agenzie di viaggio) e una macelleria, specializzate nel trasferimento di denaro frutto di attività illecite, in particolare spaccio di droga, che tra il 2017 e il 2018 avrebbero movimentato 5 milioni di euro dall'Italia al Marocco. È quanto scoperto dalla guardia di finanza di Firenze, che oggi ha arrestato 7 persone, 5 in carcere e 2 ai domiciliari, in esecuzione di una misura di custodia cautelare disposta dal gip su richiesta della pm Ester Nocera. Altre 5 persone sono state sottoposte all'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Secondo quanto accertato dalla gdf, i destinatari delle misure, per la maggior parte marocchini, apparterrebbero a due gruppi criminali, organizzati per l'esercizio abusivo dell'attività finanziaria con carattere di transnazionalità e per il riciclaggio di denaro. I soldi venivano trasferiti eludendo i tradizionali canali del sistema bancario, attraverso WhatsApp: bastava inviare l'immagine di un'attestazione della somma di denaro che doveva essere consegnata al beneficiario in Marocco e i funzionari delle filiali abusive nord africane provvedevano a consegnare i soldi al destinatario del posto. Tra i servizi erogati dalle filiali abusive di Firenze anche depositi e prestiti fino a 150 mila euro. Per tutte le operazioni l'organizzazione tratteneva una commissione del 20 per cento. Nell'ambito delle indagini questa mattina sono in corso 36 perquisizioni domiciliari nelle province di Firenze, Brescia, Massa Carrara e Lucca. Complessivamente risultano indagate 23 persone, residenti a Firenze, Fucecchio, Figline Valdarno, Sesto Fiorentino, Signa, San Casciano Val di Pesa, Massarosa (Lucca), Massa e Desenzano sul Garda (Brescia). (ANSA).

14 DICEMBRE 2018

Firenze: stroncato traffico cuccioli, sequestrati 226 cani
(AGI) - Firenze, 14 dic. -
Stroncato in provincia di Firenze un traffico di cuccioli: sequestrati 226 cani detenuti illegalmente. Tre persone sono state denunciate a Barberino del Mugello dai carabinieri forestali, accusate anche di detenzione abusiva di fucili e munizioni, abusi edilizi realizzati in un bosco e irregolarita' fiscali. Tra gli oggetti sequestrati durante l'operazione un'arma da fuoco con la matricola abrasa, 22 cartucce calibro 12 di cui 4 a palla. E' questo il bilancio dell'operazione condotta dai carabinieri forestali della Barberino di Mugello, al termine del controllo amministrativo ad un allevamento di cani di proprieta' di un cittadino italiano, per verificare eventuali irregolarita' sotto l'aspetto sanitario, edilizio e fiscale. Il controllo e' stato condotto dai carabinieri forestali con la collaborazione del personale della Polizia Municipale dell'Unione dei Comuni del Mugello, i militari della Guardia di Finanza e i tecnici della Asl. Dagli accertamenti svolti e' emerso che in un'area di campagna nel comune di Barberino di Mugello un cittadino italiano deteneva e allevava cani di razza beagle, bulldog francesi, cani di razza corsa e cani pastori del Caucaso. In allevamento erano presenti un totale di 226 cani suddivisi in 113 di razza bulldog francese e il restante di razza beagle, tra adulti e cuccioli ancora non microcippati. Dei bulldog francesi, sette erano privi di identificativo. (AGI) Red/Sep

17 DICEMBRE 2018

Prostituzione: gestivano 11 case per incontri, presa banda - Ostia e Firenze
(ANSA) - ROMA, 17 DIC - Sgominata dai carabinieri di Ostia un'organizzazione criminale dedita al favoreggiamento della prostituzione. Sei persone sono state denunciate alla Procura della Repubblica di Roma per le quali ne ha già chiesto il rinvio a giudizio: si tratta di 5 uomini, romani, e una donna romena che gestivano il giro di affari in 11 appartamenti, tutti di proprietà di uno dei componenti dell'organizzazione, dislocati tra Roma e Firenze. Ognuno all'interno del gruppo aveva un compito ben definito: uno si occupava del check-in, della pulizia e manutenzione degli alloggi nonché della logistica in generale; un altro deteneva la relativa contabilità dei proventi illeciti; un altro ancora ricercava ulteriori donne disposte a prostituirsi, tramite specifici annunci su internet, a cui poter affittare gli appartamenti; i rimanenti due erano intestatari delle carte prepagate dove confluivano le somme delle locazioni da parte delle donne, che utilizzavano gli appartamenti per le loro prestazioni. Durante le indagini, i carabinieri hanno appurato che l'attività illecita fruttava centinaia e centinaia di euro a settimana, per ogni appartamento utilizzato.(ANSA).

31 DICEMBRE 2018

Rifiuti elettronici ex Asl in Nigeria, sequestrato container Firenze, Noe denuncia 3 persone per traffico illecito
Nell’ambito del contrasto al traffico illecito di rifiuti i militari del NOE di Firenze a conclusione di una mirata attività preventiva hanno intercettato e posto sotto sequestro un container pronto per essere illegalmente spedito in Nigeria, all’interno del quale, era stivato un ingente quantitativo di rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche, illecitamente raccolti in Toscana e nel resto del territorio nazionale, per un valore stimato di circa 300 mila euro. Tre le persone identificate e deferite in stato di libertà all’Autorità Giudiziaria: due cittadini italiani, titolari di imprese individuali che, sprovvisti di qualsiasi autorizzazione, reperivano e raccoglievano apparecchiature elettriche ed elettroniche fuori uso e completamente inservibili - principalmente strumentazioni elettromedicali, lavatrici, frigoriferi, stampanti e computer risultati essere materiali dichiarati fuori uso da aziende sanitarie locali italiane -, ed un venditore ambulante di origini nigeriane, ma stabilmente residente in Italia, incaricato di curare, con l’aiuto di connazionali in corso di identificazione, l’illecito smaltimento del “prezioso” carico, estraendo con gravi danni all'ambiente e alla salute umana, metalli preziosi mediante fusione ad alte temperature. Recuperate, in occasione del sequestro, anche le false dichiarazioni degli esportatori, che attestavano il trasporto di semplici masserizie, al fine di eludere i controlli delle autorità doganali.

18 GENNAIO 2019

FIRENZE: BLITZ DEI CARABINIERI ALLE CASCINE, SCOVATI 8 ETTI DI HASHISH
Firenze, 17 gen. - (AdnKronos) - Nuovo controllo straordinario dei carabinieri al parco delle Cascine con un vasto dispiegamento di mezzi. I carabinieri della compagnia di Firenze sono intervenuti con colleghi della Cio del 6° Battaglione "Toscana" e ad un'unità cinofila antidroga per condurre l'operazione di prevenzione e repressione dello spaccio di sostanze stupefacenti. Nel corso del servizio è stato denunciato un cittadino della Guinea-Bissau, 31enne, clandestino, sorpreso a cedere a un giovane italiano, segnalato amministrativamente alla locale prefettura, 3 grammi di hashish. Il cane Batman con il suo fiuto ha consentito di rinvenire quasi 800 grammi di hashish e tre di marijuana. Con i costanti controlli dell'area delle Cascine nei pressi della fermata della tramvia nei due giardini gli spacciatori avevano già individuato un altro luogo dove nascondere lo stupefacente. Un posto sicuro lontano dai militari e dal fiuto di Batman, ma alla fine scoperto dal cane antidroga. (Red-Xio/AdnKronos)

23 GENNAIO 2019

Firenze: liberata la Fortezza dagli spacciatori (nigeriani), 26 arresti
Era diventata, da mesi, la centrale di smercio di stupefacenti a Firenze. La Fortezza da Basso o, meglio i giardini che la circondano, costituivano un formidabile nascondiglio per la droga che, a tutte le ore del giorno, veniva spacciata da un’organizzazione composta da nigeriani e marocchini. E oggi, con un’operazione che ha portato 26 arresti, la Polizia ha dato un grosso colpo allo spaccio nella zona. Esposti di cittadini ed associazioni e la morte di una giovane, nel settembre 2018 avevano messo sotto la lente della Polizia la Fortezza e le sue vicinanze. Nonostante i diversi blitz delle forze dell’ordine gli spacciatori non si erano però scoraggiati ed anzi, avevano ricominciato nei loro traffici subito dopo ogni intervento. Le difficoltà emerse per gli investigatori erano legate soprattutto alla presenza di vedette in bicicletta che “pattugliavano” la zona esterna allo spaccio, pronte a segnalare movimenti delle Forze di polizia; un’altra criticità era legata al fitto fogliame presente nella zona, dove poter nascondere le dosi da smerciare. Con il coordinamento investigativo della Direzione centrale per i servizi antidroga, del Servizio centrale operativo e del Servizio polizia scientifica, gli agenti della questura fiorentina hanno così sviluppato un approccio diverso alla situazione. Sono state istallate delle microcamere che registravano a distanza tutte le attività dei singoli spacciatori individuandone ruoli ed abitudini. Non solo, agenti “sottocopertura” si sono finti tossicodipendenti e hanno acquistato modiche quantità per certificare, anche con queste cessioni, l’effettiva sussistenza di un traffico di stupefacenti. L’attività è durata due mesi ed ha documentato moltissimi episodi di spaccio a carico di 26 persone. Eroina, hashish e marijuana generavano un notevole volume di affari per gli spacciatori che si erano organizzati con una struttura orizzontale. Pur non mancando personaggi con maggiori attitudini criminali rispetto agli altri, gli appartenenti al gruppo non erano legati gerarchicamente tra loro quanto da un mutuo sostegno nelle singole attività: c’era chi nascondeva la droga, chi la cedeva e chi prendeva il denaro dai clienti, in un continuo scambio di ruoli. L’intento era quello di confondere le attività investigative delle Forze di polizia ed occultare la droga sino all’ultimo momento prima della cessione. Uno dei metodi più usati era quello di nascondere in bocca la singola dose sigillata, per poterla ingoiare in caso di intervento della Polizia. Seguendo gli spostamenti dei pusher gli agenti della Mobile sono riusciti anche ad intercettare la consegna di mezzo chilo di eroina pura in un’area di sosta in autostrada.

12 FEBBRAIO 2019

Firenze: fermata banda specializzata in furti in appartamento, 12 arresti

Arrestati questa mattina, dalla Squadra mobile di Firenze, 12 cittadini albanesi, di età compresa tra i 20 e i 47 anni, responsabili di numerosi furti in appartamento in vari comuni toscani. I poliziotti stavano indagando proprio su una serie di colpi in appartamento quando, la scorsa estate, è arrivato un importante punto di svolta nelle indagini: un´auto rubata durante un furto in abitazione era stata ritrovata con all´interno un telefono cellulare rubato, utilizzato dai ladri. I successivi approfondimenti investigativi, portavano gli agenti sulle tracce della banda e a risalire a gran parte dei furti commessi. Durante le loro azioni criminali adottavano diverse accortezze per riuscire a farla franca: i giovani cittadini albanesi, ad esempio, non si spostavano mai a bordo di auto o mezzi a loro intestati o abitualmente in uso, ma raggiungevano le zone da "razziare" spostandosi in treno o in autobus, parzialmente travisati e con guanti sempre calzati, cercando di lasciare così meno tracce possibili del loro passaggio. Altra accortezza adottata di frequente era quella di spegnere il cellulare prima di entrare in azione. Una volta raggiunti gli obiettivi prescelti, i malviventi "operavano" mentre i padroni di casa dormivano, approfittando spesso delle finestre lasciate aperte durante le torride notti estive. In altre occasioni i ladri hanno anche forzato porte e finestre, raggiunte talvolta arrampicandosi su pareti e grondaie. In alcuni casi i malviventi, oltre a rubare soldi e oggetti di valore, se ne tornavano alla loro base con l’auto della vittima, consapevoli del fatto che almeno per qualche ora, il furto non sarebbe stato segnalato. Tra gli arrestati figurano anche il ricettatore "seriale" del gruppo e una donna che, all´occorrenza, veniva chiamata per "recuperare" i ladri rimasti sprovvisti di altri mezzi per fare rientro.

9 APRILE 2019

MERCAFIR FIRENZE - PESTAGGIO

Aggressione dentro la mercafir a Firenze 8 persone a bordo di due furgoni bianchi hanno aggredito pare degli ambulanti. In mezzo al mercato sono volati pugni e bastonate e sono scappati sgommando poco prima dell' arrivo di due volanti della ps.
Sembra che i soggetti dediti al pestaggio siano accusati di furto.
Si indaghi...

7 MAGGIO 2019

Arrestati nel Senese due albanesi, avevano pistola Mauser
(AGI) - Siena, 7 mag. - Due persone di nazionalita' albanese, tra i 22 e i 33 anni, residenti a Certaldo e Castelfiorentino, (Firenze) senza lavoro, sono state arrestate dai carabinieri di Poggibonsi e San Gimignano nella frazione di Ulignano( Siena) perche' trovati in possesso di una pistola semi automatica Mauser calibro 6,35 con matricola abrasa e quattro cartucce di cui una in canna, nascosta dietro l' impianto stereo della loro auto. Nel corso del controllo al piu' anziano dei due arrestati, sono stati trovati anche 0,32 grammi di cocaina per cui veniva segnalato alla prefettura. Tutto il materiale rinvenuto e' stato sequestrato. I due sono stati portati nel carcere di Santo Spirito a Siena a disposizione del magistrato.

