Mafia in Toscana- Rapporto Dia 2024


 TOSCANA

Pur non essendo tradizionalmente annoverata tra le aree a consolidata presenza mafiosa, la Toscana rappresenta un territorio di interesse per le organizzazioni criminali, che vi individuano un contesto favorevole al reinvestimento di capitali di provenienza illecita.

Il quadro socio-economico regionale, caratterizzato da una forte vocazione turistico-culturale, costituisce un'attrattiva per le mafie, le quali cercano di infiltrarsi nei mercati legali.

Le più recenti evidenze investigative e giudiziarie confermano la presenza in Toscana di organizzazioni criminali straniere che operano con metodologie assimilabili a quelle mafiose. Pur non esercitando un controllo del territorio con metodi intimidatori e violenti, questi gruppi gestirebbero attività economiche lecite con finalità speculative, nonché mercati illeciti, in particolare quello degli stupefacenti spesso dominato da sodalizi stranieri. In questo contesto, nonostante la ridotta incidenza di episodi di violenza eclatante, emerge la spiccata capacità delle organizzazioni criminali di operare in maniera discreta, avvalendosi, laddove necessario, per l’avviamento ed il consolidamento di attività imprenditoriali e commerciali, del supporto di professionisti locali.

Le recenti analisi indicano una riduzione dell'influenza di cosa nostra e delle consorterie mafiose pugliesi, mentre la camorra e la 'ndrangheta continuano a consolidare la loro presenza, principalmente attraverso il reinvestimento di proventi illeciti e il traffico di stupefacenti.

Per quanto riguarda specificamente la ‘ndrangheta, sebbene in Toscana non risultino attivi locali, espressioni di un radicamento territoriale consolidato, sono emerse nel tempo presenze di esponenti delle ‘ndrine operanti conformemente alle conclamate strategie della mafia calabrese, mantenendo il centro nevralgico in Calabria, ma svolgendo attività criminali per lo più connesse al reimpiego di capitali, al traffico di droga, all’usura ed alle estorsioni. E proprio nel riciclaggio, abbinato a tentativi di infiltrazione dell’economia legale, i sodalizi calabresi in Toscana hanno confermato la tendenza a diversificare gli investimenti, rafforzando la propria presenza imprenditoriale in diversi contesti economico-finanziari, grazie, talvolta, a reti collusive di appoggio.

Le attività criminali legate agli ambiti camorristici in Toscana risultano distribuite in maniera eterogenea sul territorio regionale ove, contravvenendo a quelli che sono in linea generale i propri canoni operativi, cercano di mantenere un profilo basso, evitando azioni criminose eclatanti, tali da attirare l’attenzione degli inquirenti. Tali gruppi criminali, infatti, farebbero ricorso a più sofisticate modalità di infiltrazione mettendo a disposizione delle aziende in crisi il proprio supporto (finanziamenti, manodopera in nero, forniture di materie prime, ecc.) con il precipuo scopo di acquisirne il controllo. Tuttavia, la pressione estorsiva e il narcotraffico restano strumenti primari per il consolidamento del potere criminale e per il reperimento di risorse da reinvestire nel settore turistico e nella gestione di locali pubblici.

Anche la presenza di soggetti ritenuti vicini ad organizzazioni criminali di matrice siciliana, in particolare cosa nostra, non si fonda sulle logiche tipiche di controllo del territorio, bensì su forme e tentativi di infiltrazione nell’economia e nella finanza locali.

Rispetto alle criticità evidenziate, il supporto della DIA e delle Forze di polizia assume un’importanza fondamentale per la tutela non solo dei mercati leciti, ma anche del comparto degli appalti pubblici e, indirettamente, per la salvaguardia degli Enti locali che assegnano le commesse.

