LOTTA ALLA MAFIA – PROSPETTIVE A TRENT'ANNI DI VIA D’AMELIO

 




LOTTA ALLA MAFIA  – PROSPETTIVE A TRENT'ANNI DI VIA D’AMELIO 


NUMERI IN EURO DELLE MAFIE IN ITALIA 


TESORONE  (MAFIE ITALIANE)    

3000 MILIARDI 


FATTURATO IN ITALIA (MAFIE ITALIANE E STRANIERE)

220 MILIARDI 


FATTURATO IN TOSCANA (MAFIE ITALIANE E STRANIERE)

17 MILIARDI 



Quante sono le mafie o le forme di criminalità organizzata e non presenti in Italia.


SICILIA: cosa nostra, stidda, clan singoli


CALABRIA: 'ndrangheta


PUGLIA: sacra corona unita, società foggiana, clan baresi, clan foggiani


CAMPANIA: camorra, casalesi


ABRUZZO: clan rom, clan sinti


BASILICATA: basilischi (scomparsa)


LAZIO: clan rom, clan sinti, ex banda magliana, mazzetta capitale, clan Ostia, cosa nostra Tiburtina


VENETO: mala del Brenta (scomparsa e poi riapparsa), clan giostrai


CINESE: triadi, gang, nuova mafia economica


ALBANIA: mafia albanese


SERBIA: mafia serba


EX URSS: mafia russa, mafia ucraina, mafia georgiana, mafia moldava


ROMANIA: mafia rumena, clan rom


NIGERIA: black axe, eiye, vikings, maphite ed altri gruppi criminali organizzati


SENEGAL: gruppi organizzati


TANZANIA: gruppi narcos


BULGARIA: mafia bulgara


EL SALVADOR: gang


PERU/ECUADOR: gang


BRASILE: gruppi narcos


EGITTO: gruppi organizzati soprattutto nei mercati


ERITREA: gruppi organizzati nel traffico esseri umani


INDIA: gruppi organizzati


PAKISTAN: gruppi narcos


AFGHANISTAN: gruppi narcos


BELGIO - OLANDA: mocro maffia


TURCHIA: gruppi narcos.



ITALIA


Oggi ci troviamo nel momento più buio degli ultimi trent'anni. La lotta alla mafia non è più un tema che trova spazio politico o che viene trattato. Bisogna essere chiari sul punto.


In questo periodo storico trova spazio un luogo comune molto forte che ha indebolito la lotta alla mafia.



• La lotta alla mafia la dobbiamo lasciare solo alle istituzioni preposte, ossia alle Forze dell’Ordine ed alla Magistratura



Una parte delle istituzioni e del ceto politico guarda con fastidio chi si batte contro la mafia e la sua cultura senza essere un membro dell’apparato giudiziario o investigativo. Ovviamente sbagliano e cadono in un tranello mafioso, in quanto la forza della lotta alla mafia sta proprio nel fatto che antimafia sociale ed istituzionale sono due facce della stessa medaglia. Tra l’altro è bene ricordare che l’antimafia istituzionale, rispetto a quella sociale, sconta un ritardo di decenni. Con l’unica eccezione del Prefetto Mori. Contadini, sindacalisti e giornalisti hanno anticipato nel secondo dopoguerra le istituzioni, sollecitandole e opponendosi ai loro silenzi. Chi si serve di questo luogo comune divide l’antimafia, e la mafia ne gode. Il giudice Caponnetto ha ben mostrato con il suo esempio la sintesi perfetta e possibile delle due diverse facce della medaglia.


TESORONE DA 3000 MILIARDI DI EURO



Oggi, in piena crisi economica post pandemica aggravatasi dalla recente guerra nonostante gli allarmi lanciati dall'Europol, dalla DIA e dalla DNA siamo di fronte alla totale sottovalutazione del problema, basti pensare all'enorme tesorone che è a disposizione delle mafie italiane all'estero.


Il recente caso scoppiato poco più di un anno fa di soldi riconducibili su conti esteri che si basa su una informativa della Polizia di Stato di Reggio Calabria, ha permesso di quantificare in circa 500 miliardi di euro di cui oltre il 20% liquidi, il giro di affari di alcuni gruppi criminali campani, calabresi e siciliani anche se ancora il caso è aperto e non ci sono condanne e non è chiaro neppure se ci sono indagati, e d'altronde vale il principio dell'innocenza fino a condanna definitiva. Il dato dei 500 miliardi è però emerso in modo netto dalle intercettazioni di cui alla informativa e pertanto è plausibile. A livello internazionale esistono diversi broker delle organizzazioni criminali italiane e la Fondazione Caponnetto insieme all'Omcom ritiene che all'incirca il valore del c.d. tesorone sia presumibilmente pari a 3.000 miliardi di euro.


