LA LOTTA ALLA MAFIA È UNA COSA SERIA di Renato Scalia

“La lotta alle mafie è una cosa seria”.
Lo ha sottolineato, recentemente, il ministro della Giustizia.
Ho avuto l'opportunità di conoscere Alfonso Bonafede e so benissimo che la lotta alla mafia è una sua priorità. Ne abbiamo parlato spesso.
Torno, però, sull'argomento delle recenti scarcerazioni di alcuni boss e criminali di notevole spessore, non per fare polemica, ma perché è legittimo il diritto di critica.
E la critica, se costruttiva, è sacrosanta, soprattutto, quando si affrontano temi delicati come questi.
Credo sia opportuno sottolineare che non è la prima volta che assistiamo a scarcerazioni di mafiosi.
E' avvenuto anche negli anni passati, sotto altri governi.
Certo, non con la frequenza di questi ultimi giorni. Ma è palese, la situazione attuale è straordinaria.
Con oltre quarant'anni passati in polizia e a occuparmi di sicurezza e mafia, posso sicuramente dire che ne ho viste di tutti i colori.
Ho provato lo sconcerto e il senso di impotenza che ti penetra il corpo e la mente quando l'arrestato, dopo il processo per direttissima viene rimesso immediatamente in libertà.
Ho pianto colleghi assassinati e ho visto i loro carnefici evadere dai permessi che gli erano stati concessi.
Sono stato accanto a familiari di vittime della mafia e del terrorismo, li ho visti piangere e soffrire.
Ho visto tante altre cose e, tra queste, prendere provvedimenti disciplinari nei confronti di coloro che sbagliavano.
Già, se il comune mortale sbaglia, bene che vada, viene trasferito ad altro ufficio.
E il trasferimento rimane valido, anche se poi si scopre che quel comune mortale, non ha commesso alcun errore.
Parlo di ciò che avviene, o avveniva, normalmente nella Polizia di Stato. Penso accada la medesima cosa anche nelle altre pubbliche amministrazioni.
Detto questo, mi allaccio alla recente intervista al magistrato Catello Maresca, persona di cui mi onoro di essere amico.
Maresca afferma: “...sicuramente il decreto Cura Italia non ha alcun ruolo: è previsto per alcuni detenuti che devono scontare un minimo residuo di pena ed esclude i detenuti considerati più pericolosi. La circolare del DAP del 21 marzo ha un ruolo nella misura in cui ha contribuito a creare confusione...”.
Perfetto. Il magistrato esclude che le scarcerazioni in questione siano avvenute a causa del decreto “Cura Italia”.
Mette però l'accento sulla circolare della direzione generale del DAP, datata 21 marzo 2020, indirizzata ai direttori degli Istituti penitenziari, avente per oggetto: “segnalazione all'Autorità giudiziaria”.
Beh, già l'oggetto della circolare è significativo.
Ma andiamo a rileggere il passaggio cruciale:
“...le Direzioni comunicheranno con solerzia alla Autorità giudiziaria, per le eventuali determinazioni di competenza il nominativo del ristretto che dovesse trovarsi nelle predette condizioni di salute  (o altre valutate da analogo rilievo dalla direzione sanitaria). Ad ogni singola segnalazione, oltre alla relazione sanitaria, saranno allegate le informazioni, eventualmente disponibili, utili a permettere una pronta valutazione (relazioni comportamentali, informazioni di polizia, esistenza di familiari che effettuano colloqui, disponibilità di un domicilio).”
Notate una distinzione tra detenuti?
No! Si chiede semplicemente l'elenco dei detenuti che hanno più di 70 anni e sono affetti da alcune patologie, quindi compresi quelli che sono ristretti in regime di 41 bis e di alta sicurezza, cioè i boss mafiosi e i terroristi.
Tutto ciò avviene nel momento in cui, come si legge nel sito https://www.penitenziaria.it/ :
<<...il malumore nei penitenziari è a livelli altissimi. E i sindacati di polizia protestano: 'L’Amministrazione penitenziaria centrale da sempre si preoccupa esclusivamente dei detenuti piuttosto che del proprio personale, in particolare di Polizia Penitenziaria e ciò indipendentemente dalla pericolosità dei soggetti, dalla gravità dei reati commessi e dei comportamenti anche violenti in carcere (non si effettuano procedimenti disciplinari)', dice Leo Beneduci, segretario del sindacato Osapp. 'I positivi al contagio nella peniteniziaria – ricorda – sono oltre il doppio rispetto ai detenuti: sono 350 contro 150. Dati che peraltro che il Dap non diffonde né fornisce'...>>.
Occorre anche sottolineare che l'allarme di possibili scarcerazioni “pericolose” era stato lanciato già da tempo, oltre che da Catello Maresca, da magistrati come Nino Di Matteo, Nicola Gratteri, Cafiero de Raho, Cesare Sirignano, Sebastiano Ardita, tutta gente che, quando si parla di mafia, sa bene cosa dice.
Già, bisogna conoscerla profondamente la mafia per poterla combattere seriamente e la superficialità, quando si trattano argomenti come questi, non è ammissibile.
E' stato giustamente ribadito che non si può ledere l'autonomia e indipendenza dei giudici, escludendo loro responsabilità nel caso di specie, anche perché i giudici applicano le leggi vigenti.
Grazie alle criticità messe in evidenza dai magistrati antimafia, però, ci siamo accorti che, verosimilmente, c'è stata una dilatazione delle maglie della rete che, a dire il vero, forse erano già un pochino troppo larghe, viste le numerose scarcerazioni di mafiosi avvenute, come detto, nel corso degli ultimi anni.
In merito, credo occorra tener presente anche le ultime sentenze della Corte europea dei diritti umani che ha stabilito che “la legge italiana vìola il diritto del condannato a non essere sottoposto a trattamenti inumani e degradanti”, e quella successiva della Consulta che ha dichiarato “l’illegittimità costituzionale dell’articolo nella parte in cui non prevede la concessione di permessi premio in assenza di collaborazione con la giustizia, anche se sono stati acquisiti elementi tali da escludere sia l’attualità della partecipazione all’associazione criminale sia, più in generale, il pericolo del ripristino di collegamenti con la criminalità organizzata”.
Comunque sia, il Consiglio dei ministri ha dato il via libera al decreto che prevede che la concessione di permessi, domiciliari, scarcerazioni per i detenuti per i delitti più gravi e quelli che si trovano ristretti al 41-bis,  i magistrati di sorveglianza dovranno obbligatoriamente chiedere il via libera alla procura della città dove è stata emessa la sentenza, mentre  per quelli al 41-bis sarà necessario anche il parere della Procura nazionale antimafia.
Il ministro della Giustizia ha avviato anche un'inchiesta sulle “varie scarcerazioni”.
Detto questo, ricapitolando, è evidente che una speculazione politica su quanto è avvenuto c'è stata, ma credo sarebbe stato opportuno ascoltare prima gli allarmi lanciati da importanti magistrati.
Spero che il solo responsabile di quanto accaduto in questi giorni, alla fine, non sia solo il Covid 19 e che la sentenza dell'inchiesta avviata, arrivi presto a conclusione, perché la lotta alle mafie è una cosa seria.

Commenti