L’azione preventiva e giudiziaria svolta dalla DIA e dalle altre Forze di Polizia nel periodo di riferimento ha, infatti, consentito di riscontrare numerosi tentativi di infiltrazione nel settore della ristorazione e del traffico di rifiuti da parte delle cosche di ‘ndrangheta. Per quanto riguarda i sodalizi di matrice siciliana, sono stati riscontrati tentativi di infiltrazione nei settori dell’edilizia, ove sono emersi interessi anche da parte delle consorterie camorristiche, le cui mire si sono proiettate anche in quello turistico-alberghiero.

Ulteriori conferme circa i tentativi di infiltrazione dell’economia legale da parte delle consorterie mafiose sono emersi dall’analisi dei provvedimenti interdittivi emessi nel 2024 dai Prefetti delle Province toscane (per gli ulteriori dettagli si rimanda al box di approfondimento sui provvedimenti interdittivi prefettizi).


Provvedimenti interdittivi prefettizi

Nello specifico, sono stati adottati 28 provvedimenti prefettizi antimafia (di cui 6 prevenzioni collaborative) nei confronti di ditte operanti, tra gli altri, nel settore edile, del movimento terra, del trattamento dei rifiuti, del settore ricettivo-alberghiero e di bar ritenute esposti a pericolo di infiltrazione da parte di consorterie ‘ndranghetiste, dell’edilizia, del commercio all’ingrosso di materiali ferrosi, del trattamento dei rifiuti, del settore ricettivo-alberghiero e di bar e dei servizi di barbiere e parrucchiere esposti, invece, alle mire di sodalizi di matrice camorristica.

La Toscana ospita anche una significativa presenza di gruppi criminali stranieri, in particolare di origine cinese, balcanica e nordafricana.

Queste organizzazioni operano con metodologie assimilabili a quelle di tipo mafioso “tradizionali”, con le quali talora creano collaborazioni o alleanze finalizzate all'ottimizzazione dei guadagni

La criminalità organizzata cinese, concentrata soprattutto nell’area che abbraccia le province di Firenze, Prato e Pistoia, si conferma come un fenomeno insidioso per l’intrinseca ed impenetrabile componente “solidale”, ma soprattutto per le ricadute che la contraffazione dei marchi e il contrabbando dei prodotti determinano a lungo termine sui mercati e sull’economia legale, specie nella filiera del tessile e dell’abbigliamento. Settori, questi, ove, notoriamente, le ditte cinesi avviano la produzione con gravi violazioni della normativa ambientale, sanitaria e del lavoro, spesso con l’impiego di manodopera clandestina nonché perpetrando irregolarità in materia di sicurezza. Un fenomeno che viaggia parallelamente a sistemi di trasferimento illegale di capitali, desumibili anche da indagini che, nel recente passato, hanno profilato ipotesi di riciclaggio.

La criminalità organizzata albanese (e in modo residuo i gruppi romeni) continua ad occuparsi prevalentemente del traffico di cocaina ed eroina, anche internazionale, ma non rinuncia a realizzare importanti proventi illeciti attraverso altre attività criminali, come lo sfruttamento della prostituzione, attuato anche in forma organizzata con gruppi di romeni o nigeriani. Quelle albanesi appaiono organizzazioni criminali di difficile disarticolazione, per la loro abilità nel rivitalizzarsi e rinnovarsi attraverso affiliazioni consolidate dai legami familiari, nonché per la capacità di mantenere legami anche all’estero.

Ormai da anni sono consolidate nella Regione presenze criminali provenienti dal Nord e Centro Africa dedite, in particolare, allo sfruttamento della prostituzione che spesso degenera in forme di riduzione in schiavitù, alla vendita al dettaglio di merce contraffatta nei centri cittadini delle principali città a vocazione turistica ed al narcotraffico. Quest’ultimo risulta l’attività illecita privilegiata dai diversi gruppi criminali stranieri presenti in Regione poiché il consumo di stupefacenti alimenta un mercato sempre più fiorente gestito, autonomamente o in sinergia, in base ai contingenti interessi delle piazze. Nello spaccio di piazza, sostanzialmente gestito da tunisini e marocchini (particolarmente concentrati sul commercio di hashish e marijuana), si ritroverebbe anche la manovalanza nigeriana, peraltro strettamente connessa alle strutture gerarchicamente superiori che gestiscono i traffici di maggior rilevanza.