Di fronte a un valore del genere che permetterebbe di risanare il debito pubblico italiano non si può che rimanere esterrefatti dal silenzio attorno a tale questione.


LETTERA APERTA DEL FEBBRAIO 2021 AL PREMIER DRAGHI 


Al Presidente del Consiglio Prof. Mario Draghi

E p.c. Ai Capigruppo Parlamentari

Firenze, 15 febbraio 2021

Egregio Presidente,

abbiamo riflettuto molto prima di decidere se scriverLe o meno una lettera aperta, perché la Fondazione Caponnetto da anni propone alle istituzioni di far assumere alla lotta alle mafie un grado elevato di priorità, senza che mai questo sia stato fatto in modo sistematico e progettuale.


Adesso è il momento di rompere gli indugi e abbiamo pensato di sollecitarLa conoscendo il Suo impegno in proposito.


La lotta alle mafie non è un problema, semmai è una risorsa positiva e qualificante, per dare un contributo alla maturazione democratica del nostro Paese e riavviare un legame di fiducia tra molti operatori economici, cittadini e soprattutto giovani nel rapporto con le istituzioni.

Di recente, abbiamo stimato in 3.000 miliardi di euro il tesoro globale delle mafie italiane. Solo questo dato fa comprendere anche la valenza economica di un impegno che può dare al nostro Paese quelle risorse necessarie per abbattere le tante ingiustizie sociali e i tanti limiti strutturali su cui anche le mafie affondano spesso il loro perverso radicamento.

La priorità attuale della lotta alle mafie ha inoltre una connessione con due questioni su cui il Suo Governo e il Parlamento dovranno necessariamente misurarsi: l’emergenza Covid e la gestione del Recovery Fund.

Sulla prima, più volte abbiamo sottolineato che bisogna fare di tutto per evitare che le mafie, come in più casi è già avvenuto, possano controllare le risorse che opportunamente sono destinate in questo momento alla cura e alla campagna di vaccinazione. Bisogna inoltre verificare se l’articolata e diffusa attività economica di ristoro sia realmente capace di raggiungere i professionisti e gli operatori economici in difficoltà.

Anche sul Recovery Fund bisogna mettere a punto una strategia operativa che elimini la possibilità delle mafie di intercettare gli investimenti, soprattutto durante le varie fasi della gestione degli interventi e degli appalti.

Ecco perché sono necessarie un’attenzione inedita e una strategia efficace attraverso un piano operativo di cui Lei stesso deve farsi garante, su cui impegnare il Governo e il Parlamento, responsabilizzando tutti i Gruppi parlamentari.

Le proponiamo in particolare di coinvolgere e potenziare la DIA, perché voluta da Giovanni Falcone proprio per far compiere un salto di qualità alle fasi di prevenzione e investigazione, soprattutto sui flussi della spesa pubblica. Nello stesso tempo, Le chiediamo di organizzare, presso tutte le Prefetture, dei gruppi ispettivi interforze in grado di monitorare sia la spesa sanitaria, sia le politiche di sostegno al reddito, sia gli investimenti previsti dal Recovery Plan.

I gruppi ispettivi devono essere formati dalle diverse Forze di Polizia e devono essere messi in rete con la DIA e la DNA e le varie stazioni appaltanti che sono chiamate ad avviare un’attività senza precedenti per la vita sociale ed economica del nostro Paese.


Le chiediamo inoltre due particolari impegni, uno rivolto a monitorare l’attuazione del codice antimafia che, dopo la riforma del 2017, prevede norme potenzialmente capaci di colpire alla radice il fenomeno mafioso, sia sul versante delle misure di prevenzione, sia su quello della repressione, sia su quello del riutilizzo sociale e produttivo dei beni confiscati. L’altro impegno va indirizzato verso l’Europa perché è maturo il tempo per realizzare un vero spazio antimafia europeo, alla luce della strategia del “doppio binario” tanto caro a Falcone e Caponnetto, di recente ripreso e rilanciato dall’ONU a Vienna, in coerenza con le conclusioni della Conferenza internazionale contro le mafie tenutasi a Palermo, nel dicembre del 2000.

