Toscana - 2° sem. 2021 Dia

 


La situazione criminale in Toscana è ampiamente trattata dalla ultima relazione della Direzione Investigativa Antimafia dalla quale si evince una situazione da seguire con la massima attenzione.



Le difficoltà vissute dalle imprese toscane specialmente nei settori turistico-alberghiero, manifatturiero, del commercio e della ristorazione hanno evidenziato una crisi legata in gran parte alla mancanza di liquidità. Ciò è potenzialmente capace di lasciare spazio di manovra alle organizzazioni criminali forti dell’elevata disponibilità economica
che gli consente di operare in sostituzione o in aggiunta allo Stato sociale.
La Toscana ha continuato nel secondo semestre 2021 a subire le conseguenze della profonda crisi causata dalla pandemia da Covid-19 e come dichiarato dall’allora Procuratore Generale presso la Corte d’Appello di Firenze, Marcello VIOLA, oggi Procuratore di Milano “le numerose indagini hanno disvelato, anche in Toscana, l’esistenza di meccanismi di infiltrazione delle diverse mafie,
altrettanto pervasive di un virus, nei circuiti dell’economia legale e nel tessuto dell’economia locale, con
molteplici e diversificati investimenti, dall’accaparramento di lavori pubblici e privati, al settore immobiliare,
a quello del turismo, all’acquisizione o alla gestione di pubblici esercizi, specie di ristorazione o
intrattenimento; e ciò a fini di riciclaggio di denaro proveniente dalle più varie attività criminali, quali la
gestione del racket della prostituzione, spesso riguardante donne straniere vittime di tratta, il traffico di
rifiuti o di prodotti contraffatti, il commercio degli stupefacenti…
…Il tutto in un contesto economico in cui i perduranti effetti della crisi già in atto, e soprattutto quelli
della terribile pandemia, continuano a condizionare le dinamiche economico-finanziarie e sociali del territorio,
aprendo spazi smisurati alle organizzazioni criminali ed alle strategie di aggressione alle realtà imprenditoriali sane, spesso finalizzate – è il caso, per es., dei prestiti usurari e della partecipazione al capitale sociale – alla progressiva acquisizione delle aziende. I clan cercano di sfruttare la crisi e l’emergenza da Coronavirus – che è anche emergenza economica e sociale – per infiltrarsi ulteriormente nel tessuto economico delle Regioni, tra le quali a forte rischio di inquinamento è da ritenersi pure la Toscana, per
l’importanza e le dimensioni del suo apparato economico e produttivo, che costituisce terreno ideale per
il reinvestimento di ingenti somme di denaro di provenienza illecita”.
In continuità con i periodi precedenti sarebbe confermata la presenza e l’operatività di elementi
contigui alle organizzazioni criminali mafiose i quali gestirebbero talvolta in sinergia con soggetti autoctoni numerose attività illecite con lo scopo di ottenere il massimo profitto nei settori di maggior interesse quali gli appalti pubblici, la gestione e lo smaltimento di rifiuti,
nonché il campo turistico-alberghiero.
Inoltre le consorterie criminali straniere continuerebbero a dimostrare le loro capacità in molteplici
attività criminali perlopiù legate al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti, allo sfruttamento della prostituzione e della manodopera clandestina.
In materia di criminalità autoctona sembrerebbe confermata la rilevanza di esponenti legati a
camorra e ‘ndrangheta mentre con riferimento alla criminalità straniera le compagini di etnia
albanese continuerebbero a manifestare pericolosità e incidenza nelle attività illecite seguite
dai cinesi che continuerebbero a mantenere un ruolo primario in molte attività specialmente
nel distretto del tessile-abbigliamento che coinvolge la periferia ovest e l’hinterland fiorentino
(con specifico riferimento ai comuni di Sesto Fiorentino e Campi Bisenzio) fino ad abbracciare
tutta la provincia di Prato e parte di quella di Pistoia.
Le attività investigative hanno dimostrato che la Toscana si confermerebbe una terra di interesse per le consorterie criminali campane.
Nello specifico le attività criminali si concentrerebbero prevalentemente nelle estorsioni e usura
sia nei confronti di soggetti originari della Campania, sia della Toscana, nel traffico e spaccio di sostanze stupefacenti, nella gestione, traffico e smaltimento illecito di rifiuti, nel riciclaggio di danaro e reimpiego in attività immobiliari o imprenditoriali con particolare riferimento al
settore turistico-alberghiero e nella penetrazione nell’economia legale attraverso l’alienazione
e/o costituzione di attività imprenditoriali edili, con l’obiettivo di acquisire appalti pubblici.
Ne è conferma l’operazione “Revenge” conclusa a Firenze il 10 settembre 2021 dalla Polizia di Stato e dalla Guardia di finanza con l’esecuzione di 12 provvedimenti cautelari nei confronti di soggetti ritenuti affiliati ad un clan camorristico di Nocera Inferiore (SA).
I reati contestati agli indagati sono quelli di associazione per delinquere con l’aggravante mafiosa,
ricettazione, furto, detenzione e porto abusivo di armi da fuoco ed esplosivi, violazione della normativa in materia di immigrazione, indebita percezione di erogazioni pubbliche,