In tal senso il porto di Livorno si conferma, ormai da anni, un importante hub di estremo interesse per l’ingresso in Italia di rilevanti carichi di cocaina ed eroina.

Provincia di Firenze

Sono molteplici gli interessi criminali delle mafie tradizionali verso la fiorente imprenditoria locale, soprattutto in quei settori, come quello del turismo, della ristorazione e del tessile, che costituiscono eccellenze a livello nazionale.

La DIA, il 21 marzo 2024, ha eseguito un provvedimento di sequestro preventivo nei confronti di un soggetto condannato, con decisione passata in giudicato, per concorso esterno in associazione di tipo mafioso che avrebbe omesso di comunicare, entro i termini stabiliti dalla legge, variazioni patrimoniali per un ammontare complessivo di oltre 42 milioni di euro. Con il provvedimento in questione è stato disposto il sequestro in forma diretta, sino alla concorrenza della somma di circa 10 milioni e 840 mila euro.

Il 27 maggio 2024, la Guardia di finanza ha eseguito un decreto di perquisizione e sequestro nei confronti dei componenti diun’associazione per delinquere composta da cittadini italiani ed albanesi dedita alla commissione di reati tributari, all’autoriciclaggio e ad altro. Nello specifico, il sodalizio avrebbe, sin dal 2012, acquisito oltre 30 attività ristorative nel centro storico di Firenze, 2 alberghi, diverse attività di noleggio auto e di produzione di birra, investendo complessivamente oltre 13 milioni di euro. Il successivo 10 luglio 2024, la Guardia di finanza ha eseguito un ulteriore provvedimento di sequestro nei confronti di 2 membri del medesimo sodalizio avente ad oggetto beni per un valore di circa 2 milioni di euro, ritenuto provento di reato e frutto del reinvestimento di proventi illecitamente accumulati.

Il 3 luglio 2024, a seguito di dichiarazione di inammissibilità dei ricorsi presentati dalle parti, la Corte di Cassazione ha sancito la definitività della confisca operata dalla DIA e dai Carabinieri nell’ambito dell’operazione “Keu” su beni del valore di circa 5 milioni di euro, consistenti in immobili e mobili registrati, compendi aziendali e quote di società attive nel commercio all’ingrosso di inerti e nel movimento terra, riconducibili ad un imprenditore domiciliato in provincia di Arezzo e ritenuto vicino alle cosche GALLACE di Guardavalle (CZ) e GRANDE ARACRI di Cutro (KR).

Con riferimento al settore del narcotraffico, il 25 gennaio 2024, a Santiago de Los Caballeros nella Repubblica Dominicana, è stata eseguita la cattura di un narcotrafficante originario di Reggio Calabria e coinvolto in diverse inchieste che ne avevano documentato la “vicinanza” alla cosca BELLOCCO di Rosarno (RC) e GALLACE di Guardavalle (CZ), in particolare l’operazione “Geppo-Calatruria” del 2021 in relazione alla quale si era reso latitante.

Il 19 settembre 2024, la Guardia di finanza, nell’ambito dell’operazione “Expert”, ha dato esecuzione all’ordinanza che ha disposto la sorveglianza speciale di P.S. con obbligo di soggiorno nel comune di residenza per 5 anni, nonché la confisca di una pasticceria a San Ferdinando (RC) e del relativo patrimonio aziendale per un valore complessivo di oltre 180 mila euro nei confronti di un soggetto originario di Taurianova (RC) e dedito al narcotraffico internazionale quale referente della cosca BELLOCCO di Rosarno (RC).