Certi di una Sua attenzione e in attesa di un Suo riscontro, Le auguriamo buon lavoro e Le chiediamo di non deludere l’aspettativa che ancora una volta sentiamo di affidare a quelle istituzioni democratiche in difesa delle quali l’impegno di molti nostri servitori dello Stato è stato generoso e coraggioso, al punto da donare la propria vita.

Cordiali saluti.



PERCHÉ CAPONNETTO ERA A FAVORE DEL 41BIS


In un momento in cui è importante tenere alta la guardia contro la mafia è opportuno ricordare cosa pensava Antonino Caponnetto riguardo al carcere duro dei mafiosi, il famoso 41 bis.




"Tagliare ogni legame, ogni possibilità di mantenere i contatti tra i boss e la propria famiglia, questo è l'art. 41 bis. Perchè prima d'ora questi delinquenti all'Ucciardone, neanche passavano dalle celle, non ci passavano proprio, entravano ed andavano dritti in infermeria tutti quanti. Pigiami di lusso, rolex d'oro al braccio, pasti ordinati presso i migliori ristoranti... innaffiati con lo champagne. Questa era la vita dei boss mafiosi... addirittura lì dentro la notte si tenevano riunioni... ECCO PERCHÉ L'ART 41BIS AVEVA ED HA UNA SUA RAGION D'ESSERE"


ERGASTOLO OSTATIVO 


La Fondazione Antonino Caponnetto ha tenuto a Vallombrosa in modo riservato e chiuso al pubblico il 30° vertice antimafia avente come tema l'ergastolo ostativo e la normativa antimafia. 


Il vertice ha prodotto una 'Dichiarazione di Vallombrosa" che verrà mandata alla classe politica e sociale del nostro Paese per contribuire a migliorare tutti assieme la normativa antimafia permettendo di tenere dentro i mafiosi rispettando la costituzione. 



Di seguito un estratto della Dichiarazione di Vallombrosa.


"Il Parlamento, ad avviso della Fondazione, deve realmente dare una risposta coerente con la disciplina e le finalità del “doppio binario”. Non sarà semplice, ma l’unità e la convergenza di tutte le forze sane della società deve servire a stimolare una riforma condivisa ed efficace nel chiudere qualunque spazio alla mafia nel segnare un successo a proprio favore.


L’aspetto fondamentale della riforma da predisporre è quello di escludere il possibile venir meno dell’ergastolo ostativo attraverso due condizioni solo apparentemente riscontrabili nel comportamento dei mafiosi in carcere: la dissociazione, appunto, e la cosiddetta buona condotta. Non sono due fattispecie in grado di determinare i presupposti per poter accedere al novero degli istituti premiali perché non incidono sul venir meno del vincolo associativo. 



La riforma dell’ergastolo ostativo deve ruotare intorno ad una scelta già ben presente nel sistema del “doppio binario”: l’inversione dell’onere della prova, in questo caso del vincolo dell’appartenenza all’organizzazione mafiosa. Spetta ai boss, infatti, dimostrare nella fattualità il venir meno di questo vincolo. Gli indici di questa rottura devono essere ben individuati dal legislatore per poter escludere con certezza l’attualità dei collegamenti, nonché il pericolo di ripristino dei legami diretti o indiretti con la propria organizzazione di appartenenza. Nello stesso tempo, deve essere certa e verificabile la non disponibilità dell’accesso al patrimonio accumulato attraverso le attività criminali.


Per quanto riguarda la procedura relativa ai pareri da fornire al giudice della sorveglianza, è importante che siano coinvolti sia la Procura antimafia del tribunale del capoluogo del distretto dove si è esercitata l’azione penale, sia il Procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, garantendo anche tempi ragionevoli in virtù della complessità degli accertamenti. 



Deve essere altrettanto definito il percorso di monitoraggio e controllo durante gli eventuali accessi alle misure premiali, in modo che si possano revocare prima che si consumino reati e si riprendano le funzioni precedenti nella vita dell’organizzazione mafiosa.


La Fondazione Caponnetto vigilerà insieme alle altre realtà dell’antimafia sociale sull’iter legislativo e chiede che si eserciti la delicata funzione di riforma avendo nel cuore e nella mente la necessità di mantenere in vita la priorità della lotta antimafia attraverso l’applicazione decisa e costante del Codice antimafia, dove il “doppio binario” ha una sua piena legittimazione". 