16 MAGGIO 2019

Operazione “bad lady” - Sequestro di beni per 10 milioni di euro riconducibili ad un pluri-pregiudicato
maggio 16, 2019

Comando Provinciale Bologna
I finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Bologna, dando esecuzione ad una misura di prevenzione patrimoniale disposta dal Tribunale di Reggio Emilia, hanno sequestrato tra le province di Bologna, Reggio Emilia, Rimini, Modena, Ferrara, Roma, Firenze, Prato, Terni, Verona, Padova, Vicenza, Rovigo, Milano, Bergamo, Brescia, Como, Pesaro e Potenza un ingente patrimonio mobiliare ed immobiliare - costituito da una villa, appartamenti, terreni auto, conti correnti e sette società operanti nei settori immobiliare e del commercio all’ingrosso di materie plastiche- del valore complessivo di circa 10 milioni di euro.
I beni sottoposti a vincolo sono risultati nella disponibilità di G.P., “imprenditrice” sessantreenne, di origini sassolesi, residente a Castellarano (RE) ed attualmente agli arresti domiciliari, gravata a partire dal 1989, senza soluzione di continuità, da numerosissimi precedenti penali e plurime sentenze definitive di condanna per reati di natura economico-finanziaria, contro il patrimonio, l’economia e la fede pubblica commessi, anche in forma associativa, in varie regioni del centro-nord Italia, tra l’Emilia-Romagna, la Lombardia, il Veneto, la Toscana e l’Umbria.
Il provvedimento ablativo, disposto dalla Sezione Penale del Tribunale di Reggio Emilia ed eseguito dagli specialisti del G.I.C.O. (Gruppo Investigazione Criminalità Organizzata) del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Bologna, costituisce l’epilogo di complesse indagini economico-patrimoniali condotte, ai sensi del cd. “Codice Antimafia”, sotto la direzione della Procura della Repubblica di Reggio Emilia, nella persona del Sost. Proc. dott.ssa Valentina Salvi che, come si legge nel dispositivo, ”si fondano sul riconoscimento a carico della persona prevenuta di un’allarmante pericolosità sociale, estrinsecatasi nell’ambito economico-finanziario, con sistematiche e professionali condotte fraudolente e simulatorie a danno dell’Erario, e palesatasi in maniera incessante e crescente negli ultimi trent’anni, durante i quali alcun effetto deterrente o rieducativo hanno prodotto, non solo le numerosissime condanne emesse a suo carico, ma, nemmeno i periodi di detenzione scontati come pene o in forza di misure cautelari”.
Gli accertamenti compiuti dai finanzieri hanno, quindi, consentito di riscontrare, oltre alla escalation di condotte criminose poste in essere dalla donna, e quindi la sua eccezionale attitudine ad estrinsecare i propri comportamenti antisociali mediante il compimento di numerosi reati (tra i quali estorsione, minaccia, calunnia, falso ideologico e materiale, evasione fiscale, truffa, bancarotta fraudolenta, anche con il ricorso a fatture per operazioni inesistenti), anche un rapporto di particolare sproporzione tra i redditi, pressoché inesistenti, dichiarati dalla stessa e dal suo nucleo familiare e il patrimonio immobiliare e mobiliare riconducibile alla sua effettiva disponibilità che di conseguenza è stato sequestrato in quanto ritenuto acquisito con proventi, appunto, frutto di attività illecite.
Dall’esame del complessivo curriculum criminale, particolare rilievo assume la vicenda che ha visto G.P. tratta in arresto nel 2013 dalla Guardia di Finanza di Ferrara, e per la quale è stata condannata nel 2018 dal Tribunale di Reggio Emilia a 6 anni e 8 mesi di carcere, in quanto coinvolta in indagini per contrabbando, emissione di fatture per operazioni inesistenti, occultamento o distruzione di documenti contabili, sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte unitamente, tra gli altri, al noto M. C.
L’odierna attività si inserisce nell’ambito di una più ampia progettualità operativa, promossa dal Comando Provinciale di Bologna, finalizzata all’individuazione sull’intero territorio regionale di soggetti “evasori fiscali socialmente pericolosi” nei cui confronti avanzare richieste di applicazione di misure di prevenzione personali e patrimoniali e che ha permesso di proporre il sequestro di beni per oltre 40 milioni di euro, di cui oltre 20 milioni già sottoposti a misura cautelare. L’obiettivo del Corpo è quello di aggredire con le misure di prevenzione i patrimoni illecitamente accumulati dalla cd. “criminalità da profitto”, ovvero da coloro i quali, lungi dall’essere occasionali evasori, vivono di traffici delittuosi o traggono il proprio reddito dai proventi dell’attività criminale di sistematica inosservanza di norme penali tributarie.

19 GIUGNO 2019

Droga: blitz carabinieri Firenze, arresti in 4 regioni
(AGI)- Firenze, 19 giu. - E' in corso un'operazione, coordinata dalla Procura di Firenze, nei confronti di un'associazione dedita al traffico internazionale di stupefacenti. Carabinieri del Comando Provinciale di Firenze stanno eseguendo provvedimento cautelare a carico di 10 soggetti localizzati nelle province di Firenze, Siena, Prato, Parma, Milano, Roma e Varese. Le indagini hanno permesso di individuare un gruppo criminale organizzato, composto da soggetti di nazionalita' albanese, dedito al reperimento e smercio di cocaina e marijuana, provenienti dall'Albania. La centrale della cocaina e' stata individuata nel Comune di Firenze, ove veniva ceduta all'ingrosso; la marjuana veniva invece trasportata via mare dall'Albania e raggiungeva varie citta' italiane. Sottoposti a sequestro, nel corso dell'indagine, 275 kg. di marijuana e 6 kg di cocaina. Conferenza prevista alle ore 10:30 al Comando Provinciale dei Carabinieri di Firenze.(AGI)

9 LUGLIO 2019

Droga: rifugiato a Prato grossista della cocaina latitante
(ANSA) - PRATO, 9 LUG - Arrestato dai carabinieri a Prato un latitante che gestiva una centrale di smistamento della droga a Scandicci (Firenze). I militari hanno rintracciato stamani un albanese colpito da ordine di carcerazione per scontare una condanna a 5 anni e 3 mesi per traffico di sostanze stupefacenti. All'uomo è stata applicata anche la misura di sicurezza dell'espulsione dallo Stato, che dovrà essere eseguita una volta scontata la condanna. L'albanese si rifugiava in un'abitazione di Vergaio, quartiere a sud della città. Era stato condannato per aver gestito una specie di centrale di smistamento della droga dove i militari dell'Arma sequestrarono nel 2016 oltre 2,5 chili di cocaina, verosimilmente destinata a rifornire la piazza di Firenze. L'arrestato è stato portato al carcere pratese della Dogaia.

11 LUGLIO 2019

Scoperto ambulatorio medico abusivo - Denunciati due falsi medici
Comando Provinciale Firenze
Nei giorni scorsi, i Finanzieri del Comando Provinciale di Firenze hanno individuato, in un appartamento della periferia nord di Firenze, un ambulatorio medico abusivo gestito da due cittadini di origine cinese. All’interno, sono stati rinvenuti molti farmaci, anche scaduti, flebo, siringhe e attrezzature varie. I due sono stati denunciati all’Autorità Giudiziaria per il reato di esercizio abusivo della professione medica (art. 348 c.p.).
Durante le quotidiane attività di controllo economico del territorio, militari della Compagnia Pronto Impiego di Firenze hanno notato la presenza di un gruppo di persone, tutte di etnia cinese, nei pressi di un immobile situato in una traversa di via Pistoiese.
La singolarità delle condizioni di alcune di queste, che evidenziavano segni di medicazioni di varia natura, ha insospettito le fiamme gialle, che hanno deciso intervenire immediatamente presso quella che appariva una normale abitazione ma il cui accesso era protetto da un sistema di videosorveglianza collegato a un monitor interno. All’atto dell’ingresso nell’appartamento, i militari si sono trovati di fronte a due cinesi vestiti di tutto punto da medico, intenti a prescrivere farmaci nonché a somministrare flebo a due connazionali mentre altre persone erano in attesa.
La perquisizione dell’immobile ha portato al sequestro di oltre 350 scatole di medicinali, sia italiani che di provenienza cinese, tra cui antibiotici, cortisonici, antinfiammatori, analgesici, antipiretici e antiallergici, in alcuni casi privi delle indicazioni obbligatorie in lingua italiana e, in altri, anche scaduti nonché strumentazione medica (sfigmomanometri, stecche di legno, siringhe, flebo, deflussori,…) e diverse sedie/sdraio ammassate tra il soggiorno e la cucina, verosimilmente utilizzate per far accomodare e “trattare” i pazienti.
Accanto ai prodotti cosiddetti “da banco”, venduti nelle farmacie, sono stati rinvenuti diversi farmaci che non sono vendibili sul territorio senza la prescrizione medica, probabilmente acquistati via internet dalla Cina.
L’attività condotta dai Finanzieri del Gruppo di Firenze si inquadra nel più ampio ruolo di salvaguardia delle attività economiche lecite e di tutela dei cittadini anche sotto il profilo sanitario.

23 LUGLIO 2019

Fatture false per 17 milioni di euro, arrestato gestore di centri di accoglienza
Fatture false per 17 milioni di euro, arrestato gestore di centri di accoglienza Comando Provinciale Firenze Nelle prime ore di questa mattina, i militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Firenze e i Carabinieri della Sezione di p.g. della Procura della Repubblica, hanno eseguito un’ordinanza degli arresti ai domiciliari nei confronti di un noto imprenditore, titolare di un consorzio di gestione di centri di accoglienza per migranti nella provincia di Firenze. Contestualmente, è stata data esecuzione anche a un provvedimento di sequestro preventivo, finalizzato alla confisca, di denaro, beni mobili e immobili fino alla concorrenza di circa 3 milioni di euro. Il provvedimento cautelare personale è stato emesso dal Giudice delle Indagini Preliminari presso il Tribunale fiorentino Dott. Angelo Antonio Pezzuti, a seguito dell’accusa di aver evaso 3 milioni di euro nel periodo 2012-2017, attraverso l’emissione di fatture false per circa 17 milioni di euro. Complessivamente, allo stato, la Guardia di Finanza e i Carabinieri hanno posto sotto sequestro 3 case, tra cui una residenza estiva, nonché diversi conti correnti, le cui disponibilità finanziarie sono in corso di accertamento. L’indagine, coordinata dal Dott. Leopoldo De Gregorio – Sostituto Procuratore della Procura della Repubblica di Firenze, diretta dal Dott. Giuseppe Creazzo, trae origine da un controllo sull’utilizzo di alcuni fondi pubblici, erogati per l’accoglienza dei migranti, da parte del consorzio, che negli ultimi anni ha gestito diversi centri attraverso le cooperative consociate. Le società, attive nella provincia di Firenze e, in particolare, nell’empolese, in molti casi hanno omesso il versamento delle imposte dovute e, in alcuni, anche dei contribuiti previdenziali, nonché emesso diverse fatture con importi notevolmente aumentati rispetto al reale a favore della società consortile, diminuendone così in modo consistente il reddito. Come emerge dal provvedimento cautelare, alcune di esse, attive per brevi periodi, venivano rappresentate da soggetti prestanome dell’indagato italiani e stranieri, in alcuni casi anziani o con precedenti penali, che, alla chiusura, ne svuotavano i conti correnti per restituire i soldi. Dalle indagini è emerso che l’operato dei prestanome era gestito dall’arrestato. L’operazione s’inquadra nelle linee strategiche d’azione del Corpo volte al contrasto dei fenomeni illegali più gravi e integra, sotto la direzione della Procura della Repubblica di Firenze, indagini di polizia giudiziaria e funzioni di polizia economico-finanziaria, a garanzia anche dell’aggressione cautelare dei patrimoni illecitamente accumulati.

1° AGOSTO 2019

Firenze - Traffico rifiuti elettronici,sequestro container per Nigeria
Comando Provinciale di  - Firenze, 01/08/2019 09:52
Nell’ambito del contrasto al traffico illecito di rifiuti i militari del NOE di Firenze a conclusione di una mirata attività preventiva hanno intercettato e posto sotto sequestro un container pronto per essere illegalmente spedito in Nigeria,all’interno del quale, era stivato un ingente quantitativo di rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche, illecitamente raccolti in Toscana e nel resto del territorio nazionale, per un valore stimato di circa 450 mila euro.
Tre le persone identificate e deferite in stato di libertàall’Autorità Giudiziaria: un cittadino italiano, titolare di impresa individuale che, sprovvisto di qualsiasi autorizzazione, reperiva e raccoglieva apparecchiature elettriche ed elettroniche fuori uso e completamente inservibili - principalmente strumentazioni elettromedicali, lavatrici, frigoriferi, stampanti e computer risultati essere materiali dichiarati fuori uso da aziende sanitarie locali italiane -, e due venditori ambulanti di origini nigeriane (una coppia di coniugi), stabilmente residenti in Toscana, incaricati di curare, con l’aiuto di connazionali in corso di identificazione, l’illecito smaltimento del “prezioso” carico, estraendo con gravi danni all'ambiente e alla salute umana, metalli preziosi mediante fusione ad alte temperature.
Recuperate, in occasione del sequestro, anche le false dichiarazioni degli esportatori, che attestavano il trasporto di semplici masserizie, al fine di eludere i controlli delle autorità doganali.

17 SETTEMBRE 2019

Nas Firenze sequestrano 16 Ton falso olio extravergine
(AGI) - Roma, 17 set. - A Impruneta e Castelfiorentino (Firenze) e' stata notificata a due operatori un'ordinanza di divieto temporaneo di esercitare l'attivita' imprenditoriale del commercio di prodotti alimentari per 6 mesi. Gli accertamenti - spiegano i Carabinieri - hanno permesso di far emergere "l'esistenza di un sodalizio criminale che gestiva il traffico di ingenti quantitativi di olio di semi di soia sofisticato mediante l'aggiunta di clorofilla e betacarotene, non dannoso per la salute umana, ma in modo da renderlo simile all'olio extravergine di oliva e commercializzarlo con tale qualita', generando un notevole profitto illecito". Nell'inchiesta sono coinvolti, a vario titolo, altri soggetti operanti nel settore - tra i quali 7 prestanome, utilizzati anche per sviare eventuali indagini - indagati in concorso nel reato per aver consentito l'utilizzo del marchio di societa' a loro intestate da parte dell'uomo arrestato a Cerignola, accusato di curare materialmente la sofisticazione e il confezionamento in lattine e bottiglie apponendo etichette delle menzionate societa' (inesistenti o, comunque, non piu' operative). Nel corso delle indagini, condotte nelle province di Barletta-Andria-Trani, Firenze, Foggia, Pescara, Pisa e Prato, e' stato documentato il flusso commerciale di circa 50 tonnellate di olio sofisticato e si e' proceduto al sequestro di oltre 16 tonnellate, impedendone l'illecita immissione sul mercato e individuando, nel contempo, i depositi dove veniva temporaneamente stoccato. Tra gli interventi piu' rilevanti eseguiti nel corso dell'inchiesta, l'intercettazione ed il sequestro di un autocarro che trasportava 5.500 litri di olio sofisticato, in transito nel capoluogo toscano, destinato a rifornire un ristorante.