Il 6 novembre 2024, i Carabinieri hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 7 soggetti ritenuti responsabili di associazione finalizzata al traffico di stupefacenti tra le Province di Firenze, Prato, Torino, Lecce, Cosenza e Vibo Valentia. Le indagini, condotte nel periodo 2021-2022, hanno consentito di evidenziare rapporti criminali tra soggetti di origine calabrese stabilmente residenti in Toscana e altri corregionali delle province di Reggio Calabria e Vibo Valentia, nonché di documentare le trattative per l’approvvigionamento di ingenti quantitativi di cocaina destinati al nord Italia. All’esito dell’attività è stato eseguito l’arresto, in flagranza di reato, di 6 corrieri della droga, nonché il sequestro di 7,6 kg di cocaina e 650 gr di marijuana, oltre a 20 mila euro in contanti e diversi orologi di valore. Nel contesto è stata sottoposta a sequestro anche un’abitazione in provincia di Firenze nella disponibilità di uno degli indagati. In città la criminalità albanese si sarebbe ritagliata un proprio ambito di operatività connessa allo spaccio di stupefacenti. Si sono altresì registrate, nel capoluogo toscano, anche presenze criminali di sodalizi romeni dediti soprattutto a reati di tipo predatorio. Il 30 gennaio 2024, la Guardia di finanza, nell’ambito dell’operazione “Tramontana” ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 5 soggetti tra albanesi e romeni componenti un sodalizio criminale dedito al narcotraffico. Nello specifico, il gruppo, con base operativa a Prato, sarebbe riuscito a far pervenire nel circondario fiorentino ingenti quantitativi di cocaina, hashish e marijuana da smistare in tutta la Regione, curando le singole fasi dell’approvvigionamento, del trasporto, della lavorazione e dello spaccio. All’esito dell’inchiesta sono stati, altresì, sequestrati oltre 5 kg di cocaina, 100 kg tra marijuana e hashish, 676 mila euro in contanti, 2 pistole ed oltre 500 cartucce cal. 9x21. Il 5 febbraio 2024, l’Arma dei carabinieri, nell’ambito dell’operazione “Muratore”, ha eseguito, sull’intero territorio nazionale ed in altri Paesi dell’Unione Europea, con il supporto delle forze di polizia albanese, spagnola, olandese e tedesca, oltre che con gli organismi di cooperazione Eurojust, Europol, Interpol e l’ausilio dello Servizio Cooperazione Internazionale di Polizia, un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 83 indagati prevalentemente italiani e albanesi. L’inchiesta ha consentito di disarticolare una strutturata organizzazione criminale a carattere transnazionale coinvolta, a diversi livelli, in attività di traffico e spaccio di stupefacenti (cocaina, eroina, MDMA, hashish e marijuana), in Italia ed altri Stati dell’Unione Europea, oltre che in Albania da cui prevalentemente perveniva lo stupefacente. All’esito dell’inchiesta è stato eseguito anche il sequestro per equivalente della somma di oltre 5 milioni di euro ritenuta provento dell’attività illecita.

Il 9 aprile 2024, la Guardia di finanza ha arrestato un cittadino albanese che aveva allestito una serra per la coltivazione della cannabis all’interno di un capannone sito a Sesto Fiorentino. Nel locale venivano sottoposte a sequestro circa 800 piante di cannabis e oltre 50 kg di marijuana. Appare opportuno segnalare anche il sequestro preventivo eseguito il 29 luglio 2024 dalla Guardia di finanza avente ad oggetto beni immobili ubicati a Firenze e quote societarie di una società attiva nel settore immobiliare di Prato, del valore complessivo di circa 41 milioni di euro. Il patrimonio era di un cittadino russo, indagato per corruzione di pubblici funzionari, per una frode milionaria ai danni di una società pubblica ucraina attiva nella commercializzazione di prodotti agricoli e per riciclaggio, reati tutti commessi in Ucraina.