TOSCANA 


Il fatturato della mafia in Italia è pari a circa 220 miliardi di euro ed in Toscana la cifra di 17 miliardi appare plausibile.


Di seguito alcune considerazioni fatte dalla Fondazione Caponnetto per tema.


NARCOS 


Esistono nuovi scenari narcos a Firenze? Analisi e riflessioni sulla brillante operazione della Gdf del 2 febbraio 2022 partita da Firenze e Prato


Confermata l'importanza dell'area Firenze- Prato come snodo del traffico di droga in asse con i porti di Rotterdam ed Anversa.


La brillante operazione della Gdf di ieri partita da Firenze e Prato e che ha toccato Milano e l'Olanda è molto interessante, vediamo perché:

1) si conferma l'importanza dell'area Firenze- Prato come snodo del traffico di droga in asse con i porti di Rotterdam ed Anversa.

2) siamo di fronte a dei narcos marocchini che fanno affari in Belgio ed Olanda, molto probabilmente, ma da verificare, con la "mocro maffia" che gestisce le importazioni al porto di Rotterdam ed Anversa.

3) il riciclaggio del denaro narcos riguarda anche normali attività commerciali che essendo finanziate dal traffico di droga non sentono la crisi economica accentuatasi nel periodo pandemico.

4) si conferma una presenza narcos diversa dalle organizzazioni tipicamente italiane ma non per questo meno importanti.


FUOCHI D'ARTIFICIO 


Da tempo oramai avviene uno strano fenomeno che si sta verificando in Toscana, specialmente a Firenze. Abbiamo notato numerosi lanci di fuochi di artificio che, a cadenza irregolare ed ad orari diversi si sentono in modo sgradevole, che destano preoccupazione in quanto potrebbero essere segnali narcos in merito a carichi di droga come avviene in numerose città del centro sud per volontà della mafia.

A Firenze recentemente è stato riscontrato l'uso dei fuochi da parte della criminalità organizzata salernitana al fine di festeggiare scarcerazione. 

Occorre prestare attenzione verso queste forme criminali internazionali che non devono in alcun modo essere sottovalutate. Sarebbe opportuno inoltre censire il numero dei fuochi, la cadenza ed i luoghi del lancio.


SUPERBONUS 


Superbonus, le nuove norme antifrode, in modo involontario, rischiano, in alcuni casi, di favorire la mafia


L'eccessiva prudenza nelle cessione del credito da parte del sistema bancario mette a rischio le piccole imprese artigianali. Facile per i mafiosi prestare uno pseudo soccorso a chi è in crisi di liquidità. Occorre che il governo attenzioni tale problematica ed intervenga con misure a sostegno degli artigiani


Era doveroso intervenire per bloccare le numerose frodi, ma l'eccessiva prudenza nelle cessione del credito da parte del sistema bancario mette a rischio le piccole imprese artigianali.

È giusto che il Governo attivi i controlli e che vi siano sanzioni durissime nei confronti dei truffatori, ma occorre prestare attenzione al fatto che si rischia di lasciare indietro le imprese artigiane sempre più esposte a probabili infiltrazioni mafiose per riciclare denaro.

È facile per i mafiosi prestare uno pseudo soccorso a chi è in crisi di liquidità.

Occorre che il governo attenzioni tale problematica ed intervenga con misure a sostegno degli artigiani”.


SPACCIO AL GIARDINO CAPONNETTO 


La Fondazione Antonino Caponnetto non permetterà che si trasformi in una piccola piazza di spaccio il giardino Caponnetto situato in uno dei posti più belli di Firenze.


È assolutamente inopportuno che il giardino sia in mano ai pusher, in quanto il giudice Caponnetto dedicò uno dei suoi ultimi interventi, prima di morire, al problema dello spaccio di droga presente in quel tratto di lungarno.

La Fondazione Antonino Caponnetto non permetterà che si trasformi in una piccola piazza di spaccio il giardino Caponnetto situato in uno dei posti più belli di Firenze.

Ci rendiamo conto delle difficoltà esistenti dovute anche ad una normativa di contrasto non adeguata, ma chiediamo alle autorità preposte di intervenire prima che ci scappi il morto cla movida estiva.