5 NOVEMBRE 2019

Droga: maxi blitz dei carabinieri, 7 arresti Lombardia e Toscana

(AGI) - Brescia, 5 nov. - L'attivita' di contrasto ha preso il via dal sequestro di 500 grammi di cocaina operato a Breno (Bs) dai Carabinieri della locale Compagnia nello scorso mese di giugno 2019. In quella circostanza erano stati tratti in arresto due fidanzati albanesi e un artigiano italiano del posto. Le illecite redditizie attivita' di importazione, traffico e spaccio hanno visto quali principali artefici i due fratelli albanesi, rispettivamente di 27 e 25 anni, entrambi incensurati e residenti in provincia di Firenze. I due si servivano di un corriere italiano residente nella provincia di Pistoia, al quale era affidato il compito di andare all'estero per ritirare i carichi di cocaina , oltre a quello di occuparsi materialmente delle consegne che quotidianamente venivano fatte nelle province italiane che sono state prima citate. Per i viaggi il corriere utilizzava due auto, poi sequestrate, dotate di doppi fondo che permettevano di occultare la droga e superare indenni eventuali controlli delle forze di polizia. Lo scorso fine settimana i Carabinieri, sulla base delle loro indagini, hanno fermato il corriere che stava rientrando a Firenze. Sotto il sedile posteriore della sua Nissan Qashqai i militari scoperto un vano artefatto (la cui apertura poteva avvenire solo tramite un pulsante che era nascosto sotto la moquette del tetto) nel quale si trovavano dieci panetti di cocaina del peso di 10 chilogrammi. Sull'auto c'era anche la moglie del 51enne di Pieve a Nievole (Pt) che lo aveva accompagnato durante il viaggio. Nella circostanza e' finito in manette anche il piu' grande dei due fratelli albanesi di Fiesole che con una seconda auto stava facendo rientro in Toscana insieme ai due complici. Dopo l'importante sequestro, i Carabinieri di Breno e Clusone hanno chiuso il cerchio sugli altri componenti dell'organizzazione che erano i materiali destinatari della droga e a favore dei quali erano state accertate cessioni di cocaina nelle precedenti settimane. La cocaina sequestrata ha un valore stimato di circa ottocentomila Euro. (AGI)

5 DICEMBRE 2019

Sequestrati per “sproporzione” ex d.lgs. 159/2011 beni per circa 2 milioni di euro a un imprenditore
dicembre 05, 2019
Comando Provinciale Firenze
I finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Firenze hanno eseguito una misura di prevenzione patrimoniale nei confronti di un imprenditore 55enne dell’empolese, di origini calabresi, attraverso il sequestro di beni immobiliari e mobiliari nonché di compagini societarie, per un valore di circa 2 milioni di euro.
L’attività trae origine dall’operazione “Vello d’Oro”, condotta dal G.I.C.O. della Guardia di Finanza di Firenze in collaborazione con il locale Reparto Operativo Nucleo Investigativo dell’Arma dei carabinieri, che, nel febbraio 2018, aveva portato all’arresto di 14 persone tra la Calabria e la Toscana, per reati che vanno dall’associazione per delinquere all’estorsione, dal sequestro di persona all’usura, dal riciclaggio all’abusiva attività finanziaria, dall’emissione di fatture per operazioni inesistenti al trasferimento fraudolento di valori, anche con l’aggravante del metodo mafioso.
Nell’ambito dell’indagine era stato ricostruito un sistema, volto, da un lato, a riciclare i soldi illecitamente acquisiti da due consorterie criminali calabresi e una campana e, dall’altro, a creare riserve occulte di contante presso varie aziende toscane. Nel contesto erano state attenzionate alcune società, riconducibili all’imprenditore, che avevano “veicolato” capitali illeciti, di fatto in raccordo tra le società coinvolte e il sodalizio criminale contiguo a famiglie ‘ndranghetiste dei “BARBARO” e dei “NIRTA”, attive nella zona del litorale jonico della provincia di Reggio Calabria, nonché personaggi collegati al clan camorristico “LO RUSSO”, dell’area nord della città di Napoli.
Le indagini patrimoniali, svolte dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Firenze ai sensi del d.lgs. n. 159/2011 – “Codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione”, hanno evidenziato la sussistenza di una palese sproporzione tra i redditi dichiarati e il patrimonio disponibile. Sulla base delle risultanze emerse, la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Firenze – Proc. Agg. Dott. Luca TESCAROLI – ha avanzato richiesta di applicazione della misura patrimoniale e l’Ufficio Misure di Prevenzione del Tribunale di Firenze – Presidente Dott. Raffaele D’ISA – valutando la sussistenza dei requisiti di legge, ha emesso il provvedimento ablatorio di tutti i beni riconducibili all’imprenditore.
Sono stati sequestrati circa una trentina di rapporti bancari, 7 autoveicoli, 3 aziende, tra Reggio Calabria e Pisa, il 50% delle quote societarie di altra società con sede a Catanzaro nonché 8 immobili, tra cui uno a Tenerife. I provvedimenti odierni si inseriscono in una più ampia strategia istituzionale, basata sul coordinamento dell’Ufficio della Procura di Firenze per le misure di prevenzione e per il contrasto ai patrimoni illeciti anche di provenienza mafiosa, volto a contrastare, anche attraverso l’applicazione della normativa antimafia, l’infiltrazione criminale dell’economia legale.

6 FEBBRAIO 2020

12 ordinanze di custodia cautelare per associazione a delinquere e riciclaggio di danaro al fine di favorire “Cosa nostra”
Comando Provinciale Prato
Dalle prime luci dell’alba, la Guardia di Finanza di Prato - con la collaborazione dei Reparti del Corpo di altre città – ha eseguito un’ordinanza di applicazione di misura cautelare personale emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Firenze su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Firenze. Oltre 300 Finanzieri hanno proceduto all’arresto di 12 componenti di un sodalizio criminale, oltre che al sequestro di 15 aziende, di decine di conti correnti e disponibilità finanziarie nonché a 120 perquisizioni domiciliari e locali.
L’esecuzione del menzionato provvedimento cautelare si inquadra nell’operazione di polizia giudiziaria denominata convenzionalmente “Golden Wood”, eseguita dal Gruppo della Guardia di Finanza di Prato e coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Firenze. Agli arrestati ed agli ulteriori indagati, in totale 60, è contestata - a vario titolo - l’associazione per delinquere finalizzata alla commissione dei reati di riciclaggio, autoriciclaggio ed emissione di fatture per operazioni inesistenti, nonché i reati di intestazione fittizia di beni, contraffazione di documenti di identità e sostituzione di persona. L’operazione si connota in termini di assoluta rilevanza anche in ragione della contestazione della specifica aggravante consistente nell’agevolazione dell'attività di un’associazione mafiosa, nel caso di specie la “famiglia mafiosa di Corso dei Mille” di Palermo.
Il procedimento penale ha tratto origine da pregressi accertamenti svolti dalle Fiamme Gialle pratesi, che avevano consentito di individuare alcuni soggetti dediti - attraverso l’utilizzo di documenti di identità falsi, intestati a persone inesistenti - alla movimentazione di ingenti somme di denaro di dubbia provenienza. L’attività investigativa, dunque, inizialmente diretta dalla Procura della Repubblica di Prato, è proseguita, dal 2017, con il coordinamento della competente Direzione Distrettuale Antimafia di Firenze, essendo emersi significativi collegamenti con la criminalità mafiosa siciliana. Le complesse e laboriose indagini - realizzate attraverso intercettazioni telefoniche, ambientali, attività di video-registrazione, appostamenti, pedinamenti e l’esame di copiosa documentazione bancaria - anche con il supporto dello S.C.I.C.O. della Guardia di Finanza, hanno consentito di accertare l’operatività di un’associazione a delinquere, ben organizzata e strutturata, la quale, al fine di immettere nel circuito economico denaro di provenienza illecita, ha creato e gestito - direttamente e tramite una serie di prestanome - una galassia di imprese con sedi in tutto il territorio nazionale ed in particolare in Toscana, Sicilia e Lazio (in totale 33), in parte reali ed effettivamente operanti ed in parte di fatto inesistenti in quanto sprovviste di qualsiasi idonea struttura imprenditoriale; tutte con oggetto sociale il commercio di pallets, ovvero le pedane in legno comunemente utilizzate per il trasporto e la movimentazione di vari tipi di materiale.
Lo scopo del sodalizio illecito era quello di riciclare, ostacolando l’identificazione della provenienza delittuosa, i proventi degli affari criminali della “famiglia mafiosa di Corso dei Mille” di Palermo, capeggiata da T.P., soggetto condannato con sentenza irrevocabile per il reato di associazione mafiosa, figlio di T.F., già esponente di vertice del mandamento di B., condannato anch’egli all’ergastolo sia per la strage di via d’Amelio a Palermo che per quella di via dei Georgofili a Firenze. Gli indagati si erano messi a completa disposizione del T.P., nel periodo in cui egli era detenuto presso la casa circondariale di Prato, tanto da reperirgli nel 2017 un’abitazione in Campi Bisenzio (FI) dove aveva poi scontato gli arresti domiciliari e da fornirgli, clandestinamente ed in violazione delle prescrizioni imposte dall’Autorità Giudiziaria, un telefono con il quale mantenere i contatti anche con i propri sodali in Sicilia. La provenienza dalla Sicilia di parte del denaro riciclato ha trovato conferma anche in molte conversazioni telefoniche intercettate e nei successivi riscontri investigativi. Nel corso delle indagini sono stati inoltre rilevati movimenti di denaro, evidentemente “ripulito”, a favore del capo-cosca palermitano.
Il riciclaggio ha riguardato anche i proventi dei reati di emissione ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, commessi sia nell’ambito dei rapporti tra le imprese gestite dal sodalizio che a favore di aziende ad esso estranee; queste ultime versavano - tramite bonifico - il corrispettivo degli importi falsamente fatturatigli, che tornavano poi nella loro disponibilità, in contanti, decurtati della percentuale del 10% a titolo di commissione. In virtù di tali operazioni, che gli stessi indagati chiamavano - nelle conversazioni intercettate - “fantasmini”, le imprese beneficiarie estranee al sodalizio - oltre a garantirsi utili provviste “in nero” - potevano trarre evidenti vantaggi fiscali e porsi, quali concorrenti sleali, in posizione privilegiata nei confronti dei competitors del settore commerciale di riferimento. Per il sodalizio, invece, oltre al consistente guadagno, tali ulteriori flussi finanziari e commerciali, intrecciandosi con gli altri, contribuivano a rendere ancor più complicata la ricostruzione dell’operato delle società e delle ditte coinvolte. L’importo totale delle fatture false emesse ed utilizzate ammonta ad oltre 50 milioni di Euro. La contestazione dei reati di riciclaggio ed autoriciclaggio concerne, negli anni tra il 2015 ed il 2018, una somma complessiva di circa 40 milioni di Euro.
L’associazione a delinquere ha operato realizzando un imponente giro di denaro, per un importo totale di oltre 150 milioni di Euro, caratterizzato da continue operazioni di accredito e di addebito di somme anche ingenti, giustificate quali pagamenti di fittizie forniture di merce, tramite documentazioni contabili non di rado artatamente predisposte a posteriori. Dopo vari passaggi, talora - per confondere ancor di più le acque - intervallati da pagamenti di transazioni commerciali almeno in parte reali, per ultimo le somme erano quasi sempre prelevate in contanti dai conti di ditte inesistenti; a ciò provvedevano, mediante reiterati e frazionati prelevamenti anche nel corso della stessa giornata, emissari dell’organizzazione, ignari della presenza discreta dei Finanzieri che, poco distante, osservavano, annotavano e registravano. In alcuni casi la provvista creata era impiegata per eseguire ulteriori movimentazioni di denaro a favore di altre imprese del gruppo.
Il vorticoso giro di denaro ha trovato peraltro puntuale conferma nello sviluppo di 36 specifiche segnalazioni di operazioni sospette, rigorosamente riscontrate dai Finanzieri del Gruppo di Prato, pervenute - tramite il Nucleo Speciale di Polizia Valutaria - dagli operatori finanziari a ciò obbligati ai sensi della vigente normativa antiriciclaggio. Centrale, rispetto alla contestazione del reato di riciclaggio, il ruolo affidato alle numerose ditte inesistenti, appositamente create, da un lato per agevolare l’associazione mafiosa denominata “cosa nostra” attraverso la canalizzazione di un fiume di denaro sui conti correnti opportunamente accesi, gestiti e svuotati, per ostacolare l’identificazione della provenienza delittuosa di tali somme, dall’altro per consentire - attraverso il giro di fatture false - indebiti vantaggi fiscali e posizioni dominanti sul mercato. Emblematico il caso di due cittadini dello Sri Lanka, titolari di altrettante ditte individuali - con oggetto sociale il commercio di pallets - con sedi dichiarate a Prato, ma di fatto inesistenti, sui cui conti correnti in circa due anni sono transitati, complessivamente, più di 20 milioni di Euro.
Il sistema illecito emerso ruotava attorno a due gruppi familiari di origine siciliana, imparentati tra loro, stanziati in Toscana ed in Sicilia. Fondamentale il ruolo assunto da uno dei dodici arrestati, un consulente del lavoro già sospeso dal proprio ordine professionale, incaricato della gestione finanziaria di talune imprese utilizzate dal sodalizio, nonché degli aspetti amministrativi, comprese le formalità inerenti alla costituzione delle ditte inesistenti, cui provvedeva utilizzando anche falsi documenti di identità. L’associazione a delinquere contava inoltre su una fitta rete di collaboratori, molti dei quali ricoprivano il ruolo di fittizi titolari di ditte inesistenti.
Dei dodici arrestati, sei ristretti in carcere, altrettanti ai domiciliari, dieci sono originari di Palermo e provincia, due della Puglia. Sette sono residenti nel capoluogo siciliano, due a Prato, due a Campi Bisenzio (FI) ed uno a Sesto Fiorentino (FI).