Restante territorio regionale

Ad Arezzo il pericolo di infiltrazione mafiosa si è manifestato tramite due operazioni di polizia. Come meglio illustrato nel paragrafo dedicato alla Regione Sicilia, il 18 gennaio 2024 la Guardia di finanza, nell’ambito dell’operazione “Oleandro”, ha dato esecuzione, nelle province di Catania, Caltanissetta, Arezzo, Napoli e Udine, a un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 15 persone indagate, a vario titolo, per associazione di tipo mafioso in relazione alla famiglia mafiosa SANTAPAOLA/ERCOLANO, usura, estorsione, traffico e spaccio di stupefacenti e riciclaggio, aggravati dal metodo mafioso. Nel corso dell’attività sono state sequestrate 9 attività commerciali operanti nel settore dell’edilizia, 81 tra fabbricati e terreni, autovetture e disponibilità finanziarie per un valore complessivo di oltre 12 milioni di euro. Nello specifico, ad Arezzo sono state sequestrate 36 unità, tra fabbricati e terreni. Come già evidenziato nel paragrafo dedicato alla Regione Calabria, il 1° agosto 2024, la Guardia di finanza ha dato esecuzione ad un decreto di confisca nei confronti di un imprenditore attivo nel settore dei giochi e delle scommesse on-line già emerso nell’ambito della nota operazione “Galassia” (2018) per la sua vicinanza alla cosca PIROMALLI di Gioia Tauro (RC). La misura ablativa, del valore complessivo di circa 700 mila euro, ha riguardato, tra l’altro, 15 terreni ubicati in provincia di Arezzo. In provincia di Prato, risulta consolidata una forte presenza della criminalità cinese che gestisce importanti giri di affari illegali, legati soprattutto all’imprenditoria tessile e dell’abbigliamento, ai settori del gioco e delle scommesse clandestine, cui si ritiene possano essere ricondotte anche ipotesi di riciclaggio.

Come già anticipato nel paragrafo dedicato alla Provincia di Firenze, il 30 gennaio 2024, la Guardia di finanza, nell’ambitodell’operazione “Tramontana” ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 5 soggetti tra cittadini albanesi e romeni componenti un sodalizio criminale dedito al narcotraffico con base operativa a Prato ed in grado di rifornire tutta la Regione con ingenti quantitativi di cocaina, hashish e marijuana.

Il 16 aprile 2024, la Polizia di Stato e la Guardia di finanza, nell’ambito dell’operazione “Endgame”, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 12 soggetti, tra italiani e cinesi, indiziati, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata all’esercizio abusivo dell’attività di raccolta di giochi e scommesse, estorsione, nonché traffico e detenzione di stupefacenti. Con il medesimo provvedimento è stato altresì disposto il sequestro preventivo finalizzato alla confisca di somme di denaro o di beni del valore complessivo di oltre 1 milione di euro, eseguito verso 3 sale giochi e scommesse, 5 società e 1 autovettura. L’inchiesta, durata oltre un anno, ha consentito di ricostruire l’esistenza di un pervicace fenomeno estorsivo e di un vero e proprio “sistema” di scommesse illegali e clandestine che si svolgevano sia on line su appositi siti clonati, sia in luoghi fisici costituiti da sale slot ubicate nel comune di Prato, nominalmente riconducibili a cittadini cinesi ma di fatto gestiti da due dei soggetti italiani sottoposti a misura cautelare. Nel corso della predetta attività investigativa sono anche emerse reiterate frodi fiscali ideate e gestite da un cittadino cinese basate sull’intestazione fittizia della titolarità di imprese ad altre persone, sull’emissione di fatture false e sul trasferimento di consistenti somme di denaro in Cina. Ciò al fine di sottrarsi fraudolentemente al pagamento delle imposte dovute, con riferimento alle attività imprenditoriali dallo stesso via via acquisite anche tramite le pratiche estorsive oggetto delle indagini.

Per ciò che concerne la Provincia di Pisa, il 19 febbraio 2024, la Guardia di finanza ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 15 soggetti ritenuti responsabili di associazione finalizzata al traffico di hashish, con l’aggravante della transnazionalità, importato dal Marocco e dalla Spagna. L’organizzazione criminale, composta da 18 soggetti tra marocchini, afgani, spagnoli, senegalesi ed italiani, si sarebbe resa responsabile dell’importazione di circa 1,3 tonnellate di hashish.