CRIPTOVALUTE


Il Nucleo di Polizia Economico- Finanziaria della Guardia di Finanza di Firenze, su richiesta della Procura della Repubblica fiorentina ha dato esecuzione nel luglio 2022 ad un’ordinanza con la quale il GIP ha disposto la misura cautelare personale nei confronti di 48 soggetti, indagati per associazione per delinquere, riciclaggio e sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte nonché il sequestro preventivo finalizzato alla confisca per circa 14,5 mln di euro. Le indagini - coordinate dalla Procura della Repubblica e dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Firenze - sono state sviluppate anche attraverso l’analisi dei flussi finanziari, la consultazione delle banche dati e l’approfondimento delle segnalazioni di operazioni sospette e hanno consentito di individuare n. 44 imprese (prevalentemente riconducibili a cinesi), attive nel commercio all’ingrosso di abbigliamento e calzature ed operanti soprattutto nel Lazio, Campania e Toscana.



DIVORATI DALLA MAFIA


'Ndrangheta: sequestri nel Senese, “Il danno che i clan possono apportare alla nostra ricca regione è altissimo”




“Occhio toscana! Corri il rischio di essere divorata dalla mafia”


A) Alla 'ndrangheta piace la Toscana. Ad inizio anno c'è stata una brillante operazione da parte della Dia insieme alla squadra mobile della polizia di stato di Firenze. È stato effettuato un sequestro preventivo emesso dal Gip del tribunale di Firenze nei confronti di due imprenditori del settore agricolo, di origini calabresi, provenienti dalle province di Catanzaro e Crotone, ma da anni trapiantati in Toscana.

Dall’operazione emerge che:

1) la cosca calabrese dei "Grande Aracri" era presente dal 2007 a Chiusdino in provincia di Siena;

2) il fondo agricolo in questione è molto grande, ben 350 ettari ed il valore del sequestro è pari a 5 milioni di euro;

3) l'agricoltura piace alla 'ndrangheta.


Si tratta di un sequestro secondo solo a quello storico di Suvignano. 



B) 'Ndrangheta in Toscana: sequestro 5 mln a imprenditore rifiuti. Fondazione Caponnetto, “Siamo in una situazione di Red Alert”.


Continuiamo ad essere antipatici e ad avere ragione in relazione alle infiltrazioni criminali spesso mafiose che riguardano lo smaltimento illegale di rifiuti in Toscana.


Fermo restando il fatto che ovviamente fino a sentenza definitiva non bisogna criminalizzare nessuno, il sequestro di oggi, ad opera della Dia e dei Cc Forestali e del Noe, certifica l'interesse dei clan calabresi, in particolare del Grande Aracri, già dai noi segnalati, per il settore dei rifiuti.

Questo sequestro è in continuità con l'inchiesta Keu e dimostra che nonostante sia piombato il silenzio sul caso, il lavoro di chi indaga continua.

I rifiuti rimangono purtroppo un qualcosa che piace ai mafiosi e secondo le nostre analisi, in Italia e pure in Toscana ci sono il 95% di probabilità per gli imprenditori puliti di imbattersi in gruppi criminali.

Siamo quindi in una situazione di Red Alert. Battiamo un colpo e non sottovalutiamo la situazione.



C) A metà novembre del 2021 una indagine ha dimostrato che il porto di Livorno è in asse con quello di Gioia Tauro e che le cosche hanno dei riferimenti tra chi lavora all'interno. 

Tale brillante operazione contro la 'ndrangheta di ieri ha toccato anche la Toscana ed in particolare il porto di Livorno dove si ha avuto notizia dell'ennesimo sequestro di droga.

L'indagine ha dimostrato che il porto di Livorno è in asse con quello di Gioia Tauro e che le cosche hanno dei riferimenti tra chi lavora all'interno, anche se non è una novità.

Quello che la Fondazione Antonino Caponnetto dice da tempo è quindi confermato dai fatti: la 'ndrangheta controlla parte del porto di Livorno alla stregua di quanto accade con i porti del nord Europa. Se ne prenda atto e si adottino le contromisure necessarie.



D) La Fondazione Antonino Caponnetto nel corso del 2020-2021 più volte aveva detto che il rischio di infiltrazioni criminali e/o mafiose a Firenze, Prato e non solo, con l'epidemia covid aumentava in modo esponenziale.

A febbraio 2021 avevamo mostrato tutta la nostra preoccupazione per l'ordigno lasciato davanti al ristorante in zona Leopolda.