14 APRILE 2020

CONTRASTO ALLA CRIMINALITA' ORGANIZZATA - IL PREFETTO DI FIRENZE ADOTTA UN’INTERDITTIVA ANTIMAFIA
Il Prefetto di Firenze Laura Lega ha adottato un’informazione antimafia interdittiva nei confronti di un’impresa della Piana fiorentina, sulla quale sono stati raccolti significativi elementi sintomatici di contiguità con ambienti della criminalità organizzata. Tale provvedimento, giunto al termine di un’intensa attività di questi mesi, è il primo assunto in otto anni. Una misura che conferma l’innalzamento del livello di attenzione sulla diffusione dei fenomeni criminali specialmente in questo grave momento emergenziale e l’efficacia del Gruppo Interforze presso la Prefettura, che vigila sulla sicurezza economico-finanziaria del territorio.
L’interdittiva impedisce al privato imprenditore di essere parte contrattuale della Pubblica Amministrazione e lo priva della possibilità di essere titolare di licenza o autorizzazioni di polizia e di commercio.
I soggetti, persone fisiche o giuridiche, che chiedono di acquisire licenze o autorizzazioni di polizia e di commercio, o che intendono iscriversi nella white list della Prefettura (cioè l’elenco provinciale degli operatori economici non sottoposti a tentativi di infiltrazione mafiosa) vengono sottoposti ad accurati accertamenti per verificare che sussistano i requisiti di affidabilità previsti dalla legge. Questo attento monitoraggio, svolto dagli organi di polizia che fanno capo al Gruppo Interforze, fornisce i necessari elementi di valutazione al Prefetto per la verifica e l’analisi delle infiltrazioni della criminalità organizzata negli appalti pubblici e nell’economia.
L’interdittiva antimafia adottata risponde oggi più che mai all’esigenza di rafforzare la tutela dell’economia legale dagli appetiti criminali in una fase complessa ed emergenziale come quella attuale.

29 APRILE 2020

CLAN MALLARDO: SEQUESTRO DA 50 MILIONI

Le attività sono state eseguite tra le province di Napoli, Roma, Latina, Firenze, Pisa e Venezia. In Toscana sono stati posti i sigilli a un allevamento di cavalli da corsa di Santa Croce sull'Arno.
11 MAGGIO 2020
Operazione contro riciclaggio in Toscana, due arresti
(ANSA) - FIRENZE, 11 MAG - In corso un'operazione, coordinata dalla Dda di Firenze, finalizzata a contrastare il reimpiego in Toscana di capitali di provenienza illecita. I Carabinieri del nucleo Investigativo del Comando provinciale di Firenze stanno eseguendo un'ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del capoluogo toscano nei confronti di due indagati residenti a Napoli. Le indagini - che rappresentano la prosecuzione dell'operazione 'Vello d''oro' del 2018 - avrebbero messo in luce, così gli investigatori, "complessi meccanismi di riciclaggio e documentato rapporti affaristici tra soggetti contigui al clan camorristico Lo Russo e imprenditori toscani del settore conciario". (ANSA).

5 GIUGNO 2020

2 interdittive a Firenze
IL PREFETTO DI FIRENZE ADOTTA DUE INTERDITTIVE ANTIMAFIA
Prosegue l’azione della Prefettura di Firenze di prevenzione antimafia su tutto il territorio metropolitano, con una mirata attività di monitoraggio delle imprese destinatarie di finanziamenti ed appalti pubblici, nonché sulle attività produttive e commerciali. L’attività di contrasto alle infiltrazioni è operata con l’attivazione delle verifiche antimafia previste dalle vigenti disposizioni che consentono al Prefetto di estendere le verifiche sia sulle imprese che instaurano rapporti con la pubblica amministrazione (per appalti e finanziamenti) sia sul conto delle aziende che chiedono agli uffici pubblici il rilascio di autorizzazioni commerciali, licenze o iscrizioni in albi pubblici.
In tale quadro il Prefetto di Firenze Laura Lega ha adottato oggi due comunicazioni interdittive antimafia nei confronti di due imprese della provincia. Per entrambe sono emerse le “circostanze ostative” (previste dall’articolo 67 del Codice Antimafia, decreto legislativo 159/2011) che impongono tassativamente al prefetto l’assunzione di queste misure.
Una delle società interessate dai provvedimenti ha sede a Scandicci e opera nel settore di attività di pulizia di edifici, mentre l’altra, con sede a Fucecchio, produce e commercia all’ingrosso infissi e serramenti.
L’interdittiva impedisce al privato imprenditore di essere parte contrattuale della Pubblica Amministrazione e lo priva della possibilità di essere titolare di licenza o autorizzazioni di polizia e di commercio.
I provvedimenti adottati rispondono oggi più che mai all’esigenza di rafforzare la tutela dell’economia legale dagli appetiti criminali in una fase complessa ed emergenziale come quella attuale.

16 GIUGNO 2020

Narcos 'ndrangheta a Bologna e Firenze

Oltre 100 carabinieri sono stati impiegati in una operazione antimafia questa mattina.
Sono state eseguite 9 misure cautelari e 12 perquisizioni. Sono rimaste coinvolte le province di Bologna, Firenze, Reggio Calabria, Messina e Viterbo.
Le indagini sono state sviluppate dal comando provinciale di Bologna e dalla Dda bolognese.
È stata trovata una rete di soggetti contigui alle più note famiglie della ‘ndrangheta calabrese.
Tale gruppo è attivo nell’importazione di rilevanti quantitativi di stupefacenti, soprattutto cocaina, provenienti dal Sudamerica e destinati alle piazze dell'Emilia Romagna e della Toscana.
I reati contestati sono traffico, detenzione e spaccio di stupefacenti, intestazione fittizia di beni.
Dalle indagini si evince una base operativa a Bologna e una base distaccata situata in nella tranquilla provincia di Firenze", nel Mugello: a Dicomano dove un garage veniva utilizzato per lo stoccaggio della cocaina, e per gli incontri.

18 GIUGNO 2020

QUI NEWS Smantellato un cartello della droga gestito dalle Cosche vibonbesi che riforniva la piazza toscana dello spaccio. Arrestate 11 persone, 60 indagati.

FIRENZE — I carabinieri di Firenze e di Vibo Valentia hanno arrestato 11 persone e notificato i divieti di dimora a Vibo a 7 persone nell’operazione scattata alle prima luci dell’alba in Calabria e in Toscana. Per tutti l’accusa è associazione per delinquere finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti. Si tratta di una delle più importanti operazioni contro la ‘Ndrangheta eseguite in Italia e, quanto riguarda la Toscana, è il prosieguo delle operazioni ‘Sabbia I e II’ eseguite nel maggio e nel dicembre 2019.
L’operazione è scattata dagli approfondimenti investigativi della precedente operazione “Rinascita Scott” e ha ricostruito il traffico di cocaina,marijuana, hashish gestito dalle cosche del vibonese. La droga, una volta fatta arrivare in Italia, era piazzata in Toscana, Sicilia, Piemonte e  in altre province della Calabria.
Nel corso dell’intera attività investigativa, a quanto risulta, sono stati sequestrati un chilo di cocaina, 81 chili di marijuana, 25 chili di hashish, 3.952 piante di canapa indiana, 89 grammi di eroina, 27 pasticche di ecstasy e 11 grammi di funghi allucinogeni.
Da quanto emerso, il cartello della droga si riforniva attraverso canali aperti con il Brasile e con l’Albania con ‘broker’ che nei paesi esteri contrattavano il prezzo dello stupefacente. Una volta in Italia, i carichi di droga erano smistati nelle varie piazze in cui poi erano smerciati.
Il reparto anticrimine di Catanzaro ha notificato l’avviso di conclusione delle indagini a carico di 480 persone.

19 GIUGNO 2020

Droga: 26 indagati tra Campania e Toscana
(ANSA) - ROMA, 19 GIU - Nelle province di Salerno, Avellino e Firenze, i Carabinieri del Comando Provinciale di Salerno con il supporto del settimo nucleo Elicotteri di Pontecagnano e del Nucleo Cinofili di Sarno, stanno eseguendo un provvedimento cautelare nei confronti di 26 persone. Gli indagati sono ritenuti responsabili a vario titolo di associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, con l'aggravante del metodo mafioso, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, detenzione e porto abusivo di arma, sostituzione di persona, uso di atto falso, falsità ideologica, favoreggiamento personale, ricettazione, minaccia e danneggiamento seguito da incendi. I particolari dell'operazione saranno resi noti nel corso della conferenza stampa che si terrà presso il Comando Provinciale Carabinieri di Salerno alle ore 10.15. (ANSA).

30 GIUGNO 2020

VINO: CONTRAFFAZIONE DI BOTTIGLIE PREGIATE, 11 INDAGATI IN OPERAZIONE NAS
Firenze, 30 giu. - (Adnkronos) - Stroncato un giro di contraffazione di vini pregiati che operava a Brescia: con l'operazione 'Vuoti a rendere' del Nas dei carabinieri di Firenze sono state indagate 11 persone. Nelle province di Avellino, Barletta-Andria-Trani, Brescia, Como, Foggia, Pisa, Prato e Roma, i militari, coordinati dal pm della Procura di Brescia, Erica Battaglia, hanno eseguito oggi 9 decreti di perquisizione nei confronti di altrettanti indagati, ritenuti responsabili, insieme ad altre due persone già oggetto di interesse investigativo, di contraffazione di vini pregiati, sia italiani (con marchi Igt/Doc/Docg) che stranieri. L'indagine nasce nell'ottobre del 2018, a seguito di segnalazioni inerenti la vendita in Italia e in Belgio tramite la piattaforma di aste on line Ebay di bottiglie di vino pregiato Igt Toscana contraffatte tali da indurre in inganno l'acquirente su origine, provenienza e qualità del prodotto contenuto, diverso da quelle indicato in etichetta. I riscontri investigativi sulle tracce lasciate dai venditori hanno permesso di localizzare in provincia di Brescia una vera e propria centrale di contraffazione di vini, ideata e realizzata da un cittadino italiano. "Il progetto delittuoso, basato su tecniche di refilling, veniva realizzato attraverso le seguenti fasi - spiega una nota del Nas - reperimento, prevalentemente grazie a due soggetti dimoranti nel territorio pratese ed operanti nel settore alimentare, di bottiglie vuote autentiche di vini pregiati (che costituiscono l'elemento caratterizzante della frode) riciclate nel settore dalla ristorazione; riempimento delle stesse bottiglie con vini di diversa provenienza e di qualità inferiore, acquistati on line o presso esercizi commerciali di hard discount, a cui seguiva la sigillatura con tappi in sughero e capsule contraffatte, di colore uguale o simile all'originale, comunque idonee a trarre in inganno il consumatore, e l'ulteriore apposizione di film da imballaggio e falsi sigilli di garanzia a mascheramento, con lo scopo dissimulare la mancanza di segni distintivi corrispondenti alle capsule autentiche; commercializzazione delle bottiglie contraffatte, sul mercato nazionale ed internazionale (in particolare Spagna, Germania, Belgio, Francia ed Usa), utilizzando prevalentemente la piattaforma di aste on line Ebay e, una volta stabiliti i contatti con i compratori, integrando ed ampliando le offerte con contatti diretti, proponendo prezzi comunque concorrenziali rispetto alle quotazioni di mercato che, per alcune bottiglie di formato magnum superano i 1.000 euro per unità".

2 LUGLIO 2020

DIREZIONE INVESTIGATIVA ANTIMAFIA

COMUNICATO STAMPA

CAMORRA: LA DIA SEQUESTRA BENI PER OLTRE 10 MILIONI DI EURO
AD UN IMPRENDITORE CAMPANO RESIDENTE NEL PISTOIESE

La DIA di Firenze, in collaborazione con quella di Roma e Padova, ha eseguito un decreto di sequestro, emesso dal Tribunale fiorentino su proposta del Direttore della DIA, Generale di Divisione Giuseppe Governale, nei confronti di un imprenditore residente a Montecatini Terme (PT) ma di origini campane, operante nel settore immobiliare e turistico-alberghiero, legato agli ambienti camorristici napoletani, ed in particolare al clan “Formicola”.
Già sorvegliato speciale di pubblica sicurezza, ha riportato condanne irrevocabili per diversi reati, tra cui, associazione per delinquere finalizzata alla commissione di rapine, detenzione di armi, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche e ricettazione. Inoltre, nel 2004, risulta aver ospitato, sotto falso nome, un latitante di camorra in uno dei suoi alberghi.
L’odierna attività ha consentito alla DIA di dimostrare, oltre al profilo criminale dell’imprenditore - orientato ad agevolare l’attività del predetto clan camorristico -, la sproporzione tra i redditi dichiarati e il consistente patrimonio accumulato nel tempo, a lui riconducibile, ma in parte fittiziamente intestato alla moglie e ai figli.
Il Tribunale di Firenze ha così disposto il sequestro di tre aziende e di quote societarie (di imprese operanti nel settore turistico-alberghiero), di tre fabbricati, di decine di rapporti finanziari, nonché di beni mobili, per un valore complessivo stimato in oltre 10 milioni di euro.
Le predette società, ubicate nelle province di Pistoia, Firenze, Roma e Venezia, sono state affidate ad un amministratore giudiziario, al fine di consentire la prosecuzione dell’attività lavorativa e non recare pregiudizio al personale dipendente.