In provincia di Pistoia, in particolare nell’area di Montecatini, si è registrata, nel tempo, la presenza di soggetti collegati a clan campani e di sodalizi stranieri a composizione mista.

Il 24 aprile 2024, la Guardia di finanza, nel corso dell’accesso presso un’azienda agricola di Pescia (PT), ha individuato una serra per la coltivazione di Cannabis ed ha sequestrato 1.700 piante, circa 2.700 semi e 1 quintale di marijuana, traendo in arresto 7 cittadini albanesi e un italiano.

Il 22 maggio 2024, la Corte di Cassazione ha sancito l’irrevocabilità della confisca dei beni, per un valore di circa 10 milioni di euro, eseguita dalla DIA nel 2019 nei confronti di un imprenditore di origini campane ritenuto vicino al clan camorristico FORMICOLA. Questi, peraltro, tratto in arresto dalla Guardia di finanza da ultimo il 6 marzo 2024 per associazione di tipo mafioso e tentata estorsione, nello specifico, avrebbe sviluppato, nel corso degli anni, un’importante attività turistico-alberghiera nel comune di Montecatini Terme (PT). Il successivo 7 agosto 2024, la Guardia di finanza ha eseguito il sequestro preventivo di beni mobili ed immobili per un valore complessivo di circa 4,8 milioni di euro nei confronti di 4 soggetti, fra cui il citato imprenditore, tutti di origine campana.

Il 23 luglio 2024, i Carabinieri e la Guardia di finanza hanno dato esecuzione, a Pistoia, ad un provvedimento di sequestro preventivo finalizzato alla confisca avente ad oggetto immobili, disponibilità finanziarie, orologi di pregio, preziosi e denaro contante per un valore complessivo di circa 580 mila euro, riconducibili a due soggetti toscani facenti parte di un sodalizio dedito alla ricettazione di preziosi ed al riciclaggio dei relativi proventi.

Il 4 settembre 2024, la Polizia di Stato, nell’ambito dell’operazione “Long Bridge”, ha eseguito, a Pistoia, un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 16 soggetti tra italiani, albanesi, romeni e marocchini indiziati, a vario titolo, di traffico e detenzione di stupefacenti. Contestualmente è stato disposto il sequestro preventivo finalizzato alla confisca di denaro e beni per un valore complessivo di oltre 2 milioni di euro.

Nella provincia di Grosseto, con particolare riferimento all’alta Maremma e all’ampio territorio di Follonica, Scarlino e Gavorrano, risulterebbero presenti soggetti e attività riconducibili al clan dei CASALESI.

Il 17 settembre 2024, la Guardia di finanza, nell’ambito dell’operazione “Riviera”1409, ha eseguito un sequestro preventivo e per equivalente di beni e disponibilità finanziarie per un valore di quasi 800 mila euro nei confronti di 10 soggetti e di una società operante nel settore edile con sede a Grosseto. Gli indagati sono stati ritenuti responsabili di impiego di denaro e utilità di provenienza illecita e bancarotta fraudolenta. Tra questi, un imprenditore edile originario di Casaluce (CE) e trasferitosi da anni a Grosseto, tramite società intestate a prestanome, avrebbe reimpiegato capitali di provenienza delittuosa, per 300 mila euro circa, riconducibili a un soggetto ritenuto contiguo al clan dei CASALESI.

Come già ampiamente sottolineato, il porto di Livorno si conferma importante punto di snodo per il mercato internazionale della droga, attraverso il quale approdano sul territorio nazionale carichi di stupefacenti provenienti da tutto il Mediterraneo. Anche nel semestre in esame nello scalo labronico sono state rinvenute e sequestrate consistenti partite di droga: il 6 febbraio 2024, la Guardia di finanza ha rinvenuto, all’interno di un container frigo proveniente dell’Ecuador, 56 kg di cocaina divisa in 50 panetti. Sugli sviluppi della conseguente attività investigativa, sono stati individuati e tratti in arresto 3 cittadini albanesi ritenuti responsabili del traffico. Il 7 marzo 2024, la stessa Guardia di finanza ha sequestrato circa 130 kg di marijuana occultata all’interno di un autoarticolato proveniente dalla Spagna e sbarcato nel porto labronico, procedendo all’arresto del conducente del mezzo. Il successivo 11 agosto 2024, sempre la Guardia di finanza ha sequestrato 148 kg di cocaina nascosta in un carico di banane proveniente dal Sud America. Nel corso dell’operazione sono stati arrestati i tre corrieri di origine albanese che si erano introdotti nel porto al fine di recuperare la sostanza.

