In questo periodo di profondo silenzio tra le mura della città una cosa mi ha particolarmente colpito: il silenzio delle rondini.
All'inizio pensavo che tardassero ad arrivare e che fosse un brutto segno; poi, una mattina, mentre sorseggiavo il caffè in terrazzo – rito mattiniero da sempre – le ho viste ed erano già in gran numero: il solito sfrecciare a squadriglia, il solito impennare verso l'alto...ma il garrito era quasi timido. Ho pensato che, forse, il nostro silenzio le aveva intimidite e che stessero scegliendo di far piano per non disturbare.
Da qualche giorno, però, si fanno sentire con più forza e con costante frequenza...piccoli in arrivo e, quindi, il fremere operoso si avvicina sempre più ad un grido acuto e incapace di posa: non si può e non si deve fare piano perché il bisogno di procurare è insopprimibile e di fronte ad esso non si accetta nessun ostacolo.
Mi è venuto istintivo accostare questo tumulto a quanto temo possa accadere nelle nostre città tra un po'.
Il blocco della vita commerciale a causa delle misure di contenimento per la pandemia, di sicuro, ha drasticamente cambiato il nostro atteggiamento nei confronti della quotidianità, ma questo cambiamento, credo, abbia connotazioni drammatiche quando si abbatte su chi di onesto piccolo commercio vive.
Si profilano riaperture a tempi scaglionati e, soprattutto, previa adozione di soluzioni strutturali di sicurezza in assenza delle quali riaprire non sarà possibile.
Non credo ci voglia chissà quale consapevolezza intellettiva per capire che una buona parte di tutte queste persone inizierà ad emettere il suo grido: il grido di chi non ha guadagnato un centesimo da mesi ed ha scadenze da onorare; il grido di chi, per di più, non avrà chissà quali risorse per apportare le modifiche che saranno imposte e che, quindi, rischia di continuare a non poter guadagnare un centesimo; il grido di chi non ha neanche la possibilità di riconvertirsi in altra attività perché un mestiere non si inventa; il grido di chi non può, di certo, mettere a tacere le spinte del bisogno.
Da quello che leggo e dalle dichiarazioni che si ascoltano mi pare che le Istituzioni, di certo non sorde, tengano il volume basso ed allora temo che chi sarà pronto a sentire quel grido e ghermirne il pratico significato saranno quelle dolorose, spietate, sempre vive, realtà che di ciò si nutrono: mafia ed usura; per quanto, di certo, esecrabile il farlo, rivolgersi ad esse potrebbe risultare fatalmente ineluttabile.
L'auspicio e che si trovino concrete forme di sussidiarietà sociale idonee a scongiurare nuovi invisibili; l'auspicio è che nessun falco riesca a ghermire le “rondini”.
Alessandra Di Liberto (membra uff. Pres. Fond. Caponnetto
Commenti
Posta un commento