Criminalità Cinese. Secondo semestre Dia 2022

 


Criminalità Cinese

Le consorterie cinesi in Italia sono strutturate secondo modalità essenzialmente gerarchiche, incentrate principalmente su relazioni familiari e solidaristiche. Si tratta in particolare di sodalizi “chiusi” e, quindi, impenetrabili alle contaminazioni o collaborazioni esterne. Raramente, infatti, si rileva la realizzazione di accordi funzionali con organizzazioni criminali italiane o la costituzione di piccole consorterie multietniche. La criminalità cinese appare dedita alla commissione di estorsioni e di rapine quasi esclusivamente in danno di propri connazionali, allo sfruttamento della prostituzione, alla consumazione di reati finanziari, a cui si affiancano attività illecite di money transfer, nonché alla detenzione e allo spaccio di metanfetamina, trattata pressoché in regime di monopolio da pusher cinesi. Tale peculiare forma di condotta criminale rivolta essenzialmente all’interno della comunità cinese viene esercitata in forma silente, senza cioè dar luogo a manifestazioni clamorose. Per questa specifica connotazione, quella cinese può essere considerata una forma di criminalità etnica molto insidiosa, risultando estremamente difficile da reprimere anche in ragione della impermeabilità verso l’esterno, dell’estrema mobilità nel territorio dei soggetti criminali e delle difficoltà nel reperire affidabili interpreti dei molteplici idiomi con cui si esprimono gli affiliati. Talune Regioni ospitano insediamenti cinesi particolarmente attivi che, al fianco della gestione dei tradizionali ristoranti, sono anche impegnati nella conduzione di numerose e diverse attività commerciali integrate nel contesto produttivo locale. La criminalità cinese è peraltro molto attiva nel settore dei marchi contraffatti, confermando un ruolo primario in molte attività economiche, specie nei distretti industriali del settore tessile e dell’abbigliamento. Le forme di illegalità più comuni, oltre alla produzione e alla commercializzazione di merce contraffatta o non conforme alla normativa comunitaria, riguardano anche gli ulteriori aspetti connessi con l’evasione fiscale e contributiva perpetrata mediante la frequente la costituzione di società c.d. “apri e chiudi”. Continuano a confermarsi gli interessi illeciti nel favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e nello sfruttamento della manodopera irregolare, oltre ai reati estorsivi e predatori commessi prevalentemente nei confronti di connazionali; le attività illecite verso l’esterno della comunità si rinvengono nel traffico illecito di rifiuti, nella gestione di giochi e scommesse clandestine e nella lucrosa gestione dei centri massaggi, tipica attività di copertura.

Reti criminali ad alto rischio

Iniziamo la disamina delle priorità riportate dal Consiglio UE, con particolare riferimento alle “Reti criminali ad alto rischio” ed, in particolare, al “riciclaggio attraverso sistemi finanziari sommersi paralleli”, settore in cui l’etnia criminale cinese si mostra particolarmente abile. Il ricorso a cinesi quali affidabili e discreti traslatori di denaro contante appare facilitato dall’intenso sviluppo piccolo-imprenditoriale che caratterizza, da alcuni decenni, la comunità presente nell’intero territorio nazionale. Precisamente, l’enclave socioeconomica cinese si è evoluta rivelando spiccate capacità nei settori della manifattura tessile e dell’abbigliamento, in quello dei servizi (minimarket, centri estetici, lavanderie/stirerie/sartorie, locali di svago), nella fornitura all’ingrosso per ambulanti e nelle attività commerciali connesse con i settori tecnologici (laboratori di riparazione e rivendite) e con il food. In questo senso appare significativo richiamare un’operazione, già evidenziata nella Relazione di questa Direzione relativa al 1° semestre 2022 che ha riguardato un imponente circuito di riciclaggio, un sistema di finte vendite per creare fondi neri e ripulire una quantità enorme di denaro da rimettere nel circuito legale e dirottare, successivamente, in Cina. Il 24 novembre 2022 il GUP del Tribunale di Milano, a seguito di giudizio abbreviato, ha condannato alcuni tra gli imputati, nucleo centrale del sodalizio, alla pena di 8 anni di reclusione e 20 mila euro di multa, disponendo la confisca di beni per equivalente fino alla concorrenza di oltre 11 milioni di euro. Significativo, in questo senso, è il dato rilevato da uno studio effettuato dall’Unità Organizzativa Studi Statistica e Programmazione della Camera di Commercio di Milano che ha evidenziato l’intensa proliferazione delle imprese individuali (aumentate del 39 % nel periodo 2012-2022, mentre nel biennio 2021-22, verosimilmente anche a causa del COVID, vi è stata una leggera contrazione, pari al 4,3%). Ciò determina indubbiamente un virtuoso incremento dei flussi finanziari in una comunità estremamente vitale e produttiva. In particolare, il bacino di transazioni generato da tale performance collettiva costituisce, d’altra parte, alveo in cui è possibile insinuare trasferimenti di somme che, per numero e importi, possono sfuggire ai controlli delle strutture di vigilanza anche in virtù della benevolenza di giurisdizioni extra UE non cooperanti. Per questi motivi, di notevole interesse risulta la recente documentazione di episodi delittuosi, progettati o consumati, che hanno visto il coinvolgimento, talvolta meramente potenziale ipotetico, di singoli appartenenti alla comunità cinese, storicamente insediata nel territorio, maggiormente integrata e strutturata a livello locale, nonché particolarmente produttiva dal punto di vista economico imprenditoriale.

Traffico di stupefacenti.

Il 27 ottobre 2022 i Carabinieri di Firenze hanno portato a termine l’operazione “Speed”, in materia di stupefacenti, dando esecuzione a un provvedimento restrittivo a carico di 2 cinesi, ritenuti di far parte, insieme ad altri connazionali, di un’associazione per delinquere dedita al traffico di “metanfetamina cloridrato” (c.d. cristal meth). Nei confronti di un altro indagato è stato eseguito, con la collaborazione delle forze di polizia tedesche, un decreto di fermo di indiziato di delitto per detenzione della medesima sostanza stupefacente rinvenuta nell’agosto 2022 presso l’aeroporto di Lipsia (Germania).

La criminalità cinese in Italia risulta essere attiva anche nel settore dello sfruttamento lavorativo. Come ha dichiarato il Procuratore della Repubblica di Prato, Giuseppe Nicolosi, in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario a gennaio 2022, riferendosi all’anno passato (2021) “su 582 procedimenti penali avviati dalla Procura per violazioni relative alla sicurezza sul lavoro,  - il 75 per cento - hanno riguardato imprese cinesi. Un numero altissimo che ha praticamente obbligato a rinforzare il gruppo specializzato nella materia”. Si inquadra nel contesto appena delineato l’attività svolta l’11 ottobre 2022 dalla Guardia di finanza di Pavia con l’esecuzione di un provvedimento restrittivo a carico di 3 cinesi118 indiziati di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro commesso in danno di altri cinesi. In particolare, le vittime erano costrette a lavorare in violazione delle norme contrattuali collettive in tema di retribuzione, orari di lavoro, diritto al riposo settimanale e alle ferie, in ambienti degradati caratterizzati da violazioni della normativa vigente in materia di sicurezza e igiene dei luoghi di lavoro.



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