3 LUGLIO 2020

CHIUSA LA PIAZZA DI SPACCIO DELLE CASCINE A FIRENZE

Firenze, 3 lug. (Adnkronos) - E' in corso, dalla serata di ieri, un'operazione di contrasto allo spaccio di sostanze stupefacenti all'interno del Parco delle Cascine di Firenze. Militari del comando provinciale dei carabinieri di Firenze stanno eseguendo un'ordinanza applicativa di misure cautelari nei confronti di extracomunitari, per lo più di origine gambiana. Dalle indagini, coordinate dalla procura di Firenze e condotte dal Nucleo operativo di Firenze-Oltrarno, è emersa una vera e propria centrale dello spaccio di hashish e marijuana. Come fanno sapere i carabinieri, sono stati documentati 278 episodi di cessione, alcuni dei quali posti in essere durante il lockdown. (Sci/Adnkronos)

10 LUGLIO 2020

AGI  - Roma, 10 lug. - I carabinieri hanno smantellato una pericolosa organizzazione italo-albanese responsabile dello spaccio di cocaina in Pistoia e Prato ma con addentellati in tutto il centro-nord Italia. Oltre 150 militari dell'Arma, con il supporto di unita' cinofile ed elicotteri, hanno eseguito 17 ordinanze di custodia cautelare e 7 misure cautelari con obbligo di dimora e presentazione alla polizia giudiziaria, che vanno ad aggiungersi agli 8 arresti gia' eseguiti in flagranza di reato. In corso 48 perquisizioni domiciliari e il sequestro di un ristorante e di due autoveicoli. L'organizzazione aveva il suo quartier generale a Montecatini e operava anche nelle provincie di Firenze, Lucca, Forli', Venezia, Alessandria, Genova, Pescara, Pavia e Modena. (AGI)

10 LUGLIO 2020

Operazione Golden wood - Eseguiti sequestri di beni e denaro per milioni di euro
Comando Provinciale Prato
Con l’arresto di 12 responsabili e l’esecuzione di oltre 120 perquisizioni, nello scorso mese di febbraio si concludeva la prima fase dell’operazione di polizia giudiziaria denominata “Golden Wood”, condotta dai Finanzieri del Gruppo di Prato e coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Firenze, in virtù della quale è stata sgominata un’associazione a delinquere - stanziata a Prato, nella provincia di Firenze ed a Palermo - composta prevalentemente da soggetti di origine siciliana.
Agli arrestati ed agli ulteriori indagati, in totale 60, è stata contestata - a vario titolo - l’associazione per delinquere, con l’aggravante consistente nell’agevolazione dell'attività di un’organizzazione mafiosa, finalizzata alla commissione dei reati di riciclaggio, autoriciclaggio ed emissione di fatture per operazioni inesistenti, nonché intestazione fittizia di beni, contraffazione di documenti di identità e sostituzione di persona.
Dalle indagini è in effetti emerso che il sodalizio ha riciclato, ostacolando l’identificazione della provenienza delittuosa, oltre 38,6 milioni di Euro di proventi illeciti frutto degli affari criminali di “cosa nostra”, nel caso di specie la “famiglia mafiosa di Corso dei Mille” di Palermo, capeggiata da T. P., figlio di F., quest’ultimo già esponente di vertice del “mandamento mafioso di Brancaccio”, condannato all’ergastolo sia per la strage di via d’Amelio a Palermo che per quella di via dei Georgofili a Firenze.
Il gruppo criminale, al fine di immettere nel circuito economico denaro di provenienza illecita, ha creato e gestito - direttamente e tramite una serie di prestanome - una galassia di 33 imprese operanti nel settore del commercio di pallets, con sedi in tutto il territorio nazionale ed in particolare in Toscana, Sicilia e Lazio.
Sfruttando questi soggetti economici, solo in parte reali ed effettivamente attivi, è stato posto in essere un vorticoso giro di fatture per operazioni inesistenti, per un importo complessivo pari ad oltre 50 milioni di euro.
La solidità dell’impianto accusatorio ha trovato peraltro conferma anche nel successivo rigetto, da parte del competente Tribunale del Riesame, delle istanze presentate avverso l’applicazione o per l’attenuazione delle misure cautelari personali adottate.
Non era ancora spenta l’eco dell’importante operazione di polizia giudiziaria, che gli inquirenti avevano già dato il via alla seconda fase dell’inchiesta, con lo scopo di individuare i patrimoni illecitamente accumulati nel corso degli anni dagli affiliati al sodalizio criminale nonché dagli imprenditori ad esso contigui.
Per ciascuno di essi, con un lavoro certosino i Finanzieri del Gruppo di Prato coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia hanno ricostruito le possidenze cosicché, sulla base degli elementi raccolti, il Tribunale di Firenze ha emesso numerosi decreti di sequestro preventivo finalizzato all’eventuale successiva confisca di disponibilità finanziarie conti correnti, imprese, immobili e di automezzi di proprietà, fino all’equivalente di oltre 38 ,6 milioni di Euro importo corrispondente al profitto complessivamente conseguito tramite l’attività di riciclaggio.
In esecuzione dei citati provvedimenti di applicazione di misure cautelari reali, nei giorni scorsi le Fiamme Gialle pratesi hanno sottoposto a sequestro:
- 9 immobili, tra cui una lussuosa villa nella riviera romagnola, una villetta sulla costa palermitana, due appartamenti sulla riviera ligure di Ponente con pertinenti box, un immobile di Prato ove ha sede un bar e due terreni agricoli nel palermitano;
- 8 auto veicoli, alcuni dei quali di grossa cilindrata, ed un motoveicolo
- 22 rapporti finanziari, tra cui conti correnti, polizze vita, buoni postali e fondi comuni d’investimento, per un controvalore pari a circa 1,2 milioni di euro;
- denaro contante per oltre 200.000;
- 4 imprese operanti nel settore del commercio all’ingrosso di imballaggi.


L’operazione di servizio in argomento rappresenta un chiaro esempio dell’impegno profuso dalla Guardia di Finanza, sotto l’egida dell’Autorità Giudiziaria, al fine di contrastare le infiltrazioni della criminalità organizzata nel tessuto socio economico locale.
In tale contesto assumono estrema rilevanza i sequestri patrimoniali realizzati in questi giorni, susseguenti agli arresti ed alle denunce, attraverso i quali sono stati recuperati alla collettività beni e denaro frutto di arricchimenti avvenuti in forme gravemente illecite.

16 LUGLIO 2020

QUINEWS - FIRENZE — CAPORALATO. Avrebbero sfruttato oltre 80 immigrati per la consegna dei volantini pubblicitari nelle cassette delle lettere. Un lavoro di oltre tredici ore al giorno pagato pochi euro. A finire nei guai alcune società dedite alla pubblicità commerciale con sedi a Prato e Massa Carrara.
Sette le persone agli arresti, sei in carcere e una ai domiciliari. Altre quattro sono state colpite da obbligo di dimora.
Contestualmente è stato eseguito un sequestro preventivo di oltre 500mila euro emesso dalla procura della Repubblica di Firenze alle tre società indagate. Fra i sequestri anche sette furgoni utilizzati per trasportare gli immigrati nei luoghi di consegna dei volantini.
Secondo quanto spiegato dagli inquirenti, i circa 80 immigrati, tutti richiedenti asilo, sarebbero stati reclutati nei centri di accoglienza di Scandicci, Campi Bisenzio e Sesto Fiorentino. Gli immigrati venivano poi trasportati a distribuire i volantini in giro per la Toscana dai caporali, tutti stranieri, che controllavano anche i loro spostamenti attraverso dispositivi di tracciamento.

16 LUGLIO 2020

Firenze, 16 lug. - (Adnkronos) - Nascondeva quasi 50 kg di droga (tra hashish e cocaina) in casa ma è stato scoperto e arrestato dai carabinieri della stazione di Firenze Uffizi. A finire in manette A.K., 33enne albanese, studente universitario, accusato di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti. Nel corso di un servizio di pattuglia i militari, in transito in piazza D'Azeglio, hanno sottoposto a controllo l'uomo, il quale però non aveva i con sè documenti di identificazione. Il 33enne ha riferito di aver lasciato il passaporto nell'abitazione e pertanto si è dichiarato disponibile ad andare a prelevarli. Temendo che l'albanese potesse in qualche modo dileguarsi, i carabinieri lo hanno accompagnato fino a casa. Qui hanno notato una strana confezione in cellophane, poggiata sul comodino vicino al letto, che a prima vista risultava contenere una sostanza vegetale essiccata: si trattava di marijuana. Gli accertamenti più approfonditi hanno permesso di rinvenire all'interno di un armadio e della cantina un vero e proprio supermarket della droga: perfettamente confezionati in involucri in cellophane sottovuoto, ben 167 panetti di hashish per un peso complessivo di circa 47 chilogrammi, 4 panetti di cocaina per un peso complessivo di circa 1,7 chilogrammi, la somma in contanti di 1.000 euro e materiale vario per il peso e il confezionamento dello stupefacente. Il tutto è stato posto sotto sequestro mentre l'albanese è stato condotto al carcere di Sollicciano. Si calcola che la vendita al dettaglio di tutto lo stupefacente sequestrato avrebbe potuto consentire un guadagno di oltre 500.000 euro.

17 LUGLIO 2020

Comando Provinciale Varese
I finanzieri del Gruppo di Malpensa hanno individuato una spedizione di circa 2 kilogrammi di pregiato caffè colombiano e scoperto più di 130 grammi di cocaina abilmente occultata dentro i chicchi. L’italiano che ha tentato di importare la droga è stato arrestato in provincia di Firenze.
Le Fiamme Gialle di Malpensa, nell’ambito dei controlli sulle merci in entrata via aerea effettuati in collaborazione con l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, hanno selezionato una spedizione espressa proveniente dalla Colombia e indirizzata ad un tabaccaio della provincia di Firenze.
I finanzieri si sono insospettiti per il nome di fantasia del destinatario della merce - riconducibile ad un personaggio cinematografico di un giovane boss mafioso in un recente film d’azione/thriller statunitense. Determinati ad approfondire i controlli sul pacco, all’interno del collo hanno effettivamente trovato tre buste di un tipico caffè colombiano, merce alquanto comune considerata l’elevata qualità del caffè prodotto in Colombia, esportato in tutto il mondo.
Grazie ad un attento controllo fisico della merce, i finanzieri hanno notato che, tra i chicchi di caffè, erano mischiati oltre 500 chicchi richiusi abilmente con nastro adesivo scuro. Una volta tolto il nastro, i finanzieri hanno scoperto che quei chicchi erano stati completamenti svuotati e “farciti” di pura cocaina bianca.
L’attività di polizia giudiziaria, diretta e coordinata dalle Procure della Repubblica di Busto Arsizio e di Firenze, si è conclusa, in collaborazione con l’unità cinofila del Gruppo Firenze e i finanzieri della Tenenza di Pontassieve con la cd “consegna controllata” del pacco e l’arresto di un cittadino italiano iscritto all’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero (A.I.R.E.) proprio in Colombia (a Medellin). M.I. di circa 50 anni, di professione dichiarata “chef” ma attualmente disoccupato e già gravato da precedenti per droga, è arrivato in bicicletta dal tabaccaio - formale destinatario della merce ma di fatto mero punto di ritiro di pacchi per conto terzi - e ha ritirato il suo pacco. Immediatamente bloccato dai finanzieri, è stato tratto in arresto in flagranza di reato.
Proseguono così i controlli sui passeggeri, sui bagagli e sulle merci spedite per via aerea con i sequestri dei militari della Guardia di Finanza e dei funzionari dell’Agenzia delle Dogane che non si sono mai interrotti, neanche nel periodo del lockdown.

RELAZIONE DIA 1° SEM. 2019 — TOSCANA

Le consorterie criminali italiane e straniere continuano a manifestare, anche nel semestre in esame, un particolare interesse nei confronti della regione, stante la variegata ricchezza del tessuto socio-economico.  Alle documentate attività di riciclaggio e ai fiorenti mercati illeciti monitorati dalle attività di indagine non corrispondono, tuttavia, evidenze di un  insediamento strutturato ed autonomo della criminalità organizzata. I recenti risultati di analisi e investigativi fanno emergere, infatti, una elevata mobilità e flessibilità delle strategie criminali che mirano più che a controllare il territorio a condizionarne il sistema economico attraverso il riciclaggio ed il reinvestimento dei capitali illeciti.  In tale contesto, la criminalità organizzata si mette al servizio del mercato proponendosi per attività quali l’esercizio abusivo del credito, l’erogazione di servizi illeciti e l’abbattimento dei costi di impresa, attraverso manovre di intermediazione del lavoro. Per tali “servizi” ricorre alle competenze di professionisti locali.  Si tratta spesso di imprenditori e professionisti in difficoltà finanziaria, che per acquisire maggiore competitività si mettono al servizio delle organizzazioni mafiose.  Più nel dettaglio, per quanto riguarda la criminalità organizzata calabrese, nel semestre l’operazione  Default  che ha riguardato le cosche di Reggio Calabria e un provvedimento di confisca nei confronti della  cosca  GIAMPA’  di Lametia Terme, ha portato al sequestro di beni immobili in territorio toscano.  Con riferimento alla criminalità di matrice siciliana le ultime evidenze disponibili si riferiscono ad un’indagine conclusa nel mese di marzo 2018,  che  ha portato all’arresto di due fratelli palermitani,  pregiudicati, titolari di fatto di una nota pasticceria del centro storico di Firenze, gestita attraverso prestanome.
Nel semestre in esame, nell’ambito di un’operazione  coordinata dall’AG di Messina - non ascrivibile ad un contesto mafioso - sono stati sequestrati numerosi beni, tra i quali un’importante struttura di ricezione turistica in provincia di Siena. Le indagini hanno riguardato un’associazione per delinquere finalizzata alle frodi immobiliari, composta da professionisti messinesi.  Le proiezioni criminali della camorra risultano distribuite in maniera eterogenea sul territorio regionale.  L’operazione  “Ghost Tender”  del  marzo 2018 aveva segnalato la presenza sul territorio toscano di società riconducibili alla consorteria campana dei CASALESI -  gruppo  ZAGARIA. Significativi di tale presenza anche i riscontri giudiziari dell’operazione “Monteregio” (novembre 2018), scaturiti da investigazioni su imprese operanti nella “maremma”, riconducibili a soggetti originari di Marano di Napoli (NA), collegati con la  camorra. Gli stessi provvedimenti interdittivi antimafia emessi dalle Prefetture toscane testimoniano le infiltrazioni mafiose nella regione. Ciò ha indotto il Consiglio regionale della Toscana a rafforzare le disposizioni organizzative sulle procedure di affidamento, approvando nuove disposizioni in tema di affidamento di lavori in materia di appalti pubblici.  Un notazione a parte merita il settore degli stupefacenti ed in particolare il porto di Livorno. Lo scalo sembra essere, infatti, diventato un punto di approdo importante, come dimostra l’eccezionale sequestro, operato nel mese di maggio 2019 dalla Guardia di finanza e dall’agenzia delle Dogane di 644 kg di cocaina, suddivisi in panetti occultati all’interno di borsoni, rinvenuti in un  container  imbarcato su una nave battente bandiera portoghese, proveniente dallo scalo spagnolo di  Algeciras. Il valore della cocaina trovata è stimato in circa 130 milioni di euro.  Con metodologia talvolta assimilabile a quella delle organizzazioni di stampo mafioso “tradizionali” operano, distintamente o in collaborazione con soggetti criminali di nazionalità italiana,  le mafie straniere, composte da stranieri, cinesi in particolare, ma anche albanesi e nordafricani.
Quello degli stupefacenti è il settore illecito privilegiato da queste formazioni criminali, sia per la facilità di approvvigionamento delle sostanze, spesso importate dai Paesi d’origine,  sia  per gli elevati introiti che ne derivano.  Nel traffico, anche internazionale, di stupefacenti (cocaina ed eroina) spiccano gli albanesi,  mentre lo spaccio è sostanzialmente gestito da tunisini e marocchini.  In particolare, così come attestano gli esiti delle diverse inchieste concluse nel semestre, di seguito descritte, la criminalità albanese sembra aver acquisito, in Toscana, una sorta di monopolio di tutta la filiera illecita relativa alla distribuzione degli stupefacenti, dimostrando capacità relazionali anche con altre compagini delinquenziali.

