Report LUCCA 2021

 






REPORT 2021 - PROVINCIA DI LUCCA

A cura di Salvatore Calleri e Renato Scalia 


La provincia di Lucca è una provincia italiana della Toscana di 393.000 abitanti. È la terza provincia toscana per numero di abitanti (preceduta solo dalle province di Firenze e Pisa) ed è la sesta provincia toscana per superficie.


Confina a ovest con il mar Ligure, a nord - ovest con la provincia di Massa e Carrara, a nord con l'Emilia-Romagna (province di Reggio Emilia e Modena), a est con le province di Pistoia e di Firenze, a sud con la provincia di Pisa.


Si può suddividere la provincia in quattro zone:


Ÿ la Piana di Lucca



Ÿ la Versilia


Ÿ la Media Valle del Serchio


Ÿ la Garfagnana


Fonte: wikipedia



Presenze mafiose e criminali (principali)


Le presenze mafiose in provincia sono assai rilevanti. Si segnala che nella relazione del 2001 della Commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno della mafia, si legge: “… ‘ndrangheta … a Livorno e Lucca agiscono i clan dei Fedele...”

Dalla ricerca di Enzo Ciconte, su “La 


criminalità organizzata in Toscana”, si rileva la presenza in provincia dei clan della camorra Cozzolino, Giuliano e Misso, mentre la ‘ndrangheta è presente con le famiglie Mancuso, Bellocco, Raso (‘ndrina Albanese), Alvaro e Nirta.

Da mettere sicuramente in evidenza l’operazione antimafia del 2010 (nelle pagine seguenti i dettagli dell’indagine), finalizzata a colpire la rete di favoreggiatori del nuovo capo di cosa nostra, Matteo Messina Denaro, che ha visto interessata anche la provincia di Lucca.

Occorre ricordare che nel Rapporto della Commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno della mafia è segnalatala presenza, in provincia di Lucca, di alcuni elementi della ‘ndrina Iamonte (originaria di Melito Porto di Salvo, attiva soprattutto nel campo del traffico di stupefacenti, 


riciclaggio di denaro, appalti pubblici fino al traffico di armi e di esplosivi) che fungono da riferimento anche per organizzazioni di origine campana e siciliana, impegnate nel traffico della droga.

Oltre quelli già evidenziati nei paragrafi precedenti (16 mafiosi in soggiorno obbligato in provincia di Lucca nel periodo 1961-1973 e 8 beni confiscati) ci sono altri numeri che indicano la rilevanza della presenza criminale in questa zona della Toscana: quasi 50 operazioni di polizia o fatti gravi, compresi omicidi di mafia, che si sono verificati da fine anni ‘80 ad oggi e, soprattutto, 31 gruppi criminali mafiosi (13 clan della camorra - per i casalesi sono presenti le famiglie Bidognetti, Russo, Schiavone e Iovine, 6 della criminalità organizzata siciliana, 11 della ‘ndrangheta e la banda della Magliana) che sono stati 


coinvolti in fatti accaduti nella provincia di Lucca.

Per quanto riguarda la criminalità organizzata straniera, come vedremo più avanti, è stata riscontrata la presenza della triade cinese.

Da segnalare anche quanto scritto nella relazione della DNA del 2012 circa i: “cospicui investimenti immobiliari da parte di soggetti di nazionalità russa in Versilia; operazioni economiche che potrebbero riferirsi ad attività di riciclaggio o di reimpiego di somme di provenienza illecita di rilevantissimo importo. Da qui l’ipotesi da più parti ventilata di una progressiva proiezione in Italia della cosiddetta mafia russa rimanendo però le indagini in questa materia sensibilmente condizionate dalle difficoltà dei supporti probatori necessari alla individuazione delle risorse finanziarie impiegate”.



Relazione annuale del 2014 della Direzione Nazionale Antimafia, relativa al periodo luglio 2012 – giugno 2013

La criminalità organizzata italiana è presente, senza grosse distinzioni territoriali, in tutta la regione.  La Squadra Mobile di Firenze, in una apprezzata relazione, segnala alcune aree nelle quali le associazioni criminali sono presenti e ormai radicate da decenni: Versilia, Valdinievole, Valdarno e area pratese, mentre in altre l’insediamento è più recente, legato in particolare al boom edilizio degli anni ’80 e alla possibilità di reinvestire il denaro dell’associazione in attività ad alta redditività: Lucca e località costiere in generale."





Di seguito sono elencati alcuni episodi di maggior rilievo:


1. Inizio anni '90, sei omicidi in Versilia per un regolamento di conti fra bande rivali, la prima capeggiata dal catanese Carmelo Musumeci, l’altra dall'abruzzese Ludovico Tancredi.

2. Novembre 1996, arrestato a Lucca il latitante Giulio D’Acquisto, corriere di droga legato alla famiglia mafiosa palermitana Buccafusca, di corso dei Mille.

3. Dicembre 1997, emessi per ordine della Procura di Palermo, 5 ordini di custodia in seguito alle indagini sulle attività di Baldassare Di Maggio, membro di cosa nostra, nella zona di San Giuseppe Jato (PA). Le persone arrestate con 


l’accusa di avere pilotato gli appalti per conto di Di Maggio in Sicilia. Tra gli arrestati un cugino di Di Maggio già fermato il 6 dicembre a Lucca per associazione mafiosa e omicidio.

4. Novembre 1998, operazione eseguita nei confronti di soggetti appartenenti alla mafia cinese. In Italia sarebbero presenti tre famiglie della triade cinese (Milano, Roma e Firenze, con succursali in Versilia, a Prato ed Empoli). Le attività principali sono il traffico dei clandestini, il gioco d’azzardo, le estorsioni e il riciclaggio del denaro proveniente dal traffico di droga.

5. Ottobre 2001, operazione Istrice, la DIA di Firenze ha disarticolato un sodalizio criminoso presente in Versilia, facente capo al pregiudicato di origine calabrese, Giovanni Gullà insediatosi a Viareggio e dedito al traffico di droga proveniente dalla Spagna e dal Sud America. Le indagini 


hanno consentito di trarre in arresto, in tempi successivi, 17 soggetti - tra cui anche una ex collaboratrice di giustizia, appartenente alla banda della Magliana - ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere, traffico di stupefacenti e armi.

