SCIGLIANO: 13a EDIZIONE DEL PREMIO “COSTRUTTORI DI LEGALITÀ”, ORGANIZZATO DALL’ASSOCIAZIONE “SAVUTO LIBERO” di Giuseppe Lumia

 




Al ritiro del Premio “Costruttori di Legalità”, a Scigliano, in Calabria, in una magnifica terrazza naturale che si affaccia sui monti e sulla antica e suggestiva valle del Savuto, protesa sino al mare, dove in lontananza si scorge addirittura l’isola magica di Stromboli, ho ricordato Orfeo Notaristefano e ho sostenuto che c’è un “prima” e un “dopo” la maledetta pandemia, come avviene in tutti i momenti topici della travagliata storia dell’umanità. 


Nel “dopo” ho inserito almeno tre grandi sfide, legate tutte all’idea-valore dello sviluppo sostenibile socialmente e ambientalmente. 


La prima è la sfida drammatica del cambiamento climatico, che richiede una radicale riconversione progettuale del nostro modo di produrre e consumare su scala locale e globale. Pur tra mille travagli e contraddizioni, sono certo che l’umanità, spinta soprattutto dalle nuove generazioni, sarà costretta ad affrontare questa sfida, se vuole evitare letteralmente di “spegnersi” insieme alla madre Terra. 


L’altra sfida è quella altrettanto drammatica della lotta alle insopportabili disuguaglianze, sia quelle di genere che generazionali, di reddito e territoriali, tra i vari Nord e i vari Sud, locali e del mondo. Anche questa sfida richiede un radicale ripensamento dei modelli sociali e culturali del produrre e del vivere, del rapporto con le cose e tra di noi. È una sfida che, pur tra maggiori resistenze e contraddizioni, dovrà essere affrontata; diversamente l’umanità, nonostante tutti i muri e le barriere che si possono stupidamente innalzare, corre il rischio serio di “sbranarsi” a vicenda.


La terza sfida è quella, che è forse pleonastico definire drammatica, della lotta alle mafie (oltre a quella dei terrorismi), su cui bisogna riconoscere che il grado delle resistenze e delle contraddizioni è tuttora elevatissimo. Senza una matura assunzione di responsabilità nella lotta alle mafie, tutta l’umanità corre altrettanto gravissimi rischi, stavolta di essere “asservita”. È una sfida che dovrà essere affrontata con una nuova strategia progettuale, che sappia finalmente coniugare legalità e sviluppo, naturalmente legalità di rilievo costituzionale e sviluppo di tipo sostenibile. Per anni abbiamo combattuto il “negazionismo” della presenza delle mafie e del suo grado elevato di collusioni nei propri territori e su scala nazionale, europea e globale. Poi abbiamo fronteggiato anche il più insidioso “minimalismo”, su cui spesso ci si rifugiava quando non si poteva più negare. Adesso abbiamo di fronte la strategia, ancora più insidiosa, del “mascariamento” di coloro che hanno messo in gioco se stessi in un serio e reale impegno antimafia. Una strategia che “menti raffinatissime” stanno pilotando e che rischia – al di là dei destini personali – di disarticolare e mettere ai margini o addirittura in soggezione la stessa lotta alle mafie e i suoi istituti normativi racchiusi nel codice antimafia e nel meccanismo del “doppio binario”. Bisogna allora reagire con carattere e intelligenza e uscire insieme a testa alta per “costruire” una nuova stagione con umiltà ma senza paure ed egoismi.


Di fronte a queste sfide, dobbiamo avere naturalmente uno sguardo aperto, con un impegno e una progettualità partecipati e condivisi, per una sorta di “esodo” di liberazione, con tutti i travagli che un cammino di tale portata inevitabilmente comporta. Il resto, anche senza volerlo, è chiusura nelle proprie paure e nel distruttivo meccanismo dell’“Io” autoreferenziale e cinico, seppur abile sul piano comunicativo-spettacolare.


Ci penseranno stavolta le donne a orientare e – perché no? – guidare con la propria energia e sensibilità questo inedito e speranzoso “esodo” dell’umanità.

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