Provincia di Firenze e restante territorio regionale
A Firenze e nel resto della Toscana non sono emersi, nel semestre, dinamiche evolutive di particolare rilievo. I sodalizi  mafiosi - presenti attraverso propri fidati referenti - hanno consolidato la tendenza a diversificare gli investimenti, dimostrando attitudini imprenditoriali in diversi settori, oltre alla capacità di adattamento ai variegati contesti socio-economici, anche mediante condotte collusive.  La riprova di questa tendenza è data dall’attività di aggressione ai patrimoni svolta anche nel semestre dalla DIA e dalle Forze di polizia, oltre che dai provvedimenti interdittivi antimafia adottati dalle Prefetture toscane.
Traffici di droga, riciclaggio e reimpiego di capitali, usura, estorsioni e l’infiltrazione nel settore degli appalti pubblici e privati sono i settori criminali in cui operano prevalentemente gli appartenenti alla ‘ndrangheta  in Toscana.

Recentemente nel territorio apuano sono state acclarate sinergie fra elementi di matrice camorrista ed esponenti della ‘ndrangheta ricollegabili alle cosche che dominano nei mandamenti  della provincia di Reggio Calabria (jonico, tirrenico, centro) e nelle altre province calabre.  In questo contesto degne di nota sono le risultanze investigative dell’inchiesta denominata “Default”,  conclusa il 9 maggio 2019 dalla Guardia di finanza (descritta nel paragrafo dedicato alla provincia di Reggio Calabria), che ha portato alla luce l’esistenza di una struttura imprenditoriale funzionale alla  “commissione di una serie indeterminata di delitti fiscali, in materia tributaria, di bancarotta fraudolenta e di riciclaggio, nonché di truffa ed altri reati contro il patrimonio ed in materia economico-finanziaria…con  l’aggravante di aver commesso i fatti con la finalità di agevolare l’associazione mafiosa unitaria denominata ‘ndrangheta, operante nei territorio della provincia di Reggio Calabria ed in altre parti dei territorio nazionale ed estero, nelle sue articolazioni territoriali operanti nei mandamento di Reggio Calabria con la denominazione di cosche DE STEFANO-TEGANO, LIBRI-CARIDI-BORGHETTO-ZINDATO, e nel mandamento tirrenico con la denominazione di cosche BELLOCCO, PIROMALLI E RUGOLO”.  Contestualmente è stato eseguito un decreto di sequestro preventivo d’urgenza che ha attinto un complesso di beni, ubicati in provincia di Siena. In questa provincia stati sequestrati alcuni immobili siti nel capoluogo e le quote di una società con sede legale a Colle di Val d’Elsa (SI), attiva nel commercio all’ingrosso e al dettaglio di prodotti alimentari e non, anche a mezzo  internet.  Si segnala, poi, una confisca di beni, per un valore complessivo di 500 mila euro, nei confronti di un esponente della cosca  GIAMPÀ, che “ha sostanzialmente importato in Toscana, ampliandolo, il modello imprenditoriale criminale calabrese”.  Con riguardo alle proiezioni criminali di matrice camorristica,  nel tempo si sono registrati insediamenti sulla costa tirrenica (alta Maremma e Versilia, dove emergono soggetti legati a  famiglie  CASALESI) e nella provincia di Prato.  Nel semestre rilevano gli esiti dell’operazione “Bad Juice”,  conclusa il 24 giugno 2019 dalla Guardia di finanza di Pisa, che ha messo in luce l’esistenza di un sodalizio criminoso attivo tra l’Italia, la Serbia e la Croazia, finalizzato alla immissione in commercio di prodotti alimentari (succo di mela) non genuini per caratteristiche e provenienza. In particolare, trattasi di prodotti, da destinare anche al cd.  baby food,  “‘spacciati come biologici e di provenienza UE laddove dalle indagini svolte è emerso in maniera inconfutabile trattarsi di prodotti di provenienza extra UE (Serbia o Cina) e non aventi i requisiti di legge per essere considerati biologici in quanto: o trattati “chimicamente”, o adulterati con aggiunta di saccarosio e trasformati in acqua e zucchero, o contaminati da pesticidi o da tossine (patulina)”. Nella compagine criminale spicca il ruolo egemone di un salernitano, riconducibile al  clan  MARINIELLO-PIGNATARO di Nocera Inferiore (SA), il cui compito era quello dell’approvvigionamento delle merci dalla Serbia. Le stesse venivano introdotte in Italia tramite una società di trasporti connivente, che ricorreva a documentazione falsa  al fine di farne figurare la provenienza da un’altra società con sede in Croazia.  Al soggetto salernitano, gestore di fatto di 3 società, si sarebbero rivolti due fratelli, imprenditori toscani, “operanti nel settore del commercio all’ingrosso di frutta e ortaggi freschi o conservati e della produzione di succhi di frutta biologici”, per superare una grave crisi finanziaria e giudiziaria. Tra i reati contestati figura anche l’autoriciclaggio e l’evasione fiscale legata alle società che gli imprenditori toscani avevano aperto in Serbia. L’elevato spessore criminale degli indagati, inoltre, è emerso dalla “capacità di allearsi tra gruppi criminali al fine di unire le forze e massimizzarne i profitti”.   Per quanto concerne la criminalità di matrice estera, alcune inchieste giudiziarie condotte nel semestre hanno acclarato la compartecipazione di albanesi e italiani nel traffico internazionale di stupefacenti. Ne è un esempio l’operazione “Buslijnen”,  conclusa nel mese di gennaio dalla Guardia di finanza di Firenze. In tale contesto è stata accertata l’operatività di una strutturata organizzazione malavitosa italo-albanese, dedita al traffico internazionale di stupefacenti, attiva in Toscana ma con base logistica, direzionale e di pianificazione in Olanda e in  Albania.  Al trasporto della droga, abilmente nascosta nei vani dei sottoscala di pullman di linea che coprivano la tratta stradale Olanda-Belgio-Milano, erano adibiti soggetti italiani. Una volta giunto a Milano, lo stupefacente veniva prelevato da soggetti albanesi per la successiva distribuzione nel territorio lombardo ed in Toscana. Significativi anche gli esiti delle indagini sviluppate nell’ambito dell’operazione “Due Mondi”, conclusa nel mese di febbraio 2019 dai Carabinieri di Livorno con l’arresto di 10 soggetti. L’indagine ha disarticolato un’altra organizzazione italo-albanese che operava tra Pisa e Livorno, dedita al traffico di ingenti quantitativi di droga (marijuana  e  cocaina) ed alla successiva vendita al dettaglio nella provincia di Livorno. Le investigazioni hanno, altresì, rivelato come il gruppo costituisse il canale di rifornimento di due soggetti napoletani, residenti in provincia di Livorno e legati al  clan  camorristico TOMASELLI del quartiere napoletano di Pianura, i quali acquistavano lo stupefacente dagli albanesi e lo rivendevano sulla piazza di spaccio dell’Isola dell’Elba, avvalendosi di pregiudicati del luogo.  Analogamente, l’operazione  “Sabbia”,  conclusa il successivo mese di maggio dai Carabinieri di Firenze, ha disarticolato sempre un gruppo italo-albanese, attivo in Toscana nel traffico internazionale di  marijuana. Lo stupefacente, introdotto dall’Albania in Puglia a bordo di natanti, fatti approdare a Brindisi, era trasferito attraverso dei corrieri, oltre che a Firenze anche verso la piazze di spaccio milanesi, romane e napoletane “secondo un sistema consolidato di cessioni a catena che comportavano la necessità di continui collegamenti tra l’area toscana ed il brindisino”, in modo  che  “tutti i membri di questo, pur rudimentale, sodalizio erano consapevoli di operare di concerto”. Tra i corrieri figura un soggetto originario di Taranto e domiciliato in provincia di Brindisi, gravato da precedenti in materia di contrabbando di tabacchi. In ultimo, si segnala l’inchiesta “Koshi foles”,  conclusa il 10 giugno 2019 dai Carabinieri di Firenze. Sono stati tratti in arresto - tra Firenze, Siena, Prato, Parma, Milano, Roma e Varese -  10 cittadini albanesi responsabili di associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti. Firenze, in particolare, è risultata centro nevralgico dell’organizzazione e di smistamento della droga (importata dal Sudamerica) verso altre parti della Toscana. Sul territorio toscano, anche i gruppi criminali nigeriani, marocchini e tunisini confermano un forte interesse per i traffici di droga. È quanto risulta dai numerosi arresti operati nel semestre in esame a Firenze e nelle altre province toscane. Il 19 gennaio 2019, nell’ambito dell’operazione  “Bat24”,  la  Polizia di Stato fiorentina ha eseguito un provvedimento restrittivo nei confronti di 26 cittadini nigeriani e marocchini, accusati di associazione finalizzata allo spaccio di eroina, hashish e marijuana tra i giardini della Fortezza da Basso, nel centro del capoluogo. Le indagini si sono avvalse degli agenti sotto copertura, e al riguardo il Procuratore Capo di Firenze ha dichiarato: “Per lo spaccio al dettaglio la legge prevede pene che nella maggior parte dei casi non consentono di mantenere gli arrestati in situazione di detenzione, per cui i pusher sono convinti di una sostanziale impunità, ma con quest’indagine si è cambiato completamente metodo, facendo ricorso agli agenti sotto copertura come si fa per il contrasto ai grandi traffici di droga”. Tra gli arrestati figura anche il presunto capo dell’organizzazione, un cittadino nigeriano 33enne, arrestato dopo aver venduto oltre mezzo chilo di eroina proprio a un agente  undercover.  In ultimo, si segnalano, ad  Arezzo, gli esiti investigativi dell’inchiesta “Duomo  Vecchio”,  conclusa il 9 maggio 2019 dalla Polizia di Stato, che ha disarticolato una centrale dello spaccio in quel centro cittadino, composta da Più DI 40 soggetti di prevalente origine nigeriana e marocchina. Non accenna poi a diminuire l’interesse delle organizzazioni criminali nigeriane verso lo sfruttamento della prostituzione  ed altri settori dell’illecito.  Nella regione, la criminalità cinese si conferma il “macro-fenomeno” più pervasivo, organizzato e radicato, i cui interessi sono sempre principalmente alla contraffazione, al contrabbando di merci, al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, all’impiego di manodopera in “nero” e allo sfruttamento della prostituzione.  Peraltro, nel mese di gennaio, a Firenze, è iniziato il processo “China  Truck".  L’inchiesta, conclusa dalla Polizia di Stato nel mese di gennaio 2018, aveva portato allo smantellamento di una associazione criminale capace di acquisire il monopolio del trasporto delle merci su strada delle aziende cinesi in Europa.  Il macro-fenomeno in parola si evidenzia soprattutto nell’area geografica di Prato e Firenze, dove si estende il distretto del tessile-abbigliamento, volano dell’economia locale, in cui si è instaurato un parallelo mercato cinese che ha causato effetti dirompenti in termini di concorrenza per il “Made in Italy”. Una sorta di  black economy, quindi, che si caratterizza anche per l’impiego di manodopera clandestina e che, talvolta, vede anche il coinvolgimento di soggetti italiani, in qualità di mediatori, imprenditori o professionisti chiamati a curare le assunzioni fittizie o le pratiche concernenti l’affitto di capannoni industriali.  Rileva, in tale contesto, l’arresto operato dai Carabinieri di Prato, nel mese di gennaio 2019, nei confronti di un cittadino cinese, responsabile di sfruttamento di manodopera,  il  quale, unitamente ad altri otto indagati, gestiva un laboratorio tessile, impiegando operai cinesi, costretti a turni di lavoro disumani, in situazioni di sicurezza precarie e condizioni alloggiative degradanti.  L’impegno della DIA nel contrasto alle manifestazioni della criminalità cinese, anche nel profilo economico-imprenditoriale, ha trovato conferma in una confisca  di beni per un valore di circa 1,5 milioni di euro nei confronti di un imprenditore tessile, residente a Carmignano (PO), ma di fatto abitante ed attivo a Prato. L’uomo, gravato da numerosi pregiudizi penali connessi all’immigrazione illegale, al gioco d’azzardo e all’importazione di merce di contrabbando, per giustificare il suo tenore di vita ha esibito alcune ricevute di vincite alle  slot machines, per alcune decine di migliaia di euro, ritenute non sufficienti per far luce sulla sproporzione tra i redditi dichiarati dall’imprenditore e i beni posseduti. Il provvedimento ha riguardato una villetta a Prato, le partecipazioni a due società e numerosi conti correnti.