6. Marzo 2006, tentato omicidio di un nomade, avvenuto ad Altopascio (LU), ad opera di un elemento organico alla famiglia Facchineri, ‘ndrina di Cittanova (RC).

7. Febbraio 2008, operazione Dedalo, la Guardia di Finanza di Firenze, ha arrestato 17 persone appartenenti al clan Saetta, che operava in Versilia, dedita all’usura, alle estorsioni, al sequestro di persona, alla raccolta di scommesse abusive illegali, alla commissione di reati finanziari e al riciclaggio.

8. Marzo 2008 i Carabinieri del gruppo di 


Aversa, nell’ambito delle indagini coordinate dalla DDA di Napoli, confluite nel processo Spartacus, hanno arrestato a Viareggio Lucariello Orlando, latitante dal 2005 e capo-zona dei casalesi di Gricignano di Aversa.

9. Aprile/maggio 2008, operazione Intercity, la Polizia di Stato di Lucca ha arrestato 17 persone ritenute responsabili di traffico di cocaina. Il gruppo criminale campano, della famiglia Chierchia detta dei Fransuà, alleati del clan di Valentino Gionta, raggiungeva la Toscana per rifornire di droga la Versilia, Livorno e Massa.

10. Ottobre 2008, operazione Falco, i Carabinieri di Lucca hanno arrestato quattro uomini ritenuti affiliati alla cosca Farao-Marincola di Cirò Marina accusati, a vario titolo, di estorsione e tentata estorsione aggravate dall’appartenenza ad 


associazioni di tipo mafioso. Le indagini hanno consentito di scoprire l’esistenza di un gruppo legato alla cosca Farao-Marincola che aveva l’obiettivo di acquisire imprese edili per gestire, nell’ombra, appalti e commesse i cui proventi sarebbero stati poi riciclati in attività pulite.

11. Maggio 2009, i finanzieri del GICO di Firenze hanno arrestato otto persone che per conto della camorra avrebbero riciclato nell’acquisto di immobili denaro sporco frutto di traffico di droga, usura, ricettazione di auto rubate, estorsione e attività finanziaria abusiva.  Le Fiamme Gialle hanno  sequestrato 25 unità immobiliari, quattro società e svariate autovetture tra le province di Napoli, Salerno, Caserta, Prato, Lucca, Milano e Lodi, per un valore di circa 10 milioni di euro. Il sodalizio criminale, che si avvaleva di un ingegnere di 51 anni assoldato dal 


potente clan dei Mazzarella e beneficiava dei flussi di denaro proveniente dal narcotraffico e da altre attività illecite, aveva operato un aumento di capitale sociale per poi successivamente procedere all’acquisto dei numerosi beni immobili. Tra gli arrestati figura anche un esponente di spicco del clan dei casalesi.

12. Giugno 2009, operazione della Polizia di Stato nelle province di Firenze, Prato, Napoli, Milano, Genova, Lucca e Perugia, nel corso della quale sono stati sequestrati beni per 12 milioni di euro, ad alcuni esponenti del clan camorristico Terracciano, attivo in Campania e in Toscana.

13. Dicembre 2009, la Guardia di Finanza di Lucca, coordinata dalla DDA di Firenze, ha eseguito 4 misure di custodia cautelare in carcere (una persona residente a Lucca e un’altra a Prato) e denunciate in stato di 


libertà 3 persone. L’operazione ha permesso di assestare un altro colpo al clan camorristico Terracciano. Sono stati sequestrati beni patrimoniali per diversi milioni di euro.  

14. Febbraio 2010, operazione Falco2, eseguita dai Carabinieri di Lucca e Crotone nei confronti della cosca della ‘ndrangheta Farao-Marincola. Sono stati arrestate sei persone calabresi accusati di aver favorito la latitanza di Giuseppe Spagnolo, detto Peppe ’u banditu, esponente di spicco della predetta 'ndrina, operante a Cirò e nella provincia di Crotone. Le persone arrestate sono residenti: 2 a Capannori (LU), una a Campi Bisenzio (FI), una a Prato e due in Calabria. Il pericoloso esponente della cosca fu catturato il 13 maggio 2008 a Pisa a conclusione di un lungo pedinamento di due favoreggiatori partiti da Capannori. L’inchiesta ha portato 


a ricostruire la rete di rapporti che secondo gli inquirenti hanno consentito a Spagnolo, ritenuto il numero 3 della sua cosca, di soggiornare per alcuni mesi in lucchesia e in altre zone della Toscana, in particolare un appartamento a Serravalle Pistoiese, considerato il vero e proprio covo.

15. Marzo 2010, la Polizia di Stato ha provveduto alla perquisizione della casa di una donna di 40 anni nell’ambito di un’operazione antimafia finalizzata a colpire la rete di favoreggiatori del nuovo capo di cosa nostra, Matteo Messina Denaro, e portata avanti a livello nazionale nelle province di Lucca, Trapani, Palermo, Caltanissetta, Torino, Como, Milano, Imperia e Siena. La donna possiede  uno studio professionale a Castelnuovo Garfagnana, anch’esso perquisito con esito negativo. La stessa, seppur incensurata, vanta una lontana parentela 


con le famiglie mafiose che, nel trapanese, sono alleate di Matteo Messina Denaro e ne favoriscono la decennale latitanza. Risulta indagata per il reato di favoreggiamento personale, aggravato dal metodo mafioso.

16. Maggio 2010, la Polizia di Stato ha fermato a Cosenza e ad Amantea, sei persone esponenti di spicco delle cosche della ‘ndrangheta, Lanzino-Di Puppo-Patitucci, con l’accusa di estorsione, aggravata dal metodo mafioso, ai danni di un imprenditore. Nell’inchiesta che ha portato ai sei fermi, eseguiti dalla Squadra Mobile di Cosenza, è indagata, per concorso in estorsione, un’imprenditrice di Lucca.