Il 2 settembre 2024, i Carabinieri, nell’ambito dell’operazione “Mexal”, hanno eseguito a Livorno un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 15 soggetti di nazionalità italiana, tunisina e marocchina ritenuti responsabili di traffico di hashish, cocaina, eroina, metadone e anche mescalina e Kratom dal Perù e dalla Spagna. L’attività criminosa, protrattasi per circa 7 mesi, avrebbe interessato diverse province in Toscana e Liguria per un giro d’affari stimato in 150 mila euro.

Il 6 novembre 2024, la Guardia di finanza, nell’ambito dell’operazione “Boca Deh Rio”, ha dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 30 soggetti ritenuti membri di un’organizzazione criminale di matrice albanese dedita al traffico internazionale di stupefacenti. Le attività, che hanno permesso di sottoporre a sequestro oltre 2 mila kg di cocaina, hanno permesso anche di accertare come l’organizzazione, i cui vertici risiedevano abitualmente in Ecuador, inviasse ingenti quantitativi di stupefacente trasportati tramite container refrigeranti a bordo di imbarcazioni verso Paesi interni ed esterni all’area Schengen. In Italia lo stupefacente giungeva prevalentemente presso il porto di Livorno. Le suddette misure cautelari sono state eseguite mediante l’attivazione di Ordini Investigativi Europei (O.I.E.), Mandati di Arresto Europei (M.A.E.) e richieste di estradizione in coordinamento con le autorità giudiziarie ed investigative di Italia, Albania, Spagna e Romania.

Per quanto concerne la provincia di Lucca, appare opportuno evidenziare che il 18 aprile 2024, nel comune di Altopascio, è stata demolita una villa confiscata nel 2003 a un boss ‘ndranghetista originario di Cittanova (RC). Grazie agli stanziamenti del PNRR, saranno realizzati, al suo posto, un centro di aggregazione e appartamenti per housing sociale.

A Siena, il 29 febbraio 2024, la Polizia di Stato ha eseguito il fermo di 9 soggetti di origine pakistana domiciliati sul territorio senese ritenuti, a diverso titolo, facenti parte di un’associazione criminale dedita al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina di connazionali e responsabili anche di rapine, lesioni e di un tentativo di sequestro di persona a scopo di estorsione nei confronti di una delle vittime. Gli indagati avrebbero organizzato il viaggio dei cittadini pakistani che, attraverso la rotta balcanica, arrivavano in Italia previo pagamento di ingenti somme di denaro. L’inchiesta ha permesso, inoltre, di individuare le proiezioni transnazionali del sodalizio anche in Grecia e in Bosnia.

Da ultimo, per ciò che concerne la provincia di Massa Carrara, come già ampiamente illustrato nel paragrafo dedicato alla Regione Emilia Romagna, il 9 aprile 2024, la Polizia di Stato ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 13 soggetti facenti parte di un’organizzazione albanese dedita all’importazione di notevoli quantitativi di cocaina e marijuana dalla Germania. La rete, attiva in tutto il centro-nord Italia e con base logistica in una frazione di Savignano sul Panaro (MO), era gestita da due coniugi albanesi che provvedevano poi a far pervenire lo stupefacente presso varie piazze di spaccio a Bologna, Modena, Massa Carrara, Cuneo e Milano. Nel corso dell’inchiesta sono stati, inoltre, monitorati alcuni viaggi dei corrieri in Equador, ove uno dei boss del sodalizio si recava con un falso passaporto da giornalista per conto di una testata belga.

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