RELAZIONE DIA  2°SEM. 2019 - TOSCANA

 “Le  mafie  in  Toscana  non  ricorrono  a  manifestazioni  eclatanti:  omicidi,  attentati  oggi  non  fanno  parte  della  loro  strategia” che, invece, “si  realizza  con  l’acquisizione  di  settori  economici  sempre  più  importanti”. Così il Procuratore distrettuale antimafia di Firenze, Giuseppe Creazzo, si è espresso, il 10 ottobre 2019, in occasione del rinnovo dell’“Intesa per la prevenzione  dei  tentativi  di  infiltrazione  della  criminalità  organizzata  negli  appalti  pubblici”,  siglata tra la Prefettura di Firenze e i Comuni della provincia. Un accordo che, non a caso, nella circostanza è stato integrato nelle procedure di monitoraggio e controllo, al fine di prevenire il rischio dell’infiltrazione criminale proprio in quei settori che, in una regione come la Toscana, risultano particolarmente appetibili per le mafie. L’iniziativa si affianca alla delibera del Consiglio regionale della Toscana, adottata nel primo semestre del 2019, che mira a rafforzare le disposizioni organizzative sulle procedure per l’affidamento di lavori in materia di appalti pubblici. A sostegno di tali risoluzioni, il Procuratore ha voluto, inoltre, precisare che dalle indagini emerge come “forze camorristiche, della  ‘ndrangheta e di  cosa nostra siano  ben presenti in  Toscana,  ma  anche come alcuni  imprenditori,  assolutamente alieni all’ambiente mafioso, si siano lasciati tentare dal fare affari con loro”. Rispetto alle criticità evidenziate,  il supporto  della DIA  e delle Forze di polizia assume un’importanza fondamentale non  solo  per la  tutela del  settore  degli appalti pubblici, ma  anche,  indirettamente, per la  salvaguardia degli Enti locali che assegnano le commesse. Da una prima analisi delle interdittive antimafia adottate nel semestre in esame dai Prefetti toscani, sono risultate maggiormente esposte agli interessi delle mafie le aziende operanti nei settori della ristorazione, delle attività ricettive, del commercio  e dei servizi, per legami con la criminalità organizzata campana, calabrese e siciliana.
Occorre richiamare anche i provvedimenti emessi  dai Prefetti di Verona e di Vibo Valentia nei confronti di aziende con sede legale nelle rispettive province, ma con interessi in Toscana. Altri elementi di valutazione circa le presenze di criminalità organizzata nella Regione possono essere estrapolati  dalla lettura  dei dati, riferiti  alla Toscana, resi noti dall’Agenzia nazionale per  l’amministrazione  e la destinazione  dei  beni  sequestrati  e  confiscati  alla  criminalità  organizzata. Allo stato attuale, sono in corso le procedure per la gestione di ben immobili confiscati, mentre altri sono già stati destinati. Risultano, inoltre in corso le procedure  per la gestione di 44 aziende,  mentre 11 sono  state già destinate. Alberghi, ristoranti, attività immobiliari, commercio all’ingrosso, costruzioni, attività  manifatturiere ed edili, terreni agricoli, appartamenti, ville, fabbricati industriali, negozi, sono solo alcune tra le tipologie di beni sottratti alle mafie in Toscana, concentrati, seguendo un ordine quantitativo  decrescente, nelle province di Lucca, Firenze, Arezzo, Pisa, Livorno, Pistoia, Prato, Massa Carrara, Siena e Grosseto. Per quanto riguarda la  ‘ndrangheta,  in Toscana  non risultano attivi  locali,  espressivi  di un radicamento  territoriale consolidato. Emergono, invece, presenze di esponenti delle  ‘ndrine,  che potrebbero  rappresentare  cellule primarie  con legami di sangue tra i componenti e costituite, quindi, dalla famiglia naturale del  capo-bastone, cui se ne aggregano altre. Queste operano,conformemente alle consolidate strategie della mafia calabrese, mantenendo il centro nevralgico in Calabria, ma  svolgendo  molte attività criminose,  specie  quelle connesse  al reimpiego di capitali, attraverso una costante opera di proiezione fuori dall’area di origine, confondendosi  nelle realtà locali dove costituiscono strutture periferiche dotate di un limitato autogoverno. Il livello di diffusione degli interessi della  ‘ndrangheta  nel tessuto socio-economico  toscano, emerso  dagli esiti info-investigativi, tende a far ritenere la criminalità organizzata calabrese, al momento, quella più diffusa nella Regione. Un territorio in cui appare attrattivo per le mafie anche per i tradizionali intenti criminali, come il traffico di droga, l’usura, le estorsioni e il riciclaggio. E proprio nel riciclaggio, abbinato a tentativi di infiltrazione dell’economia legale, i sodalizi calabresi inToscana hanno confermato la tendenza a diversificare gli investimenti, rafforzando la propria presenza imprenditoriale in diversi contesti economico-finanziari, grazie anche ad una rete collusiva di appoggio. Un’analisi che trova conferma nelle conclusioni della pubblicazione della Banca d’Italia, dal titolo“Gli  effetti  della ‘ndrangheta sull’economia reale: evidenze  a livello di impresa”. Nel documento vengono, in particolare, illustrati i possibili effetti negativi che l’infiltrazione della criminalità organizzata determina sulla crescita aggregata di lungo periodo nei contesti del centro-nord. I risultati del lavoro mettono in evidenza la tendenza della mafia calabrese ad infiltrare soprattutto imprese che si trovano in periodi di difficoltà finanziaria, che operano in settori maggiormente legati alla domanda pubblica o più adatti al riciclaggio, mettendo in risalto come l’infiltrazione, in tali casi, faccia registrare un significativo aumento del fatturato delle imprese coinvolte. In linea con  le considerazioni sin qui formulate, la riscontrata presenza nello scenario  criminale  toscano di soggetti affiliati o comunque ritenuti vicini ad organizzazioni criminali di  matrice siciliana1598,  in  particolare  Cosa nostra, non si fonda sul canonico controllo del territorio, bensì su forme e tentativi di infiltrazione nell’economia e nella finanza locali e di condizionamento dell’azione pubblica, funzionali soprattutto al controllo degli appalti. Dedita prevalentemente al reinvestimento di capitali illeciti, la criminalità siciliana si avvale anche di figure professionali dotate di competenze specifiche in materia tributaria, finanziaria e fiscale. Significativi e le menti al riguardo sono emersi negli esiti dell’operazione“Golden wood” , eseguita dalla Guardia di finanza a Prato all’inizio del 2020, nell’ambito della quale sono  stati tratti in arresto 12 persone  (7 delle quali residenti in provincia di Palermo) ritenute responsabili di associazione finalizzata ad una serie di reati di riciclaggio, auto-riciclaggio, emissione di fatture per operazioni inesistenti, intestazione fittizia di beni, contraffazione di documenti ed altro, molti dei quali aggravati dalla finalità di agevolare l’associazione mafiosa denominata cosa nostra. L’indagine, che sarà oggetto di più approfondita analisi nella prossima Relazione, ha riguardato un consistente flusso di denaro proveniente dalla Sicilia, alimentato dagli illeciti proventi della famiglia mafiosa palermitana di CORSO DEI MILLE, riciclati attraverso imprese, per lo più inesistenti, operanti  nel commercio  di  pallets, con sedi in Toscana,  in Sicilia  e  nel Lazio.  In  particolare, il  capo  dell’organizzazione,  nel periodo  in cui  il  boss  della  famiglia di CORSO DEI MILLE è stato detenuto presso la Casa Circondariale di Prato, si era attivato“per mettere a  sua disposizione un  immobile  (in provincia di Firenze)  dove lo stesso  veniva collocato agli arresti  domiciliari,  ed un  telefono al fine di consentirgli di avere contatti, in violazione delle prescrizioni imposte dall’A.G.”,  con appartenenti alla  cosca.
Le attività criminali legate agli ambiti  camorristici in Toscana non forniscono un profilo unitario, risultando distribuite in maniera eterogenea sul  territorio regionale, con  insediamenti  sulla costa  tirrenica, nelle province  di Grosseto, Arezzo, Prato, Pistoia e Lucca. A fattor  comune, si percepisce come la  camorra,  contravvenendo a quelli che sono in linea generale  i propri canoni operativi, stia mirando a mantenere un profilo basso, evitando azioni criminose eclatanti, tali da attirare l’attenzione degli inquirenti. Infatti, al di là dei risultati investigativi e giudiziari riferibili al semestre  in esame, sembra che anche i  clan  di  camorra stiano facendo ricorso a più sofisticate modalità di infiltrazione, mettendo a disposizione delle aziende in crisi il proprio supporto (finanziamenti, manodopera in nero, forniture di materie  prime, ecc.), mirando, in definitiva, a fagocitare attività imprenditoriali o rami dell’economia locale nella propria sfera criminale. La pressione estorsiva resta, comunque, uno degli strumenti essenziali attraverso cui i sodalizi campani esprimono la propria forza, accrescono  il proprio potere e reperiscono le risorse per gli investimenti nei settori turistici e dei locali pubblici. In Toscana risulta da tempo consistente anche la presenza di una  criminalità straniera, prevalentemente  di origine cinese, balcanica e nordafricana, che ha trovato nella Regione un tessuto economico-sociale  prospero, connotato da un efficiente sistema infrastrutturale (terrestre, marittimo e aereo) che, agevolando ogni forma di connettività, viene indebitamente sfruttato anche per i traffici illegali e forme di“pendolarismo criminale” (così per il narcotraffico e di reinvestimento dei proventi illeciti). Queste organizzazioni operano con metodologie assimilabili a quelle di stampo mafioso “tradizionali”, con le quali tal ora creano collaborazioni o alleanze finalizzate all’ottimizzazione dei guadagni. Significativa al riguardo l’interdittiva emessa, a gennaio del 2020, dalla Prefettura di  Prato  nei confronti  di  un’azienda  operante nel  commercio,  la  cui  compagine  societaria,  composta  da  italiani e cinesi, è stata ritenuta a rischio d’infiltrazione mafiosa per la vicinanza ad un  clan  di  camorra. In ogni caso, si continua ad assistere ad una ripartizione, per grandi linee, delle attività  delinquenziali cui i gruppi di diversa provenienza etnica sono prevalentemente dediti. La  criminalità  organizzata  cinese, concentrata soprattutto nell’area che abbraccia le province di Firenze e di Prato, con propaggini  in provincia di Pistoia, si conferma un insidioso fenomeno per l’intrinseca ed impenetrabile componente “solidale”, ma soprattutto per le ricadute che la contraffazione dei marchi e il contrabbando dei prodotti determinano a lungo termine sui mercati e sull’economia legale, specie nella filiera del tessile e dell’abbigliamento.  Un  settore ove,  notoriamente, le  ditte cinesi  avviano  la  produzione  con  gravi violazioni  della normativa ambientale,  sanitaria  e del lavoro, spesso con l’impiego di manodopera clandestina nonché irregolarità in materia di sicurezza. Un fenomeno che viaggia parallelamente a sistemi di trasferimento illegale di capitali, desumibili anche da numerose  segnalazioni  per operazioni  sospette  e da indagini che, nel recente passato, hanno profilato ipotesi di riciclaggio. Oltre  a ciò, la criminalità cinese gestisce importanti giri di affari legati  allo sfruttamento della prostituzione, anche all’interno di circoli e locali notturni, nonché bische clandestine e sale per il gioco d’azzardo. Si richiamano gli esiti investigativi che, a settembre del 2019, hanno consentito alla Procura della Repubblica fiorentina di contestare il reato associativo di tipo mafioso nei confronti di soggetti, già coinvolti nell’indagine “China truck” per analoghi fatti, conclusa nel mese di gennaio del 2018. Va precisato che l’evoluzione giudiziaria dell’indagine“China truck” era favorevole agli indagati, ai quali non veniva riconosciuta l’associazione mafiosa. La  criminalità  organizzata  albanese  continua ad occuparsi prevalentemente del traffico di sostanze stupefacenti, ma non rinuncia a realizzare importanti proventi illeciti attraverso altre attività  criminali, come lo sfruttamento della prostituzione, attuato  anche in forma organizzata con gruppi  di romeni o nigeriani. Quelle albanesi sono organizzazioni criminali di difficile disarticolazione, per la loro abilità nel rivitalizzarsi e rinnovarsi attraverso affiliazioni,  consolidate  dai legami familiari e dalla comune provenienza geografica, nonché per la capacità di mantenere legami anche all’estero. Ormai da anni sono  consolidate  nella Regione presenze provenienti dal Nord  e Centro Africa,  in particolare, elementi appartenenti  ad organizzazioni di origine sia maghrebina (provenienti dal Marocco,  dalla Tunisia e dall’Algeria)  che nigeriana. Con riferimento a questi ultimi contesti criminali  desta preoccupazione  il fenomeno dello sfruttamento della prostituzione che spesso degenera in forme di riduzione in schiavitù  e, al riguardo, si richiama il  progetto regionale “anti-tratta”. Come osservato, il  narcotraffico  risulta l’attività illecita privilegiata dai gruppi criminali stranieri, poiché il consumo di sostanze stupefacenti, in crescita in tutta la Regione, alimenta un mercato sempre più fiorente, che viene gestito dai  sodalizi,  separatamente o  in sinergia, in base ai contingenti interessi  delle  piazze.  I  gruppi albanesi (e in modo residuo i romeni) conservano una posizione dominante nel traffico, anche internazionale, di cocaina  ed eroina, mentre il commercio  di  hashish  e  marijuana è gestito soprattutto dai gruppi  nordafricani. Nello spaccio di piazza,  sostanzialmente gestito  da tunisini e marocchini, si sta affermando anche la manovalanza nigeriana, che peraltro resta strettamente connessa  alla struttura gerarchicamente  superiore,  la  quale gestisce itrafficidimaggiorrilevanza. La  Toscana,  per il proprio dinamismo  economico,  continua a essere  un polo  di  attrazione anche  per i gruppi provenienti dai paesi satelliti dell’ex Unione Sovietica, in particolare ucraini, moldavi  e georgiani, con una particolare concentrazione nella zona della Versilia, in provincia di Lucca.