17. Dicembre 2010, la Squadra Mobile di Lucca ha arrestato ad Altopascio uno dei latitanti più ricercati d’Italia, Giuseppe Scaletta, figura di spicco della criminalità 


veneziana.

18. Febbraio 2011, Stefano Romanini, imprenditore di 46 anni, viene ucciso in un agguato da uno sconosciuto, che lo attendeva davanti la sua abitazione, nella centralissima via Battisti a Camaiore (LU). La vittima era titolare di una ditta di escavazioni. Nel 2019 la Corte di Appello ha condannato all'ergastolo il cugino, Roberto Romanini, quale mandante dell'omicidio.

19. Giugno 2011, i Carabinieri hanno arrestato Giuseppe Musumeci, fratello minore dei Carmelo e Silvio, il primo condannato all’ergastolo e il secondo morto anni addietro, appartenenti all’omonimo clan di catanesi che, a partire dalla fine degli anni Ottanta, fu protagonista in Versilia di un feroce scontro tra le bande rivali per il controllo del traffico di droga e del gioco d’azzardo, 


del racket delle estorsioni e dei proventi del riciclaggio.

20. Dicembre 2011, operazione Doma, la DIA ha arrestato 50 persone ritenute appartenenti o contigue ai casalesi. L’attività ha interessato, oltre Forlì-Cesena, anche Firenze, Lucca e Rimini.

21. Gennaio 2012, operazione Light in the woods, trenta ordinanze di custodia cautelare in carcere sono state emesse dalla DDA di Catanzaro. L’indagine ha interessato anche le città di Torino, Firenze, Genova, Lucca, Massa Carrara e Parma. Gli arrestati sono indiziati di appartenere alla locale di ‘ndrangheta denominata Ariola, attiva nella zona delle Preserre vibonesi (Vibo Valentia). Gli indagati sono ritenuti responsabili di associazione mafiosa finalizzata alle estorsioni, ai danneggiamenti ed alla turbativa di appalti pubblici con il 


coinvolgimento anche di amministratori pubblici.

22. Febbraio 2012, operazione Ronzinante, eseguita dalla Guardia di Finanza di Firenze nei confronti del clan camorristico Terracciano. Nel corso della attività sono stati sequestrati beni per un valore totale di 41.000.000 di euro in Toscana (province di Prato, Lucca e Firenze),  Campania, Basilicata, Lazio, Sicilia, Friuli, Emilia Romagna, Umbria.

23. Aprile 2012, la Squadra Mobile di Caserta, ha arrestato due affiliati al clan Belforte di Marcianise (Caserta), uno a Reggio Emilia e l’altro a Viareggio, nell’ambito di un’operazione interforze coordinata dalla DDA di Napoli, nel corso della quale sono state eseguite 44 ordinanze di custodia cautelare in carcere ad altrettanti esponentidel clan casertano dei Belforte accusati di associazione di 


stampo mafioso. Sono stati sequestrati beni, tra Caserta, Napoli, Lucca, Pistoia, Catania e Cosenza: 27 abitazioni, terreni e 70 automezzi per un valore complessivo di oltre 10 milioni di euro.

24. Maggio 2012, è stata smantellata a Firenze una banda composta da casalesi (fazione Bidognetti) e fiorentini che prestava soldi ad usura con tassi altissimi e con feroci azioni di rappresaglia verso chi non era in grado di restituire i quattrini con la celerità richiesta. L'organizzazione criminale operava, soprattutto a Lucca, Firenze e Montecatini Terme (PT).

25. Agosto 2012, la Squadra Mobile di Lucca e i Carabinieri di Viareggio hanno arrestato Vincenzo Saetta, originario di Napoli ma residente da anni in provincia di Lucca, per i reati di usura e tentata estorsione, aggravate dal metodo mafioso.

26. Novembre 2012, operazione Lu-Pa, la 


Guardia di Finanza di Lucca ha arrestato due imprenditori e sequestrato beni per 6,8 milioni di euro. Uno dei due arrestati, siciliano, residente a Lucca, già condannato con sentenza definitiva per associazione di stampo mafioso e successivamente sottoposto a misura di prevenzione personale, era r ritenuto legato alla famiglia mafiosa palermitana di Misilmeri  e al clan palermitano Spera di Belmonte Mezzagno (alleato di cosa nostra e vicino al boss Provenzano).

27. Gennaio 2013, operazione Mixer, della Guardia di Finanza nei confronti delle famiglie mafiose madonite. Sono stati sequestrati  beni per 15 milioni di euro, a cinque imprenditori della provincia di Palermo, arrestati nell’aprile 2009 con l’accusa di associazione mafiosa e truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche. Molti dei beni 


sequestrati si trovano in Toscana ed, in particolare: a Firenze (intero capitale e complesso dei beni aziendali di una società a responsabilità limitata), in provincia di Lucca, a Livorno, a Prato e a Sinalunga (SI).

28. Febbraio 2013, la Polizia di Stato, coordinata dalla DDA di Napoli, ha arrestato 23 persone appartenenti alle famiglie Schiavone, Iovine e Russo, affiliate al clan dei casalesi. I reati contestati sono associazione di tipo mafioso, estorsioni, e reati connessi alle armi. Nel corso dell'operazione, la  DIA ha eseguito sequestri, in Toscana (nelle province Lucca e Massa Carrara) e  Campania  per un ammontare di oltre 20 milioni di euro.

29. Febbraio 2013, operazione Habibi, la Squadra Mobile di Lucca ha arrestato 3 persone e denunciato altre 5 componenti il 


gruppo criminale, tutte residenti in Versilia e, in parte, originarie del capoluogo partenopeo, appartenenti al clan Saetta. Le risultanze investigative hanno consentito di riscontrare che gli arrestati, con precedenti per usura, avevano attribuito fittiziamente la titolarità di alcune società ed immobili con sede a Viareggio a terze persone (consapevoli del fatto e divenute complici) con il fine di eludere le misure di prevenzione patrimoniale, perché in passato erano già stati oggetto di sequestro di beni del valore di alcuni milioni di euro.  Il valore dei beni posti sotto sequestro sfiora i due milioni di euro. Alcuni componenti del clan della camorra erano già stati arrestati nell’estate del 2012 sempre per il reato di usura.

30. Marzo 2013, la squadra mobile di Lucca ha confiscato due case e 22 conti correnti (per un valore di 100mila euro) ad 


esponenti riconducibili al clan Saetta, operante in Versilia e ritenuto legato alla camorra. Secondo gli inquirenti, G.P, 40enne napoletano, e la moglie, avrebbero accumulato il loro patrimonio esercitando attività illecite, tra cui l'usura, per conto del clan.  Le confische fanno seguito all'inchiesta che il 20 febbraio scorso (vedasi punto precedente) che portò a indagare per usura altre otto persone, di cui tre colpite da misure cautelari. Le due abitazioni confiscate sono a Viareggio e a Torre del Lago.


31. Aprile 2013, la Guardia di Finanza di Pistoia ha arrestato Carmelo Iacono, pregiudicato palermitano residente ad Altopascio. L’uomo, già indagato per usura e estorsione, latitante da 6 mesi, è stato catturato a Santa Croce sull’Arno, in provincia di Pisa. Insieme a lui, sono finiti 


in manette un commerciante campano di 53 anni residente a Chiesina Uzzanese e un disoccupato 57enne, anch’egli campano, residente a Pescia. Per quest’ultimo sono stati disposti gli arresti domiciliari. I tre, in contatto con esponenti della criminalità organizzata, sono accusati a vario titolo di usura, estorsione e favoreggiamento.

32. Giugno 2013, operazione Gallardo, condotta da Eurojust, l’organismo europeo di coordinamento tra le autorità giudiziarie europee (indagini condotte da Polizia di Stato di Lucca e Procura di Lucca), ha permesso di stroncare questo giro di riciclaggio di autovetture di lusso da 4 milioni di euro, portando all'arresto di 19 persone, 16 delle quali in Italia, e ad indagarne altre 32. Le indagini, scattate nell'agosto 2012, hanno coinvolto tre Stati: Italia, Germania, eRomania, precisamente 


la città di Timisoara, dove agiva un potente gruppo criminale considerato la mente e il fulcro dell'operazione. I componenti del sodalizio del fronte italiano, quasi tutti imprenditori edili del casertano e della Puglia trapiantati in provincia di Lucca, avevano il compito di acquistare le autovetture con contratti di leasing da società finanziarie in Italia, per poi consegnarle ad un clan di rumeni che gestisce una ditta di esportazione auto usate a Viareggio.  L’organizzazione rumena era vicina al clan romeno Cirpaci. Tra gli arrestati esponenti dei clan dei casalesi e Saetta, residenti a in provincia di Lucca (Viareggio).

33. Agosto 2013, i Centri operativi Dia di Napoli e Firenze hanno eseguito un ulteriore sequestro,  nell'ambito dell'operazione “Angelica”, che nello scorso mese di febbraio ha portato 


all’arresto di numerosi esponenti dell’associazione mafiosa denominata clan dei casalesi, attivi nei comprensori delle province di Caserta, Lucca e Massa-Carrara. Il provvedimento è stato eseguito nelle province di Pisa, Lucca e Caserta per un valore di circa 800.000 euro.

34. Ottobre 2013, operazione Lupicera,  i Carabinieri, coordinati dalla Dda di Firenze, hanno arrestato 13 persone legati alla ‘ndrina dei Facchineri di Cittanova (RC), operante nella zona di Altopascio, risultati in affari con esponenti della famiglia Avignone, di Taurianova. Sono stati sequestrati beni per un valore di 1,4 milioni di euro. Tra gli arrestati Giuseppe Lombardo, calabrese residente ad Altopascio.

35. Novembre 2013,  Il tribunale di Pistoia ha condannato a11 anni e 7 mesi di reclusione  Carmelo Iacono, 47 anni, 


originario della provincia di Palermo ma da anni residente tra la Valdinievole e la Lucchesia (ndr: vedasi anche notizia precedente). Insieme al predetto è stato condannato 9 anni di reclusione anche Domenico Lentini, 46enne  di Vibo Valentia e residente di Massa e Cozzile, imputato del reato di usura.I fatti che hanno portato al processo  riferiscono al periodo che va dal 2006 al 2011, avvenuti a Montecatini. Lentini, nel 2016, è stato coinvolto nell'operazione contro la 'ndrangheta (“I Pesci” Piromalli-Molè di Gioia Tauro-RC), denominata Akuarius,  nel corso della quale furono anche sequestrati ingenti quantitativi di cocaina nel porto di Livorno.

36. Dicembre 2013, arresto di un gruppo di rapinatori campani, legati al clan camorrista dei casalesi. I malviventi, che operavano anche in Versilia, il 18 giugno 2012 assalirono un furgone portavalori 


davanti al supermercato Panorama di Pontedera (Pisa), una rapina violenta che sfociò anche in un tentato omicidio poiché i banditi spararono su un automobilista ritenuto un inseguitore.

37. Gennaio 2014, sono state arrestate 90 persone accusate di far parte del clan di camorra Contini. E' stato altresì disposto il sequestro di beni per 250 milioni di euro. . L'operazione, coordinata dalla Direzione nazionale antimafia e dalle Direzione distrettuale antimafia di Napoli, Roma e Firenze, ha coinvolto le regioni  Campania, Lazio e Toscana (province di Pisa e Lucca).  si tratta della più importante indagine sulle attività illegali del clan Contini e sulle operazioni di reinvestimento economico della camorra in attività di impresa.

38. Ottobre 2014, la Dia di Firenze ha notificato un decreto di applicazione della 


misura di prevenzione personale della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza della durata di 3 anni, con obbligo di soggiorno nel comune di residenza, nei confronti del 52enne Di Puorto Maurizio, originario di S. Cipriano d'Aversa (CE), domiciliato a Viareggio (LU), in frazione Torre del Lago. Il provvedimento è stato emesso dal Tribunale di Lucca, su proposta  della DIA. Il pregiudicato è attualmente ristretto presso la Casa circondariale di Prato, in stato di custodia cautelare, in quanto ritenuto elemento organico del clan dei casalesi. Le indagini hanno accertato che il Di Puorto fungeva da referente della consorteria criminale per l'area versiliese, con compiti di riscossione delle tangenti dagli imprenditori casertani residenti in Toscana. La Corte ha condiviso i riscontri raccolti dal Centro Operativo Dia di Firenze, 


che hanno accertato la commissione nella provincia di Lucca, da parte del Di Puorto di numerosi delitti, quali estorsioni, traffico di stupefacenti ed usura.

39. Novembre 2014, sequestro di 6 milioni di euro al clan Saetta.  La Guardia di Finanza di Firenze ha dato esecuzione ad un provvedimento di sequestro in applicazione di una misura cautelare patrimoniale emessa dal Tribunale di Lucca  che ha interessato quattro aziende, 22 immobili, 12 conti correnti e rapporti assicurativi e nove auto, situati nelle province di Lucca e Napoli, per un valore complessivo di oltre 6 milioni di euro. Le aziende, del settore estetica e cura della persona, erano intestate a teste di legno. Il sequestro nasce da attività investigativa della Squadra mobile di Lucca che, nel 2013, portò all’arresto di quattro campani di un sodalizio criminale operante 


principalmente a Lucca e nella Versilia riferibile al clan Saetta. Le indagini avevano accertato che i soggetti erano dediti prevalentemente a truffe assicurative ed estorsioni accompagnate anche da aggressioni fisiche e violenza.

40. Marzo 2015, la Guardia di finanza ha dato esecuzione ad un provvedimento di sequestro e di confisca di beni mobili ed immobili per un valore complessivo 1,2 milioni di euro nei confronti di un calabrese, il cinquantenne Giuseppe Lombardo, domiciliato ad Altopascio,  della ‘ndrina  Facchineri di Cittanova (RC).

41. Aprile 2015, operazione Siesta. La Guardia di Finanza di Firenze ha arrestato 14 persone per associazione per delinquere finalizzata al traffico internazionale di sostanza stupefacente, rapina, lesioni personali e detenzione e porto illegali di armi da fuoco. I 


provvedimenti cautelari, richiesti dalla Dda di Firenze,  sono stati eseguiti  nelle province di Firenze, Pisa, Pistoia, Lucca e La Spezia.  Il sodalizio criminale importava dal Brasile ingenti quantitativi di cocaina purissima. Sequestrati circa 80 chilogrammi di droga, dal valore sul mercato dello spaccio di oltre 12 milioni di euro. Tra gli arrestati anche un uomo, originario di Taurianova (RC) ma residente ad Altopascio.

42. Aprile 2015, Giuseppe Talotta, luogotenente della ‘ndrina Alvaro di Sinopoli, condannato a 12 anni di carcere si è costituito nella casa circondariale di Massa, dopo diversi giorni di latitanza che – secondo gli inquirenti – avrebbe passato nella provincia apuana, dove aveva un nascondiglio sicuro e soprattutto contatti fidati. Gli investigatori della Dia di Genova, successivamente, grazie proprio a 


Giuseppe Talotta, sono riusciti ad arrivare anche al boss latitante del clan di Sinopoli, Giuseppe Alvaro. Quest’ultimo se ne stava rintanato tra Massa e la Versilia e si muoveva indisturbato da mesi in Toscana, scortato da due guardaspalle. Tallotta e Alvaro avevano preso contatti a Massa e poi si erano visti in un bar di Lido di Camaiore. I due gestivano il traffico di sostanze stupefacenti.

43. Aprile 2015, la Guardia di finanza di Firenze ha smantellato un traffico internazionale di stupefacenti, compiendo 14 arresti e sequestrando 80 chili di cocaina per un valore di oltre 12 milioni di euro. L'operazione si è svolta nelle province di Firenze, Pisa, Pistoia, Lucca e La Spezia.

44. Settembre 2015, arrestato a Viareggio un uomo originario di Napoli, nell'ambito della  maxi operazione dei carabinieri di Napoli che ha interessato 


anche la Versilia. I militari hanno eseguito gli arresti a Napoli e in altre città italiane una quarantina di misure cautelari.  Gli indagati sono per gli inquirenti affiliati o vicini a clan della camorra attivi nel centro storico del capoluogo campano (Mariano dei Quartieri Spagnoli), e devono rispondere a vario titolo di associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsione, ricettazione, traffico di stupefacenti, detenzione e porto abusivi di armi comuni e da guerra.

45. Marzo 2016, operazione contro il clan Contini, tra Pisa e Viareggio. Sono state arrestate 33 persone e sequestrati 20 milioni di beni  nell'ambito dell'inchiesta per traffico di sostanze stupefacenti e riciclaggio.

46. Giugno 2016, la Squadra mobile della Questura di Lucca ha arrestato Antonio Centonze, classe 1968, boss della Sacra 


Corona Unita affilato al clan Pasimeni-Vitali-Vincenti. L'uomo doveva scontare 4 anni di reclusone per reati aggravati dal metodo mafioso.

47. Gennaio 2017, revocata concessione nella Darsena viareggina, ad una società   le cui titolari al 50% risultano - dalle informative dei carabinieri dei Nucleo investigativo di Lucca - sposate con esponenti della malavita organizzata con legami al clan catanese dei Cursoti.

48. Marzo 2018, operazione Ghost Tender, la Guardia di Finanza ha arrestato cinque persone appartenenti al clan dei casalesi, fazione Michele Zagaria. L'organizzazione criminale si era stabilita a Lucca e si era inserit nei lavori pubblici per milioni di euro mai eseguiti. Il denaro degli appalti venivano riciclati in aziende toscane e campane. Sono stati sequestrati beni in Toscana e  Campania nei confronti 


di imprenditori contigui a clan camorristici, aziende, prestanome e anche un funzionario pubblico.

49. Maggio 2018, condanne definitive per esponenti della 'ndrina dei Facchineri. Taglieggiavano imprenditori, minacciandoli a mano armata o con attentati incendiari, oltre a gestire un giro di spaccio di droga per portare denaro nelle casse dell'organizzazione criminale. Tutti agli ordini, secondo gli inquirenti, di Giuseppe Lombardo, esponente dei Facchineri, che viveva ad Altopascio dall’età di 22 anni, quando aveva lasciato la Calabria insieme al padre Antonino, arrestato per mafia nel 1997 e condannato definitivamente nel 2003 dopo essere sfuggito nel 1987 ad un agguato mafioso. Continuando, però – aveva sostenuto l’accusa -, a mantenere i contatti con il clan della ’ndrangheta. Per due dei tredici che nell’ottobre del 2013 


furono colpiti dalle ordinanze della Dda di Firenze, la Cassazione ha confermato le condanne. Otto anni a Salvatore Varsalona, palermitano di 51 anni residente ad Altopascio, e cinque a Alessio Macchia, 29 anni, pesciatino anche lui abitante ad Altopascio.

50. Giugno 2019, 23  ordinanze di custodia cautelare  per i reati di associazione di tipo mafioso, estorsione, danneggiamento seguito da incendio, detenzione di sostanze stupefacenti ai fini di spaccio, detenzione e porto di armi (comuni, da guerra e clandestine), ricettazione. Gli arresti sono stati eseguiti in  Campania e in Toscana. Contestualmente è stato sequestrato un patrimonio  per un valore di 20 milioni di euro (appartamenti, aziende ed esercizi commerciali, intestati ad affiliati o prestanome). L’inchiesta, partita tre anni 


prima dopo l’arresto del boss Antonio Iovine (avvenuto a San Cipriano di Aversa il 17 novembre 2010), è stata denominata “Talking Tree” in quanto gli investigatori hanno usato delle telecamere installate sugli alberi, in un terreno agricolo nei pressi di Viareggio, per incastrare i presunti affiliati alla cosca, tutti originari del casertano. Filmati alcuni degli indagati mentre, nell’ottobre del 2011, sotterravano due pistole facenti parte di un arsenale nel quale c’erano le armi usate dagli affiliati per le estorsioni e per risolvere i conflitti con le fazioni opposte. La penetrazione in Versilia dei clan Schiavone, Russo e Iovine, è iniziata prima taglieggiando gli imprenditori campani con aziende a Viareggio, in particolare alcuni operatori originari di Gricignano d’Aversa, che da iniziali vittime di estorsione - avrebbero versato per anni tangenti da 3 a 5mila euro 


- hanno poi cominciato a collaborare con gli affiliati, indicando altri imprenditori casertani ai quali chiedere il pizzo.  Sempre a Viareggio,  le Squadre Mobili di Firenze e Lucca hanno inoltre arrestato per tentativo di omicidio con l’aggravante mafiosa, rapina e detenzioni di armi da fuoco altri quattro esponenti del clan dei Casalesi di stanza in Versilia.

51. Luglio 2019, la Squadra mobile di Lucca ha arrestato, a seguito del provvedimento di cumulo di sette sentenze definitive per reati di ricettazione, detenzione di sostanze stupefacenti, detenzione di armi e estorsione aggravata dal metodo mafioso, Salvatore Lionetti detto 'O Zingarone, 42 anni, originario di San Cipriano d'Aversa (Caserta) e residente a Castelfranco Emilia. L'uomo finito in carcere, collegato al clan camorristico dei Casalesi, è stato fermato 


mentre si trovava a Lucca.

52. Maggio 2020, la Guardia di Finanza ha sequestrato beni per 7 milioni di euro ad un imprenditore casertano residente a Lucca. L'attività disposta della Dda di Firenze trae origine dall'operazione Ghost Tender del maggio 2018 che portò all'arresto di 5 persone, affiliate al clan dei casalesi, fazione Zagaria. L'organizzazione, con base a Lucca,era dedita all'illecita aggiudicazione di appalti pubblici, al riciclaggio e frodi in pubbliche forniture (vedasi fatto n. 48).  

53. Settembre 2020, operazione Dirty glass, la Polizia di Stato di Latina, Napoli, Lucca e Caserta  ha eseguito undici arresti e il sequestro di quattro società attive nella commercializzazione del vetro. Le indagini hanno permesso di scoprire un sistema di connivenze con impiegati della pubblica amministrazione che permettevano agli 


indagati di avere accesso a informazioni coperte da segreto d’ufficio. I reati per i quali sono stati eseguiti i provvedimenti sono di tipo finanziario, estorsione aggravata dal metodo mafioso,  corruzione, riciclaggio, accesso abusivo a sistema informatico, rivelazioni di segreto d’ufficio, sequestro di persona e detenzione e porto d’armi da fuoco. Tra gli arrestati anche un esponente del clan dei casalesi.

54. Dicembre 2020, sequestro preventivo di beni per 750.000 ad un imprenditore 45enne originario di Caserta e residente in provincia di Lucca. Il sequestro riguarda 8 conti correnti, 6 società, un'auto, terreni e una villa di pregio. Le Fiamme gialle spiegano che "analoghe misure erano già state eseguite" a maggio scorso, nei confronti del fratello e della cognata del 45enne, residenti nel Casertano. All'epoca 


era stato disposto il sequestro di beni per oltre 7 milioni di euro. L'attività prende spunto dall'operazione Ghost Tender dei finanzieri di Lucca che a marzo 2018, sotto il coordinamento della Dda di Firenze, aveva portato ai primi sequestri di beni, all'arresto di 5 persone tra la Toscana e la Campania e alla denuncia di altri presunti responsabili "in quanto appartenenti o fiancheggiatori di un'associazione per delinquere operativa dal luglio 2013 nella provincia di Lucca e contigua ad un clan camorristico (Casalesi-fazione Zagaria) radicato nel casertano, dedita all'illecita aggiudicazione di appalti, alle frodi in pubbliche forniture ed al riciclaggio. Confisca avvenuta nel maggio 2021.

55. Gennaio 2021, operazione Minerva coordinata dalla Dda di Firenze, durante la quale sono state arrestate 34  persone accusate di essere legate al clan dei 


casalesi. Gli indagati, negli anni scorsi, avrebbero operato sul territorio Toscano (Firenze, Lucca e Pistoia), sia mediante società operanti prevalentemente in campo edilizio sia attraverso investimenti nel settore immobiliare.

56. Febbraio 2021, la Direzione Investigativa Antimafia ha eseguito un decreto di sequestro emesso dal Tribunale di L’Aquila nei confronti di un imprenditore  coinvolto nell’ambito dell’operazione denominata “Dama Bianca”, coordinata dalla Dda del capoluogo abruzzese, per associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti. Tra i beni sequestrati, per un valore di 2,5 milioni di euro, un'imbarcazione da diporto di oltre 20 metri, registrata presso la Capitaneria di Porto di Viareggio.

57. Febbraio 2021, una pattuglia dei carabinieri di Pietrasanta ha notato un 


capannone con la porta di ingresso spalancata e, temendo potesse esserci qualcuno all'interno si è avvicinata per verificare. Sono stati scovati quasi 50 chili di sostanze stupefacenti, suddivisi in oltre 45 chili di marijuana e circa 3 chili e mezzo di hashish, in parte nascosti in alcuni scatoloni, nonché materiale per confezionamento e pesatura delle sostanze. Arrestato un albanese.





Incendi ed esplosioni




VERSILIA: SALTA IN ARIA CASA AGENTE IMMOBILIARE

Aprile 05, 2012 A Stazzema in provincia di 


Lucca è stato fatto un attentato alla casa di un agente immobiliare. È il secondo caso da gennaio.




https://www.ilgiornale.it/news/politica/ombrelloni-versilia-nascondono-mafie-1158363.html


05/08/2015

La scorsa settimana si è verificato l'ultimo episodio. A Forte dei Marmi è stato incendiato un rivenditore di biciclette.

«Non ho idea di chi possa essere stato», le dichiarazioni del titolare agli inquirenti. Parole che ben si attagliano a un commerciante di Caserta o di Reggio Calabria che avesse subito un analogo danno, ma qui siamo un po' più a Nord e il fatto può suonare strano a uno che non sia 


del luogo.

 


 

La Versilia, infatti, è diventato il crocevia della criminalità organizzata del nostro Paese. Ad aprire il terreno è stata la camorra per via dei soggiorni obbligati che hanno dirottato alcuni capoclan da queste parti, poi è stata la volta della 'ndrangheta, della mafia e addirittura della Sacra corona unita. Sono questioni che l'ex capo della Dna, Piero Luigi Vigna, ha denunciato fino alla sua morte, ma le priorità dell'attività di indagine si sono concentrate altrove. «È una battaglia molto difficile: da un lato le organizzazioni criminali sono diventate estremamente abili nell'intestazione fittizia di attività commerciali, dall'altro lato le Procure locali non sempre sono state efficientissime negli anni scorsi», spiega 


una fonte investigativa.

Da un anno il vento è un po' cambiato perché a capo della Procura di Firenze c'è Giuseppe Creazzo, che si è «fatto le ossa» a Palmi. A fine luglio, proprio a Viareggio, sono stati arrestati tre esponenti camorristici attraverso un'operazione congiunta con il Nucleo di polizia tributaria della Finanza: avevano accumulato a v+Viareggio ben 4 attività (commercio di oro, edilizia e due centri estetici) e disponevano di 11 immobili e venti autovetture di lusso a Lucca e in Versilia. Solo qualche mese fa l'ex calciatore Alessandro Pierini è riuscito ad aggiudicarsi lo storico locale Fappani, sequestrato dopo l'ennesima retata anticamorra.

Un anno sì e l'altro pure la Dda di Reggio Calabria, con Nicola Gratteri, effettua maxisequestri da queste parti ai danni 


della cosca Piromalli. Ma per un controllo incrociato delle dichiarazioni dei redditi che va a buon fine, ce ne sono molti altri che falliscono proprio l'esperienza ormai acquisita nel mascherare le attività finalizzate al riciclaggio, un campo nel quale i mafiosi siciliani sono molto specializzati. Hanno destato molti sospetti alcune operazioni nel settore alberghiero effettuate negli anni recenti a Pisa e in Versilia, ma finora magistratura e forze dell'ordine non hanno trovato elementi utili ad appurare eventuali collegamenti.

Il problema è che le mafie hanno esportato in queste località turistiche anche il loro core business: estorsione, usura e spaccio di stupefacenti. Il settore della cantieristica per la nautica da diporto è stato uno dei primi a essere messo otto pressione. Alle organizzazioni criminali estere, per il momento, sono stati appaltati 


gli altri affari: i cinesi controllano il business degli oggetti contraffatti e hanno rilevato molti banchi del mercato storico viareggino, ad esempio. La situazione in Versilia non è grave come quella di Prato dove la Triade cinese si è ormai radicata e ha un giro d'affari stimato in ben 4 miliardi di euro. Il racket della prostituzione, invece, è in mano a esponenti africani e dell'Est Europa. Gli albanesi operano in tutti i settori lasciati «liberi». «Avremmo bisogno di più mezzi, di migliori dotazioni, di maggiori rinforzi e anche di più investigatori», dice Paolo Biagini, ispettore di polizia ed esponente del sindacato Sap, da tempo impegnato nella lotta alla criminalità come nel caso della sparatoria di Camaiore.

Mentre i turisti ignari si divertono, le organizzazioni prendono sempre più piede nel controllo del territorio. Aggressioni, 


incendi, intimidazioni potrebbero ben presto convincere i versiliani che l'omertà sia il modo migliore per tenersi lontani dai guai. E a quel punto lo Stato avrebbe perso completamente la sfida della legalità.



RELAZIONI DIA E DNA



RELAZIONE DNA: MAFIA IN TOSCANA


Semestrale 1 del 2020 DIA

"Di rilievo è infine la presenza di soggetti contigui alle consorterie camorristiche, in alcuni casi frutto di trasferimenti avvenuti nei decenni addietro da parte di interi nuclei familiari (per libera scelta o in forza di provvedimenti giudiziari) che poi, nel tempo, si sono radicati nel territorio 

toscano e hanno continuato, con le nuove 


generazioni, a operare nei diversi mercati illeciti o 

dell’economia legale, mantenendo comunque legami con le famiglie e con le consorterie nella 

terra di provenienza. Certe presenze sembrano concentrarsi nell’aretino (in Val di Chiana e Valdarno), a Prato e lungo la costa, in alta Maremma (in provincia di Grosseto, nei territori di Follonica e Scarlino) e in Versilia (dalla provincia di Lucca fino al litorale di Massa-Carrara, 

dove in particolare si registra la presenza di soggetti legati a famiglie di CASALESI)"


"Il ricorso a più raffinate modalità di infiltrazione nel tessuto socio-economico toscano, da parte di elementi riconducibili ai gruppi criminali campani, ha trovato conferma infine anche nel provvedimento ablativo eseguito, tra Caserta e Lucca, 


dalla Guardia di Finanza il 23 maggio 

2020 nell’ambito del procedimento “Ghost tender II”170, nei confronti di due coniugi ritenuti contigui al clan camorristico dei CASALESI - fazione ZAGARIA."


Semestrale 2 del 2019 DIA

"A Lucca, la presenza di elementi della criminalità campana era emersa nel 2018, quando nell’ambito di un’operazione condotta dalla locale Guardia di finanza, in collaborazione con quella di Aversa (CE), erano stati arrestati 5 soggetti contigui al clan dei CASALESI. Tra l’altro, uno degli arrestati era l’amministratore di una società con sede in provincia di Grosseto, poi colpita da provvedimento interdittivo antimafia. Interessante la circostanza

che sempre a Lucca, il 9 luglio 2019, la Polizia di Stato abbia arrestato, in ottemperanza a un provvedimento di 


esecuzione di pene concorrenti emesso dalla Procura Generale della Repubblica presso la Corte d’Appello di 

Bologna, un soggetto collegato al clan camorristico dei CASALESI, ma residente a Castelfranco Emilia (MO). Nel 

provvedimento vengono cumulate sette sentenze definitive1630 per vari reati che vanno dalla ricettazione, alla 

detenzione di sostanze stupefacenti, detenzione di armi e estorsione aggravata dal metodo mafioso.

La provincia di Lucca vede anche la presenza di gruppi criminali, provenienti dai Paesi dell’ex Urss, dediti soprattutto al traffico di droga.

Si cita a tal proposito l’operazione “Eden”1631, conclusa dai Carabinieri di Lucca, il 16 agosto 2019, con l’arresto 

di 4 ucraini. Gli stessi facevano parte di una associazione finalizzata al traffico di 


stupefacenti, che operava at-

traverso referenti in altri Paesi europei e che movimentava ingenti quantitativi di ecstasy, cocaina, metadone, 

MDNA, LSD, hashish e marijuana. L’organizzazione era solita acquistare lo stupefacente in Olanda e Germania,

utilizzando il c.d. dark web ed eseguendo i pagamenti attraverso cripto valuta (bitcoin)."


Semestrale 1 del 2019 DIA

“...Con riguardo alle proiezioni criminali di matrice camorristica, nel tempo si sono registrati insediamenti sulla costa tirrenica (alta Maremma e Versilia, dove emergono" soggetti legati a famiglie casalesi)


Semestrale 2 del 2018 DIA

"Alberghi, ristoranti, attività immobiliari, commercio all’ingrosso, costruzioni, 


attività manifatturiere ed edili, terreni agricoli, appartamenti, ville, fabbricati industriali, negozi, sono solo alcune tra le tipologie di beni sottratti alle mafie in Toscana, concentrati, seguendo un ordine quantitativo decrescente, nelle province di Lucca,  Arezzo, Pisa, Livorno, Pistoia, Prato, Firenze, Siena, Massa Carrara e Grosseto."



DIA 2016/2 - CAMORRA E RIFIUTI IN TOSCANA

luglio 26, 2017

 

–Toscana In Toscana la  camorra appare variamente distribuita, con insediamenti più significativi in Versilia e nella provincia di Prato. L’organizzazione mira a mantenere un profilo basso, senza ricorrere ad azioni criminali che possano 


destare clamore e quindi sollecitare l’attenzione degli inquirenti. Sul territorio operano  sodalizi casertani e  clan napoletani, che gestirebbero - senza apparenti conflitti - le attività illecite. Tra queste, l’illecito smaltimento dei rifiuti -  business in cui la  camorra ha assunto negli anni un’elevata specializzazione- si conferma un settore di riferimento anche sulla Toscana. È quanto si rileva da un’indagine, già richiamata nell’analisi introduttiva al presente capitolo, conclusa nel mese di settembre dalla Guardia di Finanza. Le investigazioni,  che hanno portato all’arresto di sei persone, al sequestro di beni per 7 milioni di euro e all’emissione di 8 interdittive dell’esercizio della professione, hanno accertato la natura dei rapporti affaristici, ormai consolidati, tra imprenditori toscani ed esponenti del  cartello dei CASALESI -  


gruppi SCHIAVONE-ZAGARIA, finalizzati all’illecito smaltimento di rifiuti industriali. Non a caso, presso le aziende oggetto delle indagini sono state individuate 80.000 tonnellate di rifiuti smaltiti in modo illegale. È stato, invece, eseguito a fine ottobre dall’Arma dei Carabinieri l’arresto, a Firenze, di un soggetto originario della provincia di Caserta, intraneo al  clan dei CASALESI, con la contestuale denuncia di altre tre persone.

Il soggetto è stato accusato di associazione di tipo mafioso e intestazione fittizia di beni, mentre gli altri tre di impiego di denaro di provenienza illecita, aggravato dalle finalità mafiose. Al centro della vicenda la compravendita di una struttura di ristorazione fiorentina.



Conclusioni


Nella provincia di Lucca sussiste una situazione grave ed assolutamente da non sottovalutare. È una delle province toscane con gli indici di rischio più alto.

La pervasività mafiosa e criminale desta preoccupazione e riguarda tutti i settori merceologici.


NOTA

 

Fonti: rapporti ed operazioni delle forze dell'ordine, notizie di stampa, atti parlamentari.

Le persone che sono state nominate nelle suddette fonti sono da considerarsi innocenti fino a condanna definitiva. Lo stesso discorso vale per le responsabilità delle società ivi rappresentate.














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