L'operazione anticamorra a Firenze e Prato del settembre 2021, coordinata dalla Dda e portata avanti da Guardia di Finanza e Polizia di Stato ai quali vanno i nostri più sentiti ringraziamenti, dimostra che le nostre analisi basate su relazioni ufficiali e riscontri oggettivi erano esatte e le nostre preoccupazioni fondate.

Risulteremo antipatici nel dirlo ma la gravità della situazione Covid che ha visto l'aumento delle infiltrazioni criminali ci impone di tenere alta la guardia e di non sposare la cautela di chi minimizza per timore di toccare l'argomento mafia / criminalità organizzata / sversamento rifiuti.

Si verifichino quindi tutte le acquisizioni sospette avvenute in questi anni e se ne scopriranno delle belle.

Si affronti la questione mafia senza tabù.

Il rischio riciclaggio per la Fondazione Antonino Caponnetto è da allarme rosso.

I normali non hanno soldi. I mafiosi si. Occhio!



E) Appalti: per non fare favori alla mafia bisogna vietare il massimo ribasso.

Semplificare deve far rima con decuplicare gli addetti ai controlli. Lottare contro la mafia non significa essere contro lo sviluppo ma, al contrario, favorire lo sviluppo sostenibile.

Si parla spesso di appalti in relazione alle intenzioni del governo di derogare al codice degli appalti e di liberalizzare il sub appalto reintroducendo il criterio del massimo ribasso. Se ne parla in un momento in cui la mafia, in tutte le sue varietà, è in forma perfetta.

Per non aiutare la mafia occorre da un lato eliminare l'eccesso di burocrazia, ma semplificare deve far rima con decuplicare gli addetti ai controlli che sono troppo pochi e sovraccarichi di lavoro.

Ci vuole anche altro per non aiutare la mafia:

- bisogna vietare il massimo ribasso... È bene essere chiari. La mafia ci va a nozze.

- è necessaria una unificazione delle Banche Dati per rendere più efficace l'operato degli addetti ai lavori e quindi ai controlli e superare l'odierna frammentazione delle informazioni in numerose Banche Dati che non dialogano tra loro.

- bisogna controllare ed avere l'elenco di chi vince gli appalti e chi ottiene i sub appalti.

Lottare contro la mafia non significa essere contro lo sviluppo ma, al contrario, favorire lo sviluppo sostenibile. In caso contrario aiuteremo la mafia che si accaparrerà i fondi del recovery fund.


F) Caso keu.

Le forze dell'ordine e la magistratura possono agire celermente come in questo caso, ma prevenire è compito delle classi dirigenti che in Toscana, purtroppo, hanno fallito.

I nostri report, negli anni, ci hanno reso antipatici a molti, ma avevamo e abbiamo ragione.

L’importante operazione antimafia dell'aprile 2021 ci auguriamo che faccia aprire gli occhi alla classe politica e sociale della Toscana.

Si è rotto, per molti, un tabù: i rapporti tra mafia e politica in Toscana, a prescindere che questi vengano o no giudicati un reato, non sta a noi dirlo, esistono.

Molte le conferme arrivate da questa operazione:

- abbiamo avuto la conferma, lo diciamo da 8 anni, che abbiamo una nostra terra dei fuochi, con lo sversamento di 8000 tonnellate di rifiuti tossici;

- abbiamo avuto la conferma che le mafie mirano ad occupare le organizzazioni di categoria;

- abbiamo avuto la conferma che le mafie usano il porto di Livorno.

Lo diciamo da anni.

La classe politica toscana, buona parte, benché avvertita, se ne è fregata dei nostri allarmi fino al punto che oggi la Toscana è divorata dalla mafia.

Le forze dell'ordine e la magistratura possono agire celermente come in questo caso, ma prevenire è compito delle classi dirigenti che in Toscana, purtroppo, hanno fallito.


G) Ordigno per guerra tra gruppi.

Nel febbraio 2021 in un periodo molto difficile per la nostra città alla prese con la crisi covid accadde un episodio criminale degno di nota.

Un ordigno artigianale esplose danneggiando un ristorante situato in via Elio Gabbuggiani accanto alla Stazione Leopolda.

A Firenze non si è abituati a tale gesti che non sono da sottovalutare in alcun modo.

È emerso dall'indagine in corso che uno scontro tra due gruppi operanti in Campania si era spostato a Firenze.

La crisi pandemica sta cambiando velocemente i parametri criminali e la nostra città è sotto assedio mafioso da tempo oramai. Non bisogna avere paura di parlarne cadendo nella auto-omertà.




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