nonché riciclaggio e reimpiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita e usura.
Le indagini, hanno permesso di accertare la presenza a Firenze di un’associazione criminale avviata da 2 fratelli che si riuniva all’interno di un locale di ristorazione dove si tenevano incontri per pianificare le attività illegali e dove i membri del gruppo si recavano per stoccare e
ricettare i proventi che in parte venivano destinati alla necessità di autofinanziare il clan.
I proventi delle attività illecite venivano reinvestiti sia a Firenze, sia a Nocera Inferiore (SA) e
autofinanziavano la nuova compagine camorristica locale.
Tra i reati contestati figura anche il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina in quanto il sodalizio avrebbe tentato di organizzare l’ingresso illegale sul territorio nazionale di almeno 15 stranieri provenienti dal Bangladesh peraltro mediante la disponibilità di imprenditori
compiacenti a sottoscrivere fittiziamente le assunzioni dei predetti e fornendo loro documenti d’identità falsi dietro il pagamento di un lauto compenso economico.
Si segnala inoltre che la DIA di Firenze il 6 luglio 2021 ha eseguito un decreto di confisca emesso dal Tribunale di Firenze di beni mobili, immobili e rapporti finanziari per complessivi 10 milioni di euro nei confronti di un imprenditore attivo nel settore turistico-alberghiero
originario di Boscoreale (NA) e da tempo residente a Montecatini Terme (PT) ritenuto legato ad esponenti criminali campani.
Ancora il 10 dicembre 2021 sempre la DIA ha eseguito un decreto di confisca nei confronti di un soggetto originario di Aversa (CE) e vissuto a lungo a Follonica (GR) ove era attivo nel settore turistico-alberghiero. Il provvedimento ha interessato beni del valore di 300 mila euro.
Per quanto attiene alla presenza della criminalità organizzata di origine calabrese le indagini
in questo semestre avrebbero messo in luce traffici illeciti organizzati da compagini delinquenziali
legate a ‘ndrine che continuano a dimostrarsi attive in diversi settori delittuosi tra i quali figurano il riciclaggio di denaro, l’estorsione, l’usura, il traffico di stupefacenti e lo smaltimento illecito di rifiuti speciali.
In quest’ultimo campo si ricorda l’esecuzione di 7 provvedimenti cautelari del 15 aprile 2021
da parte dei Carabinieri coordinati dalla DDA di Firenze nel corso della operazione “Keu” conclusa nel mese di luglio 2022 in seno a cui veniva contestata l’associazione a delinquere finalizzata ad attività per il traffico illecito di rifiuti e l’inquinamento ambientale.
Al centro dell’inchiesta è emerso un imprenditore di origini calabresi in stretto contatto con la cosca ndranghetista dei GALLACE di Guardavalle e con quella dei GRANDE ARACRI di Cutro titolare di una ditta smaltimento di rifiuti di Pontedera (PI).
Ancora il 16 novembre 2021 veniva conclusa dalla Polizia di Stato l’operazione “Handover” coordinata dalla DNA e dalle DDA di Milano, Reggio Calabria e Firenze nel settore di contrasto al narcotraffico internazionale. L’indagine ha portato all’esecuzione di 104 misure cautelari
in diverse regioni d’Italia (anche in Toscana) e in Svizzera.
I gruppi criminali seppur autonomi erano collegati tra di loro e operanti in diverse parti del territorio nazionale. Al centro dell’indagine nell’ambito della quale è stata sequestrata complessivamente oltre una tonnellata di cocaina importata dal Sudamerica vi erano presunti appartenenti alla cosca Molè provenienti dalla Piana di Gioia Tauro e attivi anche in Lombardia,
Toscana e all’estero.
Gli indagati sono accusati di associazione mafiosa, estorsione, detenzione e porto illegale di
armi, autoriciclaggio, associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti,
produzione, traffico e cessione di sostanze stupefacenti, usura, bancarotta fraudolenta, frode fiscale e corruzione.
Gli investigatori hanno fatto luce sull’esistenza di un legame mafioso attivo nell’importazione
di grossi quantitativi di cocaina dal Sudamerica, nonché nelle estorsioni e nel riciclaggio dei relativi capitali illeciti. Inoltre l’organizzazione criminale era riuscita a estendere il suo controllo in diversi settori dal trasporto conto terzi, alla ristorazione e ai servizi di pulizia e
facchinaggio. Nel corso dell’attività investigativa sul filone calabrese, sono stati accertati anche rapporti tra presunti affiliati alla cosca Pesce e quelli della cosca MOLÈ, nonché la collaborazione, per la commissione di alcuni reati di appartenenti alle cosche del versante tirrenico e
di quelle della provincia di Vibo Valentia con ramificazioni in Lombardia, nelle province di Como e Varese.
Le indagini di Reggio Calabria si sono incrociate con quelle fiorentine, consentendo d’individuare l’arrivo di carichi di cocaina presso il porto sia di Gioia Tauro, sia di Livorno.
Per quanto attiene alla presenza di appartenenti alla criminalità organizzata di origine siciliana
in Toscana essa risulta meno penetrante rispetto alla ‘ndrangheta e alla camorra. 

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