Provincia di Firenze
Come ripetutamente sostenuto, a Firenze e in tutte le province toscane, molteplici sono  gli interessi criminali delle mafie tradizionali verso la fiorente imprenditoria toscana, soprattutto in quei settori, come quello del turismo, della ristorazione e del tessile, che costituiscono eccellenze a livello nazionale. Nell’ambito delle correlate strategie di contrasto attuate sul territorio fiorentino, la Guardia di Finanza, il 5 dicembre 2019, ha sequestrato  il patrimonio immobiliare e aziendale, per un valore complessivo  di circa due milioni di euro, riconducibile ad un soggetto originario di Reggio Calabria. La misura di prevenzione, che ha trovato presupposto nella pericolosità sociale dell’imprenditore e nella dimostrata provenienza illecita dei beni direttamente a lui intestati, è stata estesa anche a quote sociali, ad aziende e alle movimentazioni economico-finanziarieri conducibili allo stesso per il tramite dei suoi familiari, ritenendole, sia sotto l’aspetto formale, sia sotto l’aspetto sostanziale, in una linea di evidente continuità rispetto alle attività  pregresse del soggetto proposto. Il destinatario della misura era stato arrestato nel corso dell’operazione“Vello d’Oro”del febbraio 2018, che aveva confermato l’operatività nella provincia di  sodalizi  criminali  calabresi, con  la contestazione agli arrestati dei reati di associazione di tipo mafioso, riciclaggio, autoriciclaggio, reimpiego di denaro, beni e utilità di provenienza illecita, usura, esercizio abusivo dell’attività finanziaria, trasferimento fraudolento di valori, frode fiscale, associazione per delinquere finalizzata all’emissione di false fatturazioni, reati fallimentari ed altro. Nell’inchiesta erano stati coinvolti anche imprenditori conciari toscani e sono state raggiunte  da provvedimenti ablativi anche aziende operanti all’estero.
Anche la criminalità albanese si è ritagliata nella città, un proprio ambito di operatività connessa allo spaccio di stupefacenti. In tal ambito si cita l’operazione  “Sabbia  2” ,  conclusa  dai Carabinieri il 12 dicembre 2019, con l’esecuzione in provincia di Firenze di un’ordinanza di custodia  cautelare emessa  nei confronti di un sodalizio italo-albanese composto da 9 soggetti ritenuti responsabili di traffico di marijuana  e cocaina  provenienti dall’Albania, che serviva ad alimentare le piazze dispaccio del capoluogo toscano. Il traffico di droga avveniva, peraltro, con  il coinvolgimento di  un soggetto della  provincia  di  Vibo Valentia contiguo alla  ‘ndrangheta  che utilizzava in una pizzeria a Montecatini Terme(PT) per intrattenere i rapp orti illeciti con i trafficanti albanesi nell’interesse della consorteria calabrese. Si registrano nel capoluogo toscano anche presenze criminali di sodalizi romeni dediti soprattutto  a reati di tipo predatorio. Emblematica, in tal senso, è l’operazione del 9 ottobre 2019 nel cui ambito i Carabinieri di Firenze hanno eseguito un provvedimento di fermo nei confronti di un  gruppo  criminale, composto  da 4 romeni ed un albanese, che si spostavano dalla Romania all’Italia per compiere delitti  contro il patrimonio. L’associazione criminale, attiva sia in Italia che in altri Paesi europei, composta  complessivamente  da 13 cittadini romeni ed un albanese (tutti indagati), era dedita alla commissione di furti in abitazioni e in esercizi commerciali,  rapine in sale scommesse  (slot), e ricettazione di veicoli. Il sodalizio, oltre ad avere la disponibilità di armi, agiva con particolare violenza attraverso varie “batterie” e con un’intercambiabilità nei ruoli.

RAPPORTO DCSA 2020

CITTÀ METROPOLITANA DI FIRENZE

La Città metropolitana di Firenze è un ente territoriale di area vasta il cui territorio coincide con quello della preesistente provincia. Istituita l'8 aprile 2014, è operativa dal 1° gennaio 2015 con una popolazione di 1.011.349 abitanti.

INCIDENZA PERCENTUALE DEI DATI SUL COMPLESSIVO NAZIONALE

Nel 2019, nella città metropolitana di Firenze è stato registrato l'1,44% delle operazioni antidroga svolte sul territorio nazionale, lo 0,25% delle sostanze sequestrate (kg) e l'1,67% delle persone segnalate all’Autorità Giudiziaria.

OPERAZIONI ANTIDROGA

Nell'area metropolitana di Firenze nel 2019, sono state effettuate 372 operazioni antidroga, con un decremento del 2,11% rispetto all’anno precedente, corrispondenti all'1,44% del totale nazionale.
Nell'ultimo quinquennio i valori più consistenti sono stati osservati nel 2017, con 544, e nel 2016, con 497; i dati più bassi nell'anno in esame, con 372 e nel 2018, con 380.

SOSTANZE SEQUESTRATE

Nel 2019, in questa area metropolitana le sostanze sequestrate sono diminuite del 90,82%, passando da kg 1.139,48 del 2018 a kg 104,64 del 2019, i cui dati vengono illustrati in dettaglio nel grafico sottostante.
Andamento quinquennale
... L’andamento dei sequestri per tipo di droga nell’ultimo quinquennio:
si evidenziano i picchi massimi per l’eroina nell'anno in esame, con kg 9,58; per la cocaina nel 2018, con kg.37,82; per l’hashish nel 2018, con kg 947,28; per la marijuana nel 2018, con kg.150,65; per le piante di cannabis nel 2016, con 865 piante e per le droghe sintetiche nell'anno in esame, con 191 dosi.

PERSONE SEGNALATE ALL'AUTORITÀ GIUDIZIARIA

In questa area metropolitana, sono state denunciate all’Autorità Giudiziaria per reati sugli stupefacenti 583 persone, delle quali 325 in stato di arresto, con un incremento dell'8,57% rispetto all’anno precedente, corrispondenti all'1,67% del totale nazionale.
Stranieri
Gli stranieri coinvolti nel narcotraffico sono stati 370, dei quali 248 in stato di arresto, con un incremento del 2,21% rispetto all’anno precedente, corrispondenti al 2,69% dei segnalati a livello nazionale.
Le nazionalità prevalenti sono quelle albanese, marocchina, nigeriana, gambiana e tunisina.
Le denunce hanno riguardato per il 90,81% il reato di traffico/spaccio e per il 9,19% quello di associazione finalizzata al traffico di droga.
Minori
I minori denunciati all’Autorità Giudiziaria per reati sugli stupefacenti sono stati 16, dei quali 4 in stato di arresto, con un decremento del 20,00% rispetto all’anno precedente, corrispondenti all'1,25% dei minori segnalati a livello nazionale. Dei 16 minori denunciati per i reati concernente gli stupefacenti, 1 è straniero, di nazionalità polacca.

DECESSI

In questa area metropolitana i casi di decessi, provocati all’abuso di sostanze stupefacenti, sono diminuiti del 15,38% passando da 13 del 2018 a 11 del 2019, corrispondenti al 2,95% del totale nazionale.

RIFLESSIONI ED ANALISI

Dai rapporti pregressi e dalle ultime operazioni emerge un quadro che non va in alcun modo sottovalutato.
Emergono in primis ben presenti sul territorio sia gruppi riconducibili alle famiglie mafiose siciliane, calabresi e campane che gruppi criminali più o meno organizzata di nazionalità straniera in particolare albanesi, nordafricani e nigeriani-gambiani.
L'attenzione dei siciliani benché se ne parli poco è ben presente. L'ultima operazione in proposito del 2020 ha visto la famiglia di Corso dei Mille di Palermo ben radicata a Prato e a Firenze. I clan siciliani storicamente si sono specializzati in italia ed all'estero nelle intermediazioni immobiliari, pertanto da un punto di vista strettamente analitico occorrerrebbe iniziare a fare dei controlli a tappeto. Degno di nota pure l'interessamento delle cosche palermitane degli Acquasanti e degli Arenella in merito alle corse dei cavalli. Si veda in tal senso l'indagine "mani in pasta" e relativo pestaggio del fantino. Non si può inoltre non notare poi non notare la presenza dei fratelli Sutera a Firenze.
I clan calabresi da tempo son pure presenti organizzati in modo organico pure nel narcotraffico come la recente indagine che ha coinvolto Dicomano dove risultano presenti da almeno 20 anni. I campi d'interesse sono variegati, in tal senso non si può non notare il loro interesse per la Stazione AV Foster ed il commissariamento di una importante società multiservizi che operava pure sulla FI-PI-LI. Bisogna capire se, come probabile, vi è una presenza dei clan calabresi ma non solo alla Mercafir dove anni fa si registrò un episodio di presenza 'ndranghetista su richiesta. Successivamente nel 2019 si è assistito ad una spedizione punitiva su cui poi è calato il sipario. È necessario approfondire.
I clan campani anch'essi sono innamorati del nostro territorio da tempo. Attivi nei settori tradizionali tipici delle mafie hanno investito in numerose attività. Nel tempo si possono trovare presenze storiche tra tutti dei Terracciano. Inoltre son presenti imprenditori che operano per i clan, vedasi in tal senso le numerose operazioni avvenute nel corso dell'anno.
I clan albanesi son anch'essi presenti e ben radicati in accordo con gli italiani. Il trafficomdi droga è la loro specializzazione. Bisogna seguire i loro soldi per vedere dove le stanno investendo. In alcune zone della città si assiste ad un fiorire di investimenti albanesi. Alcuni di questi saranno frutto di riciclaggio. Operano spesso in asse con i calabresi.
I clan cinesi son forti e radicati. L'area Firenze, Prato ed Osmannoro è considerata centrale a livello nazionale per la loro mafia/criminalità organizzata. Ultimamente è emerso che per i canali internazionali di riciclaggio si servono pure di un canale comune con i clan calabresi.
I clan nordafricani son presenti da tempo e si dedicano per lo più allo spaccio di droga.
I clan nigeriani a Firenze son ben presenti e sempre più radicati in vere e proprie piazze di spaccio quali le cascine, la fortezza da basso e la stazione smn. Operano con i gambiani che sono per il momento la loro manovalanza, ma non è detto che continui così in eterno. Nei loro confronti sono state fatte diverse operazioni ma al momento non gli è stato imputato l'art. 416 c.p. dell'associazione a delinquere e nemmeno il 416bis c.p. associazione mafipsa come in altre parti d'Italia. Questo non permette di colpirli in modo efficace.
A Firenze vi sono pure tracce e presenze di clan pugliesi, georgiani e rumeni. I georgiani sono specializzati nei furti, i rumeni nella prostituzione.

SETTORI D'INTERVENTO DA TENERE SOTTO STRETTA OSSERVAZIONE

In tempi di covid e conseguente crisi economica bisogna prestare alle mafie ed alla criminalità maggiore attenzione in quanto la loro forza economica aumenta esponenzialmente in tempi di pandemia. Il rischio è quindi altissimo.
Rischio usura. Di usura si parla poco. I casi denunciati sono pochi ma tutti sanno che esiste. Anzi siamo di fronte ad un fenomeno che per la crisi aumenterà in modo considerevole. Le vittime di usura purtroppo sono vittime spesso anche dei naturali meccanismi burocratici. Si assiste alla spasmodica lentezza dei risarcimenti anche dopo le sentenze di condanna degli usurai. La vittima rimane spesso sola. Bisogna trovare il modo, anche normativo, di intervenire
per dare un maggior ristoro preventivo alle vittime d'usura.
Riciclaggio. La crisi economica aumenterà il già alto rischio di riciclaggio esistente nell'aerea di Firenze. Le attività economiche tra le quali la ristorazione, gli alberghi, garage privati, determinate tipologie di negozi sono di sicuro interesse per i clan. È stimabile che il 70% delle nuove acquisizioni in alcune zone del centro possan essere frutto di riciclaggio.
Intermediazioni/acquisti immobiliari. Un altro terreno che interessa le organizzazioni criminali è in generale il settore degli immobili. Firenze è un mercato che fa gola. Se ne parla troppo poco. È altamente probabile l'interesse in proposito di numerosi clan.
Caporalato. È presente pure il caporalato. L'ultima operazione, che non è l'unica, dimpstra la tendenza in atto. Verrà redatto un report ad hoc.
Piazze di spaccio.  A Firenze cade un tabù. Oramai son presenti ed è un fenomeno da non sottovalutare. Non si può permettere che una parte del territorio fiorentino sfugga al controllo delle forze dell'ordine. Non siamo ancora al punto di non ritorno e le ultime operazioni di alleggerimento lo dimostrano ma non bastano. Le tre principali, ma ce ne sono altre di minori dimensioni sono: cascine, fortezza e stazione smn.
Zoomafia. Secondo il Rapporto Zoomafia della LAV, la Toscana per la sua posizione rappresenta un nodo importante per i traffici di animali. Non bisogna dimenticare, infatti, che sono state portate a termine diverse indagini sul traffico di cuccioli che hanno fatto emergere vere e proprie organizzazioni dedite a tale delitto, come pure, soprattutto in passato, inchieste sui combattimenti tra cani, con sequestri di allevamenti abusivi, che vedevano attivi gruppi organizzati e diramati a livello nazionale. Nelle prossime settimane sarà diffuso il nuovo Rapporto Zoomafia 2020 con il patrocinio della Fondazione Antonino Caponnetto.
Parcheggiatori abusivi. I parcheggiatori abusivi da diversi anni hanno manifestato la loro presenza a Firenze. Son essenzialmente divisi in tre gruppi. Gli italiani di origine meridionale. I gruppi di nomadi. I centraficani. Sono forme di criminalità basiche ed in alcuni casi organizzate come dimostra la recente operazione della polizia locale di Firenze che ha prodotto dei risultati notevoli. La situazione nonostante sia migliorata dopo la suddetta operazione non va trascurata.
Gioco e scommesse. Siamo di fronte ad un settore che interessa le organizzazioni criminali e che interessa la nostra città.
Appalti. Sono un settore tradizionale delle forme mafiose. Firenze è appetibile pure in questo delicato settore specialmente in quelli pubblici ma pure in quelli privati che verranno rilanciati con lo sgravio del 110%.
Rifiuti. La situazione inerente i rifiuti va monitorata con la massima attenzione.

CONCLUSIONI

In un periodo così difficile economicamente è necessario cambiare registro rapidamente. Bisogna agire prima che i fenomeni criminali avvengano per contenerli e combatterli in modo maggiormente efficace. Bisogna quando dei soggetti acquistano dei beni o subentrano in delle attività, domandarsi chi sono? Cosa fanno? Di chi sono amici? Di chi si circondano? Da dove prensono i soldi? Se le cinque domande non ricevono risposte chiare ed adeguate siamo di fronte ad un rischio criminale altissimo.
Dobbiamo quindi agire con intelligenza favorendo quella che si può definire la lotta alla mafia ed alla criminalità del giorno prima basandosi sulle analisi avanzate ed investendoci le risorse necessarie.
Oggi non possiamo permettere che le organizzazioni criminali guadagnino terreno, sarebbe un errore mortale per il nostro amato territorio.


Note.
I cognomi dei mafiosi dei clan sono da ricondurre esclusivamente agli affiliati. Portare un nome o un cognome uguale non significa far parte dei clan.
Quando nel report ci si menzionano siciliani, calabresi,ecc. s'intende esclusivamente riferirsi ai clan o gruppi criminali.



Con il patrocinio del comune